ROMA – Un business del tutto illegale in Italia: la società coinvolta nell’operazione Doppio Gioco, che ha portato alla luce una sistema di scommesse illegali creato a vantaggio del clan Ercolano-Santapaola, «era autorizzata alla raccolta di gioco solo a Malta, ma non a operare in Italia». A spiegarlo è il tenente colonnello Gennaro Tramontano, Comandante del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria della Guardia di Finanza di Catania che ha portato avanti l’inchiesta. Il sistema messo in piedi dall’organizzazione criminale era di fatto parallelo a quello legale: «Il bookmaker era privo di concessione, ma si avvaleva lo stesso di una serie di punti vendita, anche queste privi di autorizzazioni, che raccoglievano non solo somme online, ma anche “da banco”». Le indagini sono partite dopo la segnalazione di un intermediario finanziario, «una banca che ha lanciato l’alert dopo aver rilevato alcune incongruenze su operazioni poi rivelatesi sospette», spiega Tramontano ad Agipronews. Gli investigatori sono ora in contatto con le autorità maltesi «per approfondire i riflessi di carattere penale», ma anche quelli tributari. «Nel complesso i proventi dell’evasione superano i 60 milioni di euro, tra somme non versate all’erario e le mancate imposte sui redditi». L’operazione di oggi, ha ricordato Tramontano «non è l’unica attività portata avanti per lo stesso settore»; negli ultimi mesi le indagini di tipo economico finanziario delle Fiamme Gialle si sono particolarmente concentrate al contrasto delle associazioni di stampo mafioso, per evitare tentativi di infiltrazione in attività legali e nelle imprese sane.
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