“Lo stato italiano – continua Fioramonti- ad oggi detiene del 68,2 per cento del capitale sociale. Tale scissione avrà come effetto finale la privatizzazione dell’istituto di credito in seguito alla trasmissione dei crediti deteriorati e delle sue passività in favore della badbank. I costi legali potenziali a cui Mps risulta esposta ammonterebbero a dieci miliardi di euro sulle spalle dei contribuenti italiani”.
“Inoltre, considerato il momento di emergenza che sta attraversando il nostro Paese – che va riversandosi sullo stato di salute del nostro tessuto bancario – sarebbe necessario non solo procedere ad una moratoria per consentire alla banca di riprendersi ora che è stata alleggerita dal
peso del deterioramento dei crediti, ma di tendere anche ad un accorpamento con gli altri istituti di credito – anch’essi in sofferenza –, ai fini della gestione di una nuova governance condivisa ai sensi
dell’articolo 43 della Costituzione ad opera di una comunità di utenti e lavoratori tale da realizzare la prima e unica banca pubblica bene comune degli italiani”.
“È necessario che venga fatto il possibile per rivedere gli accordi precedentemente presi con Bruxelles al fine di non svendere un istituto di credito dal portato storico e di importanza fondamentale nel panorama
italiano dei beni comuni, senza la previsione delle adeguate garanzie”- conclude infine l’ex Ministro.