Premio nazionale “Ambiente e legalita’ “ al col. Gaetano Palescandolo comandante dei Carabinieri Forestali dell’Umbria
Ieri, nella serata organizzata da Legambiente nella 3 giorni dedicata ad “Ambiente e legalità” a Rispescia (Gr) è stato assegnato il premio al Comando Regione Carabinieri Forestale Umbria per il lavoro svolto.
Sono stati premiati l’efficacia e la dedizione nel contrasto alle varie forme di criminalità ambientale in riferimento alle complesse indagini dell’operazione “Lord of the rings” nell’ambito dell’antibracconaggio che ha stroncato un’attività dedita al traffico illegale di avifauna selvatica, anche particolarmente protetta, destinata al mercato degli uccelli da richiamo per cacciatori.
L’OPERAZIONE “LORD OF THE RINGS”
L’operazione è stata condotta dalla Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati a Danno degli Animali (SOARDA) del Reparto Operativo del Raggruppamento Carabinieri Cites, avviata in Umbria con la collaborazione delle Stazioni Carabinieri Forestale di Campello sul Clitunno e Cerreto di Spoleto.
Le indagini erano iniziate nel mese di settembre 2019 a seguito di un controllo presso un allevamento umbro di richiami vivi ad uso venatorio ed ha poi interessato diverse regioni italiane.
L’attività investigativa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Spoleto, ha portato a numerose perquisizioni che hanno visto impegnati i Carabinieri Forestali umbri di Campello sul Clitunno, Cerreto di Spoleto, Norcia, Sant’Anatolia di Narco, Scheggia e i Carabinieri Forestali di Napoli, Caserta, Forlì-Cesena,Vicenza, Belluno, Treviso, Trieste e Gorizia, oltre a quelli del Reparto Operativo Cites di Roma, specializzato nel contrasto al bracconaggio.
La cornice di sicurezza è stata garantita dalla partecipazione alle operazioni dei militari delle Compagnie Carabinieri di Foligno e Spoleto e delle altre Compagnie Carabinieri interessate.
Si premette che la fauna selvatica è qualificata dall’ordinamento giuridico quale “patrimonio indisponibile dello Stato” e, pertanto, la legale detenzione di ciascun esemplare di uccello allevato richiede che venga apposto, al tarso dello stesso, nell’immediatezza della nascita, un anello cilindrico inamovibile considerato sigillo.
L’indagine ha disvelato una pratica che, tramite la cattura illegale di uccelli in natura e l’illecita apposizione agli stessi di anelli identificativi contraffatti o inidonei, prevedeva la successiva commercializzazione degli stessi, come esemplari da richiamo per l’attività venatoria, ad ignari cacciatori convinti di acquistare legittimamente uccelli di allevamento.
I reati contestati agli indagati, inizialmente 7 (di cui 5 umbri) poi divenuti 11, sono, oltre alla frode in commercio, la ricettazione, il maltrattamento animali (diversi esemplari presumibilmente catturati da poco tempo, presentano lesioni traumatiche agli arti di natura esogena dovute alla manipolazione finalizzata all’inanellamento di soggetti adulti, ablazione delle dita, fratture, ferimento dei piedini, deformazione degli arti), l’uso abusivo di sigilli e la caccia di uccelli con mezzi non consentiti.
Nell’ambito delle perquisizioni sono stati rinvenuti circa 800 anelli inamovibili, nonché tutta l’attrezzatura necessaria per manometterli e inserirli all’avifauna selvatica. Sono circa 2000, infatti, gli uccelli vivi sequestrati, di cui circa la metà privi di anello, liberati immediatamente in natura dai militari nel corso degli accertamenti. Altri uccelli, più di 500, sono stati ritrovati morti, probabilmente destinati al consumo umano.
Ritrovati e sequestrati anche gli strumenti che venivano utilizzati per catturare gli uccelli: 241 reti da uccellagione, 10 richiami elettromagnetici, nonché diverse confezioni di testosterone, utilizzato per migliorare le prestazioni canore degli uccelli.
Il numero di uccelli rinvenuti evidenzia un business illecito di particolare rilievo, considerato che il valore di mercato di un esemplare “da richiamo” può raggiungere anche 500 euro.
E’ invece incalcolabile il danno ambientale derivante da un prelievo venatorio non selettivo, sia nella quantità che nella determinazione della specie.
Gli uccelli sequestrati da riabilitare al volo sono stati affidati ai centri di recupero animali selvatici “Il Pettirosso” di Modena e “Il Frullone” di Napoli.
Particolarmente laboriosa si è rivelata, inoltre, l’attività tecnica, svolta congiuntamente a ornitologi e veterinari (resi disponibili dalle associazioni ambientaliste LIPU, Legambiente e CABS e dal Corpo Forestale del Friuli Venezia Giulia, dall’Osservatorio Faunistico della Regione Umbria e dal Servizio Veterinario della Asl Umbria2), finalizzata ad accertare l’alterazione degli anelli.
INFORMAZIONI UTILI
SAFA – Scuola di Alta Formazione Antibracconaggio, nata nel 2018 in Italia per volontà di Legambiente in collaborazione con l’Arma dei Carabinieri, è la prima scuola italiana per specializzare unità cinofile per contrastare i bracconieri (i cani antibracconaggio di diplomati SAFA sono addestrati per ricercare reti, armi, munizioni, lacci, trappole e tagliole).
Legambiente e Arma dei Carabinieri rinnovano il loro impegno per fermare gli ecocriminali e i commercianti di frodo di animali selvatici grazie al lavoro delle prime unità cinofile antibracconaggio dell’Arma dei Carabinieri operative sul territorio (le prime unità cinofile dell’Arma dei Carabinieri specializzate in questo campo sono 7 cani – Titan, Puma, India, Lapa, Mora, Kenia e Africa – diplomati insieme ai loro conduttori cinofili)
VALUTAZIONI GENERALI
La Commissione europea ha aperto, nel 2013, una procedura d’infrazione relativa a uccisione, cattura e commercio illegale d’uccelli, constatando un altissimo tasso di illegalità ai danni degli uccelli migratori nel nostro Paese e una mancanza di risposte adeguate per fronteggiarlo.
Si è dovuto aspettare il 2017 per avere la prima risposta all’Ue, ossia il Piano d’azione nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici, fondamentale strumento di tutela della biodiversità.
Il Piano va reso pienamente operativo soprattutto sotto il profilo dell’adeguamento normativo, in particolare:
– conversione in delitto per i reati di bracconaggio compiuti nelle aree protette, per le attività di caccia esercitate fuori dal periodo consentito, per l’abbattimento di specie particolarmente protette come aquile e falchi, nonché per il traffico illegale di uccelli;
– escludere i reati perpetrati contro gli animali selvatici dalle ipotesi di cui alla norma per “particolare tenuità del fatto”
Nel nostro Paese, nonostante il grande impegno di forze dell’ordine e associazioni, il bracconaggio continua a rappresentare una vera e propria piaga per la fauna selvatica. Gli sforzi e gli investimenti messi in campo per contrastare il bracconaggio, al fine di non essere vanificati, necessitano infatti di adeguati strumenti, anche normativi, di cui attualmente il nostro ordinamento è sprovvisto.
In Umbria, nell’ultimo periodo, si sono registrati abbattimenti di specie di altissimo valore conservazionistico (esemplare di Ibis eremita, facente parte del progetto europeo di reintroduzione della specie, ucciso con arma da fuoco ad inizio giugno a Todi (PG) – due esemplari di Aquila reale uccisi per avvelenamento a Monteleone di Spoleto (PG) (si erano cibate di carcasse di volpe a loro volta avvelenate con bocconi contenenti veleno).