La notizia data per certa nel titolo del Fatto Quotidiano che Marcello Viola, procuratore generale di Firenze avrebbe fatto ricorso al Tar contro la nomina di Michele Prestipino a procuratore capo di Roma, aveva prodotto precisazioni secondo le quali lo stesso in realtà ci starebbe pensando. Subito dopo, l’avvocato agrigentino Girolamo Rubino ha reso noto all’Ansa che Viola impugna innanzi al Tar del Lazio la nomina di Michele Prestipino Giarritta quale procuratore della Repubblica di Roma, con il patrocinio dello stesso avvocato Rubino e dell’avvocato Giuseppe Impiduglia
La vicenda nata dalle fughe di notizie sulle intercettazioni a Palamara in merito ad accordi e nomine di magistrati, aveva visto comparire il nome di Marcello Viola sulla stampa nonostante il magistrato fosse all’oscuro di tutte le trame che c’erano dietro la nomina del nuovo procuratore di Roma – così come emerso dalle indagini della procura di Perugia – e nonostante sul suo conto neppure altri avessero fatto alcuna illazione.
Questo fu però sufficiente a far revocare la proposta a favore di quel magistrato che era stato definito dal pm Luigi Spina, all’epoca consigliere del Csm, come “l’unico che non è ricattabile”, facendo slittare la nomina del nuovo procuratore della capitale, favorendo poi nella successione all’uscente Pignatone, Michele Prestipino Giarritta, attuale procuratore capo.
Il 23 maggio 2019, Marcello Viola risultava il candidato più votato dalla Quinta commissione del Consiglio Superiore della Magistratura con i suoi 4 voti rispetto al voto singolo andato agli altri due candidati, Francesco Lo Voi e Giuseppe Creazzo. Una nomina che appariva dunque certa e solo in attesa che venisse ratificata.
A seguito del caso Palamara, al termine della seduta del 14.01.20, la Commissione tornava a formulare proposte di conferimento dell’incarico di procuratore capo della capitale, che vedevano in corsa Francesco Lo Voi, procuratore di Palermo, il pm di Firenze Giuseppe Creazzo e Michele Prestipino, già facente funzioni dell’uscente Pignatone, disponendo la nomina di quest’ultimo quale procuratore della Repubblica, ed escludendo quel magistrato che era stato definito “l’unico non ricattabile”.
Secondo i legali di Viola, il Csm, nonostante abbia ammesso il mancato coinvolgimento di Viola rispetto al procedimento di Perugia e ritenendo inoltre che lo stesso sia parte offesa rispetto le trame di altri, aveva illegittimamente revocato la proposta a favore del procuratore generale di Firenze senza spiegarne la motivazione e omettendo di valutare i numerosi titoli e le esperienze di Viola.
Inoltre, il Csm avrebbe ritenuto erroneamente prevalente l’esperienza di Prestipino Giarritta in materia di criminalità organizzata, non avendo tenuto in considerazione le esperienze di Viola quale componente della DDA di Palermo, quale GIP presso il Tribunale di Palermo e quale procuratore di Trapani.
Contro Prestipino ha depositato ricorso al Tar anche il pm di Firenze Creazzo, evidenziando come con nomina di Prestipino sarebbe stata violata la normativa, poiché la scelta sarebbe ricaduta su un candidato con meno titoli.
Una vicenda che ricorda la nomina di Lo Voi a procuratore di Palermo nel 2014, il quale non aveva mai avuto incarichi direttivi a differenza dei colleghi Sergio Lari e Guido Lo Forte, che avevano anche più titoli e più anzianità.
Anche in quel caso gli esclusi fecero ricorso al Tar che gli diede ragione, ma successivamente al Consiglio di Stato vinse l’attuale procuratore di Palermo. Presidente della sezione al Consiglio di Stato, c’era Riccardo Virgilio – amico di Pignatone – finito coinvolto nell’inchiesta sulle sentenze pilotate, dalla quale emersero i rapporti professionali tra alcuni indagati e il fratello dello stesso Pignatone, mentre giudice relatore ed estensore era Nicola Russo, arrestato due volte per corruzione in atti giudiziari, il quale, nel corso di un procedimento giudiziario, dichiarò al Pm di avere ricevuto diverse segnalazioni da generali della Guardia di finanza e magistrati su procedimenti a lui assegnati.
Lo stesso Palamara, nel corso delle intercettazioni, fa riferimento a questa vicenda: E loro perché stanno a fa’ i patti per Lo Voi? Che faccio, mi metto a parlare di Lo Voi io?
Lo Voi, anche lui escluso dalla poltrona romana, questa volta sembra non sia orientato a presentare ricorso.
Gian J. Morici
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