“Permettete una parola, io non sono mai andato a scuola
E fra gente importante, io che non valgo niente
Forse non dovrei neanche parlare”
Chi non ricorda la canzone di Bennato “Dotti medici e sapienti”?
Parlano tutti, virologi, politici, economisti, dotti medici e sapienti. Venghino Signori venghino, il circo è aperto a tutti, bestie d’ogni sorta, giullari e ballerine, ognuno a dir la sua perché lo spettacolo continua. E noi, bestie, leoni (da tastiera) oche starnazzanti, asini dipinti a righe, siamo pubblico e artisti del circo. Siamo le scimmie, gli acrobati e i pagliacci. Siamo il pubblico beota che applaude la scimmia che ha dentro.
Il Governo analizza la possibilità di far ripartire alcuni settori prima del 3 maggio, data di scadenza del lockdown, e già il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, in perfetta sintonia con Matteo Salvini, preme per poter ripartire il 4 maggio con una “nuova normalità” che azzererebbe, o quasi, le misure di contenimento dell’epidemia adottate finora.
Anche il presidente del Veneto, Luca Zaia, guarda a una prossima riapertura, seppur in maniera più graduale per evitare una ripresa dei contagi.
Complici i giornali che annunciano come l’epidemia rallenti e a volte che i nuovi contagi siano nell’ordine di poche centinaia, ecco che al circo Italia si annuncia il nuovo spettacolo: “Venghino Signori venghino, il circo è aperto” traducibile in “Escano Signori escano, l’epidemia è finita”. Siamo stanchi di stare in casa e il Paese deve ripartire, su questo non c’è dubbio, ma siamo certi di saper leggere i numeri e che questi possano permetterci di ripartire senza gradualità e senza valutare i territori?
Proviamo a far due conti per capire cosa significano i nuovi contagi nell’ordine di poche centinaia, per capire quante persone ancora moriranno e quante ne morirebbero se aprissimo tutto. Mentre il comunicato odierno della Protezione Civile ci spiega esattamente cosa è avvenuto nelle ultime 24h, molti giornali evidenziano come l’aumento dei malati è stato pari a 809 unità. Un dato corretto ma che non tiene conto della nostra capacità di analizzarlo, che spesso lo scambiamo con il numero dei nuovi contagi.
È qui che entra in gioco la Casalinga di Voghera, o meglio il Casalingo (del resto in questo momento casalinghi lo siamo tutti) che armato di pallottoliere, carta e penna, prova a far di conto come se dovesse andare in bottega a far la spesa.
“Nell’ambito del monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del Coronavirus sul nostro territorio – si legge sul sito della Protezione Civile – a oggi 18 aprile, il totale delle persone che hanno contratto il virus è 175.925, con un incremento rispetto a ieri di 3.491 nuovi casi. Il numero totale di attualmente positivi è di 107.771 con un incremento di 809 assistiti rispetto a ieri.
Come si arriva alla cifra di 809, che non è il numero dei nuovi contagi? Dai 3.491 nuovi casi, vengono sottratte le 482 persone decedute e le 2.200 guarite. Il casalingo di Voghera, mette la testa tra le mani, riflette e poi si chiede: “Esulteremmo ancora se nelle scorse ore fossero morte 3.491 persone, pari ai nuovi contagi, portando a zero l’incremento degli assistiti? Penseremmo veramente che a correggere il numero dei nuovi contagi debbano essere le persone che muoiono e quelle che guariscono?”
E così, il nostro casalingo prova a fare un’altra operazione per capire l’andazzo delle cose e quali le prospettive. Dall’inizio dell’epidemia ad oggi abbiamo registrato 175.925 contagi e 23.227 decessi. Il casalingo, piccolo-borghese, dal basso livello di scolarità, con questi numeri è in difficoltà ma non demorde. Posata carta e penna, calcolatrice alla mano, fa la seguente operazione: 175.925 ÷ 23.227 = 7.574. Cosa scopre? Dividendo il numero totale dei contagi per quello delle persone decedute, scopre che muore una persona su poco meno di otto contagiate. Sarà un caso che nonostante l’epidemia rallenti anche nelle ultime 24h si sono registrati 482 decessi? Forse no. Se proviamo infatti a dividere il numero dei nuovi contagi di ieri (3.491) per la percentuale dei decessi sul numero dei contagiati, poco meno di uno su otto (7.574) mantenendo lo stesso tasso di mortalità, solo sul dato delle ultime 24 ore, dovremo aspettarci 460 morti.
Grazie alle misure di contenimento dell’epidemia, siamo riusciti ad evitare di mandare in tilt il sistema sanitario ma non a bloccare il virus, che quasi quotidianamente contagia dalle tremila alle quattromila persone, uccidendone circa 500 al giorno.
Se i contagi grazie al “tutto aperto” dovessero raddoppiarsi – e fin quando non si troverà un’adeguata risposta farmacologica – non è difficile immaginare che anche il numero dei morti raddoppierebbe, tornando a vedere la lunga colonna dei camion militari che trasportano le salme in altre regioni per essere cremate senza aver potuto neppure ricevere l’ultimo saluto dai propri cari.
Tornare a una vita quasi normale è certamente una necessità, ma riaprire tutto in queste condizioni non è semplicemente una follia?
“E nel nome del progresso
Il dibattito sia aperto
Parleranno tutti quanti
Dotti medici e sapienti”… cantava Bennato.
Il Vostro Casalingo di Voghera
Gian J. Morici