Lo scorso 27 Febbraio è stato approvato il tanto discusso Reddito di cittadinanza: cosa si nasconde dietro al decreto?
Ne abbiamo parlato con il Senatore Carlo Martelli (docente universitario di Matematica, ex M5S attualmente iscritto al Gruppo Misto) che ci ha spiegato in maniera puntigliosa tutti i meccanismi del decreto.
In cosa consiste il decreto sul reddito di cittadinanza approvato il 27 Febbraio, cosa prevede, quali sono i requisiti e chi potrà ottenerlo?
Il RDC consiste in un’assegno mensile integrativo del reddito o della pensione (escluse quelle di invalidità) .
Potranno fare domanda per accedere al beneficio nuclei familiari (compresi i singoli) a condizione che
1)il componente richiedente il beneficio sia in possesso di cittadinanza italiana o di altre nazioni facenti parte dell’unione europea, oppure un suo famigliare sia in possesso di permesso di soggiorno (in una qualunque nazione della UE) di lungo periodo
2) il richiedente deve essere residente in Italia da almeno dieci anni di cui i due precedenti la richiesta, in modo continuativo
I requisiti patrimoniali per presentare domanda sono:
- ISEE inferiore a 9360€
2) patrimonio immobiliare (come definito ai fini del calcolo ISEE), diverso dalla casa di abitazione, non superiore a 30000€
3) patrimonio mobiliare (come definito ai fini del calcolo ISEE)
4)- non superiore a 6000€ per nucleo monocomponente
5)- incrementato di 2000€ per ciascun componente, compreso il primo figlio, fino ad un massimo di 10000€
6)- incrementato di ulteriori 1000€ per ciascun figlio (del richiedente, ma su questo la norma non è precisa), dal secondo in poi
7)- incrementato di ulteriori 5000€ per ogni componente con disabilità (come definito ai fini ISEE) presente nel nucleo famigliare (anche qua la norma non chiarisce il cumulo, vale a dire che l’incremento per un componente è 2000€, ma se il componente è disabile, l’incremento passa a 5000€ o diventa 5000€+2000€?)
8) reddito famigliare di base di 6000€ annui moltiplicato per un parametro che tiene conto del numero e dell’età dei componenti il nucleo famigliare (per il calcolo preciso si veda art.2, comma 4): nella forma “pensione di cittadinanza”, la soglia limite del reddito base sale a 7560€.
9) Nel caso in cui il beneficio sia richiesto da un nucleo residente in abitazione in locazione, la soglia limite sale a 9360€
ulteriori vincoli patrimoniali:
1) nessun componente il nucleo famigliare deve essere intestatario (o avere piena disponibilità) di autoveicoli immatricolati la prima volta nei sei mesi antecedenti la richiesta, oppure, nel caso di autoveicoli di cilindrata superiore a 1600 cc, oppure motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, la prima immatricolazione non deve essere avvenuta nei 24 mesi antecedenti la richiesta (esclusi gli strumenti di mobilità per i quali sia prevista agevolazione fiscale per le persone con disabilità)
2) nessun componente il nucleo famigliare deve possedere o avere pieno godimento di navi o imbarcazioni da diporto
A cosa serve sostanzialmente un decreto di questo tipo, ovvero per cosa è stato pensato?
Leggendo la relazione illustrativa del provvedimento, tale decreto sarebbe stato pensato per ridurre le disuguaglianze sociali, l’esclusione sociale e per incentivare la ricerca attiva di un posto di lavoro, cioè gli estensori del decreto sostengono che le finalità siano queste
Crede possa essere una soluzione efficace per i giovani?
Considerato che i giovani senza occupazione (disoccupati, inoccupati o scoraggiati) ben difficilmente possono costituire nucleo famigliare autonomo senza godere di un supporto parentale, ritengo che la norma, da questo punto di vista, sbagli completamente bersaglio
Sarà spostato il carico fiscale sui bilanci dei prossimi anni, al fine di trovare le risorse per garantire la prosecuzione delle misure?
Allo stato attuale il RDC è finanziato solo per l’anno corrente (2019) con un importo di 5894 milioni ai quali si aggiungono 1000 milioni da destinarsi ai centri per l’impiego. Tale finanziamento è coperto in parte assorbendo il REI e in parte con emissione di nuovi titoli di debito pubblico. In soldoni, la misura in parte è finanziata con strumenti di lotta alla povertà già a bilancio dello stato e in parte con nuovo indebitamento dello stato.
Per gli anni 2020, 2021 e 2022 vengono stimati costi di 7131 milioni, 7355 milioni e 7210 milioni, rispettivamente. Nessuna posta di bilancio è stata a messa a copertura di questi importi.
La conclusione è che
1) nel caso la copertura prosegua mediante emissione di nuovo debito, il carico fiscale necessario a coprire i maggiori interessi sul debito sarà distribuito su tutta la platea dei contribuenti (compresi i redditi più bassi)
2) nel caso la copertura sia effettuata mediante tagli di spesa, l’onere sarà ancora a carico della collettività indistinta
3) nel caso la copertura sia effettuata mediante ricorso alla tassazione, dobbiamo aspettare il verificarsi di questa eventualità
In ogni scenario, escluso quello di una tassazione sui grandi patrimoni, le coperture si configurano come aggravio di costi per la collettività indistinta senza alcun esito ridistributivo della ricchezza
Non crede che con la fine del quantitative easing (la fine, cioè, dell’acquisto dei titoli di stato da parte della Banca Centrale Europea) aumenteranno i tassi d’interesse (la cui spesa, per il 2019, è prevista nel bilancio pari a quella del 2017 quando i tassi d’interesse erano al minimo) con il conseguente aumento della relativa voce di spesa?
Questo è già accaduto (basta andare sul bollettino del dipartimento del tesoro relativo alle aste dei BOT e dei BTP) per rendersi conto che un aumento dello “spread” tra BTP italiani e tedeschi non solo si riflette in una maggiore spesa per interessi su questi titoli, ma si scarica inevitabilmente anche sui rendimenti dei BOT. Questo è il dividendo occulto di una politica di opposizione alle regole dei trattati europei, cioè più spesa per interessi e quindi o maggiori tasse, o tagli di spesa (che si traducono quasi sempre in tagli alle prestazioni offerte dallo stato direttamente, o indirettamente dagli enti territoriali, cui verrebbero tagliati i trasferimenti). Parafrasando un motto degli economisti, cioè che “non esistono pasti gratuiti”, è chiaro che se aumentano le spese incomprimibili dello stato, qualcuno dovrà coprire queste maggiori spese. Per quanto riguarda i tassi dei BOT occorrerà comunque vedere quali effetti avrà, sui tassi di interesse, la nuova manovra di LTRO della BCE
Due punti di interesse in più si rifletteranno su una maggior spesa annua (di circa 8,5 miliardi di euro per il bilancio dello stato)?
Riprendendo e completando la risposta al quesito precedente
Considerando che, in assenza di ulteriori fattori perturbativi del quadro di finanza pubblica lo “spread” tra i BTP italiani e gli omologhi BUND tedeschi si sta assestando sui 250 punti base (oltre cento punti in più rispetto all’ultimo anno della vecchia legislatura), è possibile ritenere incorporata una maggiore spesa per interessi che, per il solo 2019, si può collocare attorno agli 8,5 miliardi. Per quanto riguarda la copertura di tali maggiori oneri, valgono le considerazioni del punto precedente; bisogna però osservare che non si tratta di un incremento strutturale della spesa per interessi, poiché essa dipende sia dall’andamento dell’economia, che dallo stato della finanza pubblica.
Dal punto di vista economico, ha senso varare un decreto simile adesso o ha importanza dal quello politico visto che a fine maggio ci sono le elezioni europee ed entrambi i partiti al governo puntano a fare il pieno di consensi?
La fretta nel varare un provvedimento di questo tipo ha ragioni puramente di consenso. L’operazione “80 euri” perfezionata da Renzi prima delle europee 2014 è ormai un caso che fa scuola. Economicamente questo provvedimento non porta valore aggiunto, vale a dire che il rientro dell’investimento è inferiore al costo dell’investimento, ma ha il vantaggio di essere spendibile al momento, a fronte di un’obbligazione futura (la restituzione del prestito o il solo pagamento degli interessi, esattamente come un prestito privato ottenuto al solo scopo di fare spesa corrente). Il provvedimento RDC è stato pubblicizzato come una manovra economica di stimolo dei consumi finali e che garantirà un incremento del PIL superiore alle risorse economiche investite, vale a dire con “moltiplicatore keynesiano” maggiore di uno, quindi ha senso chiedersi se ciò possa corrispondere al vero.
Innanzi tutto il “moltiplicatore” è assunto uguale a uno quando non produce alcun effetto amplificante. L’effetto di amplificazione si ha quando una spesa induce una sollecitazione del sistema produttivo che porta ad incrementare un’offerta di beni o servizi che non possa essere soddisfatta con i mezzi attuali e quindi che richieda investimenti per ampliare la capacità produttiva (più macchinari, più coltivazioni, più addetti alla produzione…) locale (le importazioni non valgono…). Da questo punto di vista e supponendo che i sei miliardi destinati al rdc vengano sempre totalmente spesi, essi corrisponderebbero al 2% del valore dei consumi finali italiani (ISTAT: 319 miliardi 2017); stante il fatto che il tasso di utilizzo degli impianti industriali in italia è lontano dal 97%, è chiaro che una maggiore richiesta di beni (supponendo che la richiesta sia esclusivamente concentrata su beni e servizi totalmente italiani) verrebbe totalmente soddisfatta dall’attuale sistema produttivo nazionale. Nell’ipotesi in cui le risorse del RDC venissero totalmente spese, non avremmo effetto moltiplicatore e dunque un moltiplicatore non superiore ad UNO. In realtà non tutti i soldi del RDC rimarrebbero in circolo nel sistema economico, perché una parte di questi soldi diventeranno inevitabilmente “risparmio di qualcun altro”, dunque il moltiplicatore sarà inevitabilmente inferiore a uno, il che significa impoverimento netto della nazione
Battiamo la pista del fine esclusivamente elettorale dell’operazione:. In Italia, gli stranieri poveri in termini assoluti sono circa il 30% (nel meridione sono quasi il 50%: uno straniero su due). Se avessero veramente voluto ridurre il disagio sociale non li avrebbero esclusi dalle misure di sostegno?
Questo punto è interessante. Il movimento cinque stelle ha fin dall’inizio sostenuto che il RDC sarebbe andato solo a cittadini italiani, o stranieri purché ci fossero accordi bilaterali di reintegro economico con le nazioni di origine. La clausola della lunga residenza, nei fatti, apre a 241000 nuclei famigliari stranieri.
Uno dei punti rilevanti del RDC è proprio quello di essere uno strumento per “combattere povertà e disagio sociale”, mischiando però questi problemi alla tematica del lavoro. Un provvedimento contro la povertà deve consistere in un’erogazione incondizionata; in tal modo diventa uno strumento più snello e meno bisognoso di un sistema di controlli anti abuso che non potrà mai funzionare. In questo senso un ampliamento del REI (Reddito Inclusione, varato nella precedente legislatura) avrebbe meglio raggiunto lo scopo. Per fare un esempio, le persone prive di dimora fissa non potranno accedere al RDC
Povertà relativa e povertà assoluta: la prima è la condizione di chi vive con meno del 60% del reddito mediano. In Italia adesso viene considerato relativamente povero chi vive, da solo, con meno di 827 euro al mese. La seconda è la condizione di chi non riesce ad avere un reddito sufficiente ad acquistare un paniere di beni e servizi considerati indispensabili.
Inizialmente Il reddito di cittadinanza era stato pensato per aiutare le persone in condizione di povertà “relativa”, tant’è che la cifra di 780 euro al mese identica per tutta Italia (indicata nella proposta iniziale) è la soglia di povertà relativa rilevata dall’ufficio statistico dell’Unione Europea per il 2014 (adesso è di 812 euro). Per ridurre il numero di beneficiari hanno deciso di utilizzare la povertà “assoluta” come criterio per assegnare il beneficio ma l’ammontare dell’assegno unico per tutti è rimasto quello della povertà “relativa”. Oltretutto la cifra che effettivamente andrà ai nuclei familiari degli interessati sarà più bassa (500 euro) di quella inizialmente prevista e sarà ulteriormente divisa tra una componente a sostegno del reddito ed una a sostegno dell’affitto (o del mutuo). Cosa pensa di questa sovrapposizione di criteri e misure?
Prima un appunto “metodologico”. Entrambi gli indicatori (povertà relativa e assoluta) sono in realtà indicatori di povertà relativa, l’uno basato sul reddito, l’altro basato sulla capacità di accesso ad un paniere di beni. “paniere di beni essenziali” è un concetto relativo, dunque si tratta di due soglie di povertà relative, la seconda delle quali (la povertà assoluta) individua una fetta di popolazione con un reddito mensile disponibile evidentemente inferiore a quello che definisce la povertà relativa convenzionale. La scelta di cambiare parametro e ridurre l’ammontare dell’erogazione è dettata unicamente dalla mancanza di risorse a copertura. Nella versione originale, cioè con nove milioni di beneficiari e un assegno massimale di 780€ (calcolato su un nucleo famigliare monocomponente), la cifra di copertura era 16961 milioni per il primo anno (che diventavano 12721 per nove mesi – dato che il rdc parte a marzo 2019); essendo passati a 7000 milioni, è chiaro che la platea dei beneficiari e l’importo erogato devono entrambi ridursi.
Una profezia: cosa accadrà tecnicamente una volta che passerà?
Il RDC presenta tutta una serie di nodi in parte non affrontati, in parte sottovalutati e in parte ignorati. La mia profezia è che tutte queste criticità emergeranno. Vediamo quali sono e perché lo sono:
1) la platea dei potenziali beneficiari è superiore a coloro che ne usufruiranno effettivamente.
2) Questo perché i dati istat certificano che gli individui potenziali beneficiari sono circa nove milioni e mezzo, mentre i beneficiari effettivi, circa cinque milioni. La cosa è grave poiché le erogazioni avverranno sulla base dell’autocertificazione del verificarsi delle condizioni per beneficiare dell’erogazione. Prima partiranno le erogazioni e poi l’INPS avvierà i controlli per verificare l’effettiva sussidtenza delle condizioni dichiarate. Quale sarà allora il criterio di assegnazione? Non essendoci risorse sufficienti, sarà presumibilmente sulla base del tempo, cioè “chi prima arriva meglio alloggia”.
3) non ci sono investimenti per la creazione di posti di lavoro (il privato fa i tre quarti) né a livello pubblico, né a livello privato. Non ci sono provvedimenti di politica economica che possano muovere un nuovo volano produttivo.
4) Il RDC viene raccontato come un provvedimento che, oltre a combattere la povertà, dovrebbe aumentare l’occupazione a causa della maggior richiesta di beni e servizi primari. Come già accennato precedentemente, sei miliardi sono assolutamente insufficienti per produrre questo effetto, ma siccome questi soldi verranno spesi per beni o servizi primari (o girati al gioco d’azzardo, come già accennato), cioè prodotti a basso valore aggiunto e nella maggior parte d’importazione, ciò comporterà un deflusso netto di capitali verso l’estero. Oltre a questo va detto che, a fronte dell’erogazione del RDC, i beneficiari dovranno confrontarsi con tre proposte di lavoro che verranno loro presentate. Come minimo si tratta di cinque milioni di offerte di lavoro (come minimo poiché potrebbe verificarsi il caso che le offerte di lavoro siano “riciclabili da un beneficiario all’altro); in Italia il settore privato copre i tre quarti dei posti di lavoro in essere, vale a dire che, non essendo in programma una massiccia campagna di assunzioni nel pubblico (e non essendo fattibile poiché in legge di bilancio non sono stati allocati fondi per tali assunzioni), questi cinque milioni dovranno venire dal settore privato. Facendo finta che la proporzione tra pubblico e privato venisse comunque rispettata, il privato dovrebbe aumentare l’offerta di lavoro per coprire 3.400.000 di nuovi posti di lavoro. Per ottenere questo occorrerebbe una massiccia iniezione di sgravi e incentivi per le imprese in modo che aumentassero la capacità produttiva o si aprissero a nuove produzioni; di questo non c’è traccia in legge di bilancio (né nel decretone) per cui non essendo cambiate le condizioni per la variazione del humero di occupati in Italia, questo numero non varierà
5) i comuni non hanno i mezzi per gestire cinque milioni di lavoratori socialmente utili
6) Si tratta di un problema da me sollevato già al momento della legge di bilancio e che ora, in conferenza stato regioni, gli enti locali stanno sollevando. Cinque milioni rappresentano il dieci per cento della popolazione maggiorenne italiana; questa massa di persone dovrà rendersi disponibile per lavori socialmente utili fino ad un massimo di sedici ore settimanali (non è chiaro, perché non scritto da nessuna parte, che relazione ci dovrebbe essere tra l’ammontare percepito e il numero di ore di prestazione richieste). Ciascun comune o città metropolitana dovrà gestire queste persone. Per Roma, per dare un numero, saranno circa 280.000 persone. Con quale personale la città potrà gestire questo incredibile numero di lavoratori socialmente utili? Con quali costi? Per far fare loro che cosa?
7) i lsu del rdc faranno concorrenza ai lavori esternalizzati dal comune
8) Riprendendo il punto 3), i comuni dovrebbero innanzi tutto costruire un archivio delle professionalità disponibili, poi dovrà stipulare una sorta di contratto e infine dislocare le persone sul campo. Questo in teoria. Cosa dovrebbero fare queste persone che il comune non facesse già per proprio conto? Mistero. Peggio ancora però è l’effetto perverso che potrebbe instaurarsi. Ricordiamo infatti che i comuni avranno a disposizione una massa di forza lavoro che non dovranno pagare, poiché già retribuite dal governo centrale. Tali comuni potrebbero essere tentati di affidare a queste persone servizi che sono assegnati ad altri (esempio le cooperative per la manutenzione del verde) a titolo oneroso. Migliaia di lavoratori sarebbero esposti al rischio di perdere il lavoro e comunque sarebbero certamente messi in concorrenza con persone che faranno gratis il lavoro per cui il comune (tramite cooperative o in affidamento diretto) li paga.
9) non si capisce chi dovrà gestire i corsi di riqualificazione professionale, né con quali risorse ciò verrà fatto (saranno interni? Dunque più docenti o più ore addizionali per i docenti? Saranno esternalizzati? Con quali risorse? Per alimentare il business degli inutili corsi di formazione?
10) I requisiti del patrimonio mobiliare sono aleatori.
11) Come specificato all’inizio, di base, un patrimonio mobiliare superiore a 6000€ non darà diritto alla percezione del RDC. Dunque 6001€ e non si percepisce il beneficio. Ma poi questa situazione a che data verrà fotografata? E che tipo di aderenza alla realtà avrebbe? Le condizoni economiche variano. Se fosse alla data del 31/12 e dopo tale data si fosse presentata un’emergeza che avesse costretto a spese tali da far scendere sotto i 6000?
12) i beneficiari potranno rifiutare offerte di lavoro laddove il cittadini non beneficiario, in sede di colloqui di lavoro, non potrà. Nel decreto è previsto che, come regola generale, il percettore del RDC potrà rifiutare PER DODICI MESI, perché non congrua, la prima offerta di lavoro se il luogo di lavoro fosse distante più di cento chilometri, o comunque raggiungibile in cento minuti con i mezzi di trasporto pubblici (non sono definiti, anche gli aerei sono mezzi di trasposto pubblici). In un ipotetico colloquio di lavoro una persona che per anche solo dieci euri di patrimonio mobiliare fosse stata esclusa dal RDC e che si sentisse proporre un lavoro a mille chilometri di distanza, lo dovrebbe accettare pena la perdita dell’opportunità. Accanto ad essa ci sarebbe il caso di una persoan che rientrasse nel beneficio (magari per soli dieci euri) che, nella stessa situazione, potrebbe dire “no grazie” senza perdere il beneficio, alla faccia delle pari opportunità garantite dalla costituzione
13) non sono previsti strumenti addizionali di controllo e repressione del lavoro nero. Eè vero che una persona non può licenziarsi per accedere al beneficio, ma potrebbe accordarsi con il datore di lavoro per farsi licenziare
14) non è stata fatta alcuna sperimentazione su piccola scala per testare la reazione dl sistema. Storicamente sono state fatte delle sperimentazioni di reddito di base (senza legarle al reinserimento lavorativo); la Finlandia è l’esempio più recente. Al di là della conclusione più eclatante (cioè che tali erogazioni non aumentano l’offerta di posti di lavoro), sarebbe stato possibile capire quali meccanismi di aggiramento delle regole sarebbero stati messi in campo
Modalità di erogazione: il Reddito di Cittadinanza sembrerebbe più che altro un meccanismo di controllo sociale applicato a chi vive in condizioni di fortissimo disagio.
Precisiamo infatti che il reddito verrà erogato attraverso una sorta di “carta di cittadinanza” che, ad eccezione della possibilità di prelevare 100 euro in contanti al mese, darà modo di controllare il tipo di acquisti fatti e la possibilità di negarlo se non ritenuti consoni?
Sulle modalità di erogazione e sul tipo di acquisti permessi varie considerazioni possono essere fatte. Innanzi tutto la tessera, né più né meno che una carta di credito ricaricabile di poste italiane, non sarà nominativa. Non i sarà quindi la possibilità di verificare che il possessore della tessera coincida con il beneficiario dell’erogazione. Una carta di credito deve essere nominativa e, se si temono truffe, andrebbe sempre accompagnata dall’esibizione di un documento d’identità. Il fatto che non lo sia permette di aggirare qualunque tipo di controllo sugli acquisti, nel senso che il beneficiario potrebbe tranquillamente prestare la tessera, consentire una spesa per alimenti di 100€ (per fare un esempio), poi farsi ridare la tessera, 100€ in contanti con i quali comprare tutto ciò che si vuole, giocare alle slot o qualunque altra cosa. Sarebbe possibile, non essendo previsto un luogo fisico dove effettuare le spese, mettere la tessera in una busta, spedirla in un posto dove il costo della vita sia molto più basso e consentire l’uso in un altro continente, oppure acquistare via internet un qualunque bene e farlo consegnare in qualunque parte del mondo. Con buona pace di quelli che sostengono che il rdc rilancerebbe l’economia locale. Di certo uno stato che, almeno nelle intenzioni, voglia decidere cosa sia giusto e cosa sbagliato acquistare, è uno stato pericoloso, a prescindere dalla fattibilità di tali controlli. Pare invece uno strumento di pacificazione, cioè uno strumento di addormentamento delle coscienze. Invece di lottare per riprendersi o aumentare i diritti dei lavoratori (come riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario), una fetta di popolazione disagiata diventerà dipendente dallo stato e “tenuta buona” con un assegno mensile
Pensa che i “poveri” vedranno realmente un miglioramento della propria condizione?
Io credo che i poveri resteranno tali, ma quel tanto meno poveri da essere mediaticamente meno fastidiosi. A loro potrà essere sempre chiusa la bocca con frasi del tipo “adesso che vi diamo il RDC, che avete da lamentarvi?”
Fino a che un reddito di base non sarà quello che deve essere, cioè una manovra ridistributiva finanziati con le risorse di chi possiede molto, l’effetto del RDC sarà di ammansire i poveri e aumentare comunque le disuguaglianze (concetto sviluppato in precedenza) poiché i percettori del RDC non potranno risparmiare tali soldi, ma una volta spesi essi in parte diverranno tasse e in parte risparmio di qualcun altro. Il povero resterà al palo e qualcuno aumenterà l’accumulo
Quota 100
Non modificando i coefficienti di calcolo previsti dalla Legge Fornero, chi ne usufruirà vedrà decurtato il proprio assegno pensionistico (prenderà circa il 60% di quanto prendeva di stipendio non calcolando indennità e straordinari). Anche in questo caso ravvisa qualche stranezza?
La cosa importante da dire è che “quota 100” non rappresenta un superamento della legge Fornero, ma una sua conferma. Infatti, FERMA RESTANDO la riforma del sistema pensionistico, quota 100 non è altro che una finestra anticipata di uscita dal lavoro con conseguente decurtazione dell’assegno pensionistico. A parte il prestito bancario, è lo stesso meccanismo dell’APE Renziana
Chi sarà penalizzato?
Tutti quelli che sceglieranno quota 100 saranno penalizzati poiché il loro assegno verrà permanentemente decurtato
Sembra un decreto atto a favorire solo le aziende che potranno per così dire “sbarazzarsi”dei lavoratori senza troppi problemi e senza incappare in licenziamenti?
Sicuramente quota 100 consente alle aziende di liberarsi di personale ad elevato costo, operazione tanto più vantaggiosa ora che siamo alla fine di un ciclo economico e con il PIL che si avvia alla soglia della crescita zero. In questo contesto, il recupero di competitività e, per le società quotate, la necessità di centrare o superare le stime di utile previste dagli analisti, si realizza nel modo più “classico” e facile con la riduzione di personale, ecco perché in questi contesti i governi dovrebbero mettere in atto misure economiche anticicliche e non procicliche. A questo aggiungiamo che, proprio per il contesto, i casi in cui ci sarà la staffetta generazionale, saranno molto limitati. In assenza di misure anticicliche, i settori tradizionali licenziano invariabilmente
Ci può spiegare anche in questo caso meccanismi, obiettivi e teorizzare l’epilogo di questa soluzione?
L’obiettivo purtroppo è quello di permettere l’uscita dal lavoro ad un’età dignitosa . E questo è un buono scopo , ma purtroppo approfittando della disperazione di chi non vede la fine dell’attività lavorativa ed è disposto ad accettare un pesante taglio dell’assegno pensionistico pur di uscire dal mondo del lavoro regolare. Dà poi “sollievo alle aziende o ai professionisti” che vengono scaricati dal peso degli oneri contributivi. Stante la più volte richiamata diffusione del lavoro nero, è presumibile che molti usciranno approfittando di quota 100 per poi rientrare in modo irregolare nel mondo del lavoro. Tutte scappatoie che non faranno altro che impoverire tutta la collettività