Che il caso uranio impoverito, le morti e le malattie dei nostri militari possano essere una questione a dir poco “imbarazzante” per i vertici del Ministero della Difesa è ormai noto, ma destano non poche preoccupazioni le azioni particolarmente incessanti che vengono messe in atto da alcuni Generali niente meno che nei confronti di Magistrati, Medici ed organi Istituzionali che potrebbero riportare indietro il problema di vent’anni e rimettere in discussione il rapporto causa/effetto tra uranio e patologie. Già, il nesso causale! Questo è stato provato da centinaia di sentenze (compresa la Suprema Corte), dalla relazione della IV Commissione parlamentare d’inchiesta che ha prodotto un DDL lasciato in un cassetto in cui si conferma che la morte di 364 ragazzi ed i tumori di altri 7500 malati sono stati causati dall’esposizione all’uranio impoverito. E’ ormai provato che questo è successo perché “qualcuno” non ha fatto il suo dovere, perché “qualcuno” con responsabilità dirette sul personale ha omesso d’informare i militari dei pericoli esistenti in quei teatri dovuti non solo alla guerra ma anche alle sostanze utilizzate durante i conflitti. Una questione imbarazzante che, dopo le sentenze della Cassazione ottenute dall’Osservatorio Militare con l’Avv. Angelo Fiore Tartaglia, ha provocato una reazione al limite dell’isterismo da parte dei Militari perché nei fatti, le sentenze parlano di “omicidio colposo” per i vertici dell’epoca. Alla luce di questi eventi, le aspettative delle famiglie dei deceduti e dei malati sono giustamente cresciute, coltivate anche da una considerazione politica da parte della Ministro Trenta che, per la prima volta da venti anni a questa parte ha parlato di Uranio ed ha dichiarato di volerlo affrontare. Sarà stata propria questa novità ad “allarmare” l’apparato militare che ha reagito, sta reagendo organizzando addirittura “convegni” nelle sedi giudiziarie d’Italia tra cui quello del 22 ottobre scorso presso la Corte dei Conti di Roma e di cui neanche il Ministero era stato informato. Certo il Capo di Stato Maggiore della Difesa è cambiato (evento di non poco conto nella gestione della verità), ma la piovra dell’operazione insabbiamento è ancora attiva. Il C.do IGESAN, invece di assistere e provvedere alle esigenze dando risposte alle aspettative del personale colpito, è costantemente impegnato a “confrontarsi” e provare a suggerire CTU “amici” ai Tribunali che “sappiano ben interpretare” la confusione che in tutti questi anni è stata ben coltivata dai militari per nascondere il problema. Ora però siamo alla resa dei conti, anche i Generali hanno capito che la Cassazione potrebbe davvero riportare in auge quel tintinnio di manette tanto di moda negli anni passati, ora reagiscono tutti insieme, come “fratelli” accomunati da un unico pericolo, quello della giustizia. Anche l’opinione pubblica però ha capito ed aspetta, aspetta la Sig.ra Ministro che faccia seguire alle dichiarazioni l’azione, aspetta la Magistratura che, come sempre è stato, rimarrà baluardo di giustizia e democrazia che nessuno, neanche i Generali, riusciranno a condizionare.