Scandalo a Montecitorio. Scandalo? Fino a un certo punto. La notizia passata anche sui giornali, che una Deputata P.D. ha sorpreso in un gabinetto del quarto piano della Camera un aitante Deputato della Lega “in freganti grimini” (come diceva G.G. Belli) o, come si dice oggi “a fare sesso” con una altrettanto aitante collega del Movimento 5 Stelle, ha suscitato più compiaciuta ilarità che scandalo.
Il fatto che i nomi dei due focosi giovani non siano stati fatti è la prova della verità, del doversi escludere che si tratti di un pettegolezzo, di uno sgambetto alla alleanza giallo-verde. Pettegolezzi, insinuazioni, racconti fantasiosi sono costruiti in genere sui nomi delle persone tirate in ballo. Dei due protagonisti, invece, si dice solo che i nomi si conoscono. E che si tratta di due giovani avvenenti. Come se ciò fosse una mezza giustificazione della scelta del luogo per dar sfogo ai loro ardori.
Leggendo quanto ne scrivono i giornali mi è tornato alla mente il titolo (e non solo il titolo) del mio libro uscito in questi giorni: “C’era una volta Montecitorio”.
Una volta un fatto simile avrebbe scatenato il finimondo. Ai tempi cui si riferisce il mio scritto si “mormorava”, al più era per qualche scappatella attribuita a poco coerenti Onorevoli, consumata chi sa dove.
Ora siamo agli amori consumati nelle latrine. Un contributo notevole alla demolizione del mito della vita da nababbi che i Parlamentari avrebbero sempre goduto a spese di Pantalone.
Visto che si parla ogni tanto di “rimpasto”, i due rappresentanti emblematici dello stretto legame tra Lega e Cinquestelle dovrebbero essere chiamati a far parte del Governo.
E’ sperabile che qualche tanghero togato non venga fuori a trasformare lo sgomento per la mancanza di rispetto per l’Istituzione, il suo Palazzo, le loro stesse funzioni e la mancanza di buon gusto in un capo di imputazione per atti osceni in luogo pubblico, con l’aggravante etc. etc. e con chi sa quali argomentazioni per dimostrare, intanto, che i due non hanno, nel caso, agito nella qualità di rappresentanti dell’intera Nazione e che non si tratta di “voti dati ed opinioni espressi nell’esercizio del mandato”.
La questione andrebbe invece valutata dai sostenitori di questa fase del “nuovo”, come l’espressione della concezione populista che tende a sostituire il culto delle Istituzioni con l’adeguamento di quanto attiene alla vita dei loro rappresentanti, ai costumi e al comportamento del popolo. Non è da escludere che dal mezzo scandalo delle latrine di Montecitorio nasca una battaglia per assicurare un minimo di sesso ed una opportuna disponibilità di luoghi per praticarlo ad ogni cittadino. Può darsi che se non si placherà subito il chiacchiericcio sui due giovani parlamentari, venga fuori, con tanto di dichiarazione di sostegno via internet, di una “aggiunta al contratto di Governo” di qualcosa come il “sesso di cittadinanza”.
Che di “copertura” pare non abbia troppo bisogno.
Staremo a vedere. Salti chi può.
Mauro Mellini