Si è tenuta il 7 luglio a Ostia (Rm) la presentazione del libro «La mafioneria è uno stato perfetto », di Massimo Festa e Claudio Eminenti, a cura della giornalista Simona Mazza.
Dinanzi una platea attenta, si sono succeduti gli interventi che hanno toccato uno degli aspetti più inquietanti per un paese democratico: la libertà di stampa!
Spesso ci sentiamo dire che l’Italia è un paese democratico e che la nostra libertà di manifestare liberamente il nostro pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione è sancito dall’articolo 21 della Costituzione italiana.
Eppure, se secondo la classifica di Freedom House siamo al 62esimo posto nel mondo in termini di libertà di stampa, qualche domanda dovremmo cominciare a porcela.
Ad approfondire l’argomento nel corso della presentazione del libro, la giornalista Simona Mazza che ha offerto uno spaccato ben diverso dall’apparente democrazia nella quale viviamo.
“Heidegger – ha esordito la giornalista nel corso della presentazione – affermava “l’uomo è per natura parlante, e vale per acquisito che l’uomo, a differenza della pianta e dell’animale, è l’essere vivente capace di parola.
S’intende dire che proprio il linguaggio fa dell’uomo quell’essere vivente che egli è in quanto uomo. L’uomo è uomo in quanto parla.”
L’affermazione del filosofo tedesco sembra la cornice ideale per poter descrivere quanto accade in Italia, relativamente alla cosiddetta “libertà di parola” o meglio alla presunta “libertà di stampa.
L’ultimo rapporto del 2018 ha infatti evidenziato che a livello globale essa è peggiorata rispetto allo scorso anno ed un numero record di paesi è stato classificato come “pessimo”.
La libertà di espressione è un diritto umano universale. Non è una prerogativa del politico. Né è il privilegio del giornalista. Nel nostro lavoro quotidiano, noi giornalisti esercitiamo il diritto alla libertà di parola di ogni cittadino.
Quindi – prosegue la Mazza – una stampa libera è fondamentale per una società democratica. Cerca e diffonde notizie, informazioni, idee, commenti e opinioni e tiene in considerazione le autorità competenti. La stampa offre la piattaforma per una molteplicità di voci da ascoltare. A livello nazionale, regionale e locale, è il cane da guardia pubblico, attivista e guardiano, nonché educatore, intrattenitore e cronista contemporaneo.
In Italia tuttavia la libertà di stampa è una chimera.
Tanto che nella classifica ci poniamo al 46 esimo posto….
Il mio lavoro in qualità di giornalista d’inchiesta mi ha portato spesso a subire attacchi e minacce di ogni genere, ma ciò non mi ha impedito, o per lo meno lo ha fatto in parte, di continuare a scavare in nome della ricerca.
Ciò che è emerso dalle mie indagini e che ho trasferito nei miei libri, è una fotografia preoccupante di uno Stato malato, spesso affossato da un coacervo di interessi ignobili, in perenne lotta tra di loro.
In questo coacervo ci sono dei punti fermi, delle lobby granitiche e di antico lignaggio: massonerie coperte, imprenditorie illegali, manovrate da mafia/camorra/ndrangheta, giri di prostituzione e via discorrendo…
Una cosa è certa: i poteri forti si aiutano e si difendono a vicenda, e i servi vengono sempre ben ripagati da chi li assolda.
In questo letamaio sguazzano personaggi e personaggetti che ci vengono imposti come leader, addirittura i leader della”‘ripresa” ma che in realtà sono dei pessimi e spesso disonesti amministratori del “condominio Italia”.
Purtroppo oggi lo Stato, nel senso classico, mediatore degli interessi e anche dei conflitti all’interno della classe dominante e con i dominati, è questo: un costante flusso di scontro di interessi discutibili, parziali, lobbistici e sicuramente vergognosi.
Può succedere dunque che chi prova a scuotere il sistema marcio venga bloccato con mezzi, leciti ed illeciti, perché tendenzialmente si cerca di mascherare, insabbiare e mantenere stabile quella struttura reazionaria che erroneamente chiamiamo democrazia ma che somiglia di più ad una democratura (democrazia/dittatura)
Ne è esempio la vicenda di Massimo Festa, coautore del libro “La Mafioneria è uno Stato perfetto”, che da sempre sia nel libro sia nelle azioni quotidiane ha cercato di contrastare, se vogliamo “donchisciottamente” le ingiustizie anche a scapito della propria libertà. Di linguaggio sa qualcosa lo scrittore Massimo Festa – scrittore, tuttora detenuto presso la Rems di Ceccano (ex manicomio criminale).
L’uomo ha giocato troppo con le parole, solo con quelle, facendo delineare un quadro di pericolosità sociale inesistente.
E’ un po’ come pensare che leggendo la parola “gatto” – spiega la giornalista – si possa essere graffiati.
Massimo Festa ha rivolto accuse pesanti verso vertici istituzionali e non; verso Associazioni ed Entità di varia natura, a seguito delle sue analisi.
Non ha mai alzato un dito a nessuno, piange alla vista di qualsiasi episodio di violenza.
Massimo Festa poteva scegliere di parlare, senza minimamente dare noia, senza deroghe alla regola, senza troppo rumore. Non l’ha fatto…Pertanto è stato riconosciuto “socialmente pericoloso”.
Oggi sono qua per rappresentare la sua storia, che è quella di un uomo, come tanti altri, rinchiuso all’interno di un manicomio criminale per aver scalciato e denunciato il marciume imperante.
La sua detenzione, per reati di stalking (che personalmente reputo risibili)……mi pone di fronte ad una serie di interrogativi o meglio di rassegnate constatazioni circa l’applicazione delle leggi, il sistema carcerario ed i suoi meccanismi….
Anche perché, di fatto le galere pullulano di giovani disoccupati dediti ad attività illegali, povera gente senza un destino, o soggetti vagamente pericolosi, mentre vengono riabilitati e addirittura ammessi agli scranni più alti del potere, personaggi che di magagne ne hanno fatte parecchie, a scapito dell’intera collettività, vedasi i cosiddetti “colletti bianchi”, tanto cari al nostro coautore detenuto.
Questa amara constatazione mi fa pensare che in Italia
“L’unica follia è essere governati, o meglio essere governati dalla Mafioneria”
Torniamo a Massimo Festa e alla sua detenzione per reati di stalking.
Massimo è finito in carcere per aver voluto difendere a tutti i costi dei soggetti, a suo dire, deboli (ma che probabilmente non lo erano o forse erano in malafede).
Ovviamente che vorrà approfondire potrà trovare parecchie risposte leggendo in libro, anche perché non è possibile sintetizzare ciò che è accaduto.
Ebbene ….Per personaggi “socialmente pericolosi” come Massimo, sono state impacchettate diagnosi e reati ad hoc e costruite delle gabbie quali appunto le Rems, residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza, l’ultima metamorfosi del manicomio criminale, dopo la farsa della chiusura degli OPG – Ospedali Psichiatrici Giudiziari .
Luoghi deputati ad estendere il controllo psichiatrico sulla società.
Per carità, ci sono casi che necessitano di interventi in strutture specializzate, non voglio dire che si faccia di tutta l’erba un fascio, ne’ voglio cedere a facili tesi complottiste o a paranoie di sorta…. , ma vi assicuriamo che Massimo festa non è folle, ne tanto meno pericoloso, ha solo individuato fili scoperti che forse non si potevano
svelare….
Qui sorge l’ennesimo interrogativo: è davvero socialmente pericoloso Massimo Festa o sono “Socialmente pericolosi” i padroni che lucrano sulle nostre vite, i soldati che militarizzano i quartieri, i CIE, il cantiere/fortino della Maddalena, le fabbriche d’armi, la polizia del G8 e della Diaz?
Dante avrebbe parlato di legge del contrappasso, il principio che regola la pena eterna dei dannati in base ai loro vizi peggiori.
Beh….il vizio di uno come Massimo, che attraverso la scrittura di denuncia , si prodiga per aiutare i deboli, che pratica la condivisione empatia, che si ribella alla mercificazione delle relazioni è la libertà.
Come detto, per la magistratura Massimo è un individuo pericoloso in grado di turbare l’ordine pubblico, ed in maniera un po’ diversa lo è anche Claudio Eminenti, il secondo coautore che prenderà parola dopo di me.
Tutti noi abbiamo perso un po’ della nostra libertà a causa del libro, io quella di espressione ( mi è stato intimato di non scrivere un capitolo, Massimo quella fisica, Claudio quella mentale fatta di costrizioni e mobbing).
Concludo il mio intervento con un appello preso in prestito dal comitato per la chiusura dei manicomi.
Oggi voglio esprimere tutta la mia solidarietà ai detenuti, avendo piena consapevolezza del fatto che la sostituzione di queste strutture con le REMS ed i reparti psichiatrici in carcere altro non è che una rimodulazione del sistema carcerario improntata all’esternalizzazione ed alla privatizzazione che comporta, nella pratica, una crescita del ruolo della psichiatria nel carcere e sul territorio.
L’ “emergenza chiusura OPG” altro non fa che legittimare queste trasformazioni.
Gli OPG e l’uso della psichiatria detentiva fanno parte a tutti gli effetti del complesso repressivo. Ricostruire e riconoscere le forme che lo stato è in grado di attuare nei confronti dei comportamenti incompatibili che si sviluppano nelle contraddizioni della società in cui siamo costretti a vivere ci serve a collocare la lotta contro la repressione su un piano che riesca a cogliere la dialettica con il fuori trasformandoci da soggetti passivi in soggetti consapevoli delle trasformazioni in atto.
Esistono muri, a volte invisibili, che dividono la normalità dalla “follia”. Sono costruiti dal potere e rafforzati dal deserto che si trova al loro esterno.
Cambia il nome, gli internati sono deportati, gli appalti assegnati e lo slancio riformista soddisfatto. Ma le nuove strutture conservano la medesima attitudine repressiva e il concetto stesso di manicomialità, perpetuandone lo stigma. Lungi dal rappresentare un indebolimento della detenzione senza fine e della psichiatria, ne sono la continuazione aggiornata, calibrata su modelli detentivi improntati a esternalizzazione e privatizzazione, come avvenuto per i CIE. (Centri di Identificazine ed Espulsione)
Da questa prospettiva, si intravede un sistema detentivo sempre più articolato in cui i concetti arbitrari di “malattia mentale” e “pericolosità sociale” acquistano maggior rilievo, avallati da perizie mediche incontrastabili. È importante e urgente riconoscere il ruolo centrale che ricopre la psichiatria nella nostra società, come uno dei mezzi più violenti, invisibili, versatili e repressivi in mano al potere.
Le mura – conclude Simona Mazza – possono essere di cemento o chimiche, possono essere utilizzate per punire o per prevenire. Non esistono compromessi: i corpi e le menti non si rinchiudono”
Un intervento al termine del quale molti dei presenti hanno iniziato ad interrogarsi se le parole “libertà di stampa” nel nostro paese significhino ancora qualcosa. Con buona pace dell’articolo 21 che rischia di rimanere un vezzo della nostra costituzione…