Agrigento – A giudicare da quanto accaduto due giorni fa presso il tribunale di Agrigento, dove si sta svolgendo il processo che vede coinvolte dieci persone accusate a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata a truffa, ricettazione, falso ed esercizio abusivo della professione, sembra che Diego Spanò, un investigatore privato che aveva assunto da parte di due farmacisti l’incarico di verificare e provare l’eventuale concorrenza sleale di un collega, da autore dell’indagine possa ritrovarsi ad essere indagato.
Spanò ha infatti dichiarato in udienza di aver ricevuto incarico dai farmacisti Di Gangi e Sammartino di scoprire se il loro collega Mario Terrana vendesse farmaci nella parafarmacia dove avrebbe potuto vendere solo prodotti da banco.
Spanò ha affermato di aver avuto conferma sui presunti brogli commessi dal Terrana, in particolare nella vendita di farmaci senza la prescrizione medica e in una parfarmacia di sua proprietà, dove l’investigatore dichiara di avere inviato dei collaboratori per acquisire le prove, dopo che almeno uno degli stessi si sarebbe recato presso la guardia medica di Realmonte per farsi prescrivere i farmaci.
A sollevare dubbi sulla legittimità dell’operato dello Spanò, i difensori degli imputati che hanno ottenuto che la relazione non venisse acquisita nel fascicolo del dibattimento, eccependo come non fossero state rispettate le norme di legge relative all’incarico e come – per sua stessa ammissione – l’investigatore avrebbe istigato un suo collaboratore a farsi fare una prescrizione falsa da un medico, commettendo dunque un reato.
Gl stessi avvocati hanno chiesto che la Procura acquisisse gli atti per falso ideologico in concorso con ignoti (gli “amici-collaboratori” dello Spanò) chiedendo che anche questi vengano sentiti.
Una vicenda che potrebbe dunque vedere coinvolti, oltre lo Spanò, i due “amici-collaboratori” e forse anche il medico o i medici che avrebbero prescritto i farmaci senza che ve ne fosse la necessità.
Se anche l’incarico investigativo fosse avvenuto nel rispetto delle norme in materia, resta da chiarire l’operato dello Spanò che – oltre alle ipotesi di reato evidenziate dalla difesa degli imputati – dovrà, nella migliore delle ipotesi, dimostrare la regolarità dell’utilizzo dei due collaboratori.
Infatti, il Decreto n. 269 del 1° dicembre 2010, prevede che a condurre le indagini investigative possano essere anche collaboratori segnalati ai sensi dell’articolo 259 del Regolamento d’esecuzione Tulps, sotto le direttive e la responsabilità del titolare di licenza, il quale è tenuto a comunicare le generalità di ciascun collaboratore alla competente Prefettura, che a sua volta verificherà la sussistenza dei requisiti morali richiesti dal Tulps.
Una questione di non poco conto, che potrebbe portare l’investigatore a essere a sua volta indagato o, nella migliore delle ipotesi, a vedersi revocata la licenza.
I giudici, intanto, si sono riservati di decidere in merito alla trasmissione degli atti alla Procura.
gjm