Passano gli anni, anzi i decenni. Cambia totalmente lo scenario politico internazionale. Per non dire dello stravolgimento, che ha fatto sparire uomini, idee, cose, di quello italiano.
Ma ci sono irremovibili, si direbbe “incancellabili” nella loro vaghezza che non copre né è coperta dalla loro stupidità, le bugie, le leggende, le fanfaluche costruite su ordinazioni e nell’interesse di partiti ed addirittura di schieramenti internazionali, che resistono impavide. Sempre più fastidiosamente insistenti benchè sempre più evidentemente stupide. E, mentre molti degli autori e propalatori di quelle panzane hanno fatto a tempo, cambiando e scolorendo la propria gabbana, a defilarsi (e non solo come autori di specifiche bugie) c’è pure qualche sopravvissuto che, imperterrito, invoca il crisma della verità storica sulle voci che diligentemente, nel ruolo allora ricoperto, ha avuto interesse a far circolare ed a propalare.
Leggo, su “Antimafia 2000” (dovrebbe essere inutile, ma non lo è, che ricordi che si tratta – parola di Ingroia – l’organo ufficioso della Procura di Palermo) uno scritto nientemeno che di Giulietto Chiesa.
Titolo: “Via Fani 1978”. Con la famosa agghiacciante fotografia di Aldo Moro prigioniero delle Brigate Rosse.
Se però il titolo dovesse lasciar intendere la tesi dello scritto, esso sarebbe “Ma che Brigate Rosse – Moro lo sequestrarono e lo uccisero i poteri occulti”. Che poi, nel frasario della Sinistra, dei magistrati, dei vari Giulietti Chiesa significa: C.I.A., Americani, F.B.I. Servizi Segreti “deviati” asserviti alla C.I.A. etc. etc.
L’articolo è un’invettiva contro gli autori del rapimento e dell’assassinio di Moro.
Perché assassini? Beh!… Non tanto per questo, ma perché sarebbero tutti una manica di bugiardi, con qualche possibile eccezione rappresentata, eventualmente, da cretini integrali.
I quali cretini integrali non si sarebbero resi conto di aver agito in nome e per conto, su mandato specifico e secondo un piano fabbricato da altri che da quelle Brigate Rosse delle quali si continua, pensate un po’, a sostenere che siano esistite.
L’invettiva che colpisce autori e complici del “falso” non risparmia, con appena un’attenuante (“è un magistrato di valore…!) Giancarlo Caselli, perché ha dichiarato, nientemeno, lasciando “sbalordito” il noto giornalista di scuola sovietica, che “non ci sono elementi sufficienti per dire che le B.B. R.R. furono etero guidate”. Espressione che, peraltro (ma ciò non basta a soddisfare Giulietto Chiesa) non cela un certo disappunto per quella “insufficienza”.
Mesi fa, un’altra icona della “verità storica di Sinistra”, Grasso, fece un’analoga dichiarazione per quel che riguarda la mafia e l’assassinio di Falcone aggiungendo però che si augurava che venisse fuori qualche pentito a “far luce” sui mandanti.
Un giornalista ed un magistrato (ex, e molte altre cose…) ed un solo modo di concepire la storia. Si costruisce la trama dell’”auspicabile”, si dà corpo ad ipotesi astratte, ma si “spera” e, soprattutto si inventa. E le speranze di certi soggetti, tendono a realizzarsi. Parlo, naturalmente, di “speranze” sulla luce da venire dai “pentiti” ed altre consimili “prove”.
E, poi una considerazione. Molti oggi ignorano chi sia Giulietto Chiesa. Giornalista dell’”Unità” fu per anni corrispondente da Mosca. Come tale venerato ed ossequiato come voce dell’ortodossia. E un’ortodossia sovietica c’era, enorme, anche per la storia.
Oggi Giulietto Chiesa mi pare non appartenga a quei giornalisti con tanto di tessera del P.C.I. e di contratto non so se con il P.C.I. o con altri, che hanno cambiato clamorosamente (cioè senza far parola) gabbana.
Ma è singolare che dall’”Unità” e dalla corrispondenza da Mosca, capitale del “paese guida”, sia passato ad “Antimafia 2000” a sostenere tesi che hanno una stessa radice culturale. Dal Comunismo all’Antimafia. Ma senza dimenticare la tecnica e la “verità” di una volta. La verità, cara certamente all’Unione Sovietica, era quella di un Moro vittima degli Americani.
Ed il metodo non cambia in ordine a tanti altri “dogmi” di una Sinistra spudoratamente cialtrona.
Mauro Mellini