Quante volte ci siamo sentiti dire che la corruzione è un reato gravissimo perché è nociva al buon funzionamento dell’amministrazione? Nonostante l’Italia nel 2017 abbia segnato un miglioramento rispetto l’anno precedente, nel Rapporto sulla corruzione, pubblicato da Transparency International restiamo al 60° posto nel mondo e siamo uno dei paesi più corrotti d’Europa.
Dietro di noi, in Europa,ci sono solo la Grecia e Bulgaria.
Esistono diversi studi che si sono posti come obiettivo l’osservazione della relazione tra il numero effettivo di reati compiuti e la percezione che ne ha la cittadinanza. Studi che attesterebbero una minore percezione laddove maggiore è il numero dei reati. Tra questi, ai primi posti, la corruzione. Ma se volessimo scoprire altri aspetti in materia, come ad esempio le tifoserie che dividono l’opinione pubblica riguardo i fatti di cronaca, dovremmo salire in cima alla collina di Girgenti, tra le strade sconnesse, tra i palazzoni sormontati dai contenitori per l’acqua, tra le vie dove l’acqua si perde ogniqualvolta viene erogata, tra i suoi ipogei allagati che spesso sono causa di continue frane.
Il binomio Acqua-Agrigento, è un binomio indissolubile. Che sia legato alla perenne crisi idrica, che sia legato ai disservizi, che lo sia al caro-acqua o alle frane, sta di fatto che è così. Non poteva dunque mancare un’associazione che legasse Girgenti alle Acque anche sotto il profilo giudiziario.
Questa volta non è stata una frana a portare all’onore – o forse al disonore – delle cronache questa città stracciona, ma un terremoto. Il “terremoto” Girgenti Acque!
Prefetto Nicola Diomede
Oltre settanta indagati, tra i quali il padre del ministro Alfano, il Prefetto Nicola Diomede (rimosso dal Governo), politici, amministratori, professionisti e finanche giornalisti, coinvolti in indagini per associazione per delinquere, riciclaggio, corruzione, false comunicazioni sociali e truffa.
Un provvedimento di proroga delle indagini preliminari firmato dal procuratore capo Luigi Patronaggio e dai sostituti Salvatore Vella, Alessandra Russo e Paola Vetro.
E la città si divide!
Tifoserie. Innocentisti, colpevolisti, pagelle di buoni e cattivi, eroi dell’ultima ora come quel tale avvocato che – dopo numerose battaglie in difesa della società oggetto di indagini, ma anche di un deputato successivamente fatto oggetto delle stesse accuse dalle quali lo aveva difeso – di recente, rimasto folgorato sulla via di Damasco, oggi si assume tutto il merito delle indagini. Manco fosse lui il Procuratore…
Così, come sempre accade in questa miserabile cittaduzza, c’è chi si scandalizza (non si capisce se per i fatti o per le conseguenze) e c’è chi si rallegra. Ogni qualvolta succede qualcosa, si finisce sempre con il generalizzare. E dietro al tifo ci sono fattori sociali, interessi, paure e rabbia .
Ma quello che più colpisce in questa faida tra tifoserie dei “quartieri nobili” e dei “quartieri popolari”, è la trascrizione del “libro dei buoni e dei cattivi”.
Il Prefetto
È sufficiente una veloce lettura degli articoli pubblicati in merito alla rimozione del Prefetto Diomede confrontandoli con le opinioni espresse sui social network, per rendersi conto che polemiche e accuse, fanno parte al mondo dei “quartieri popolari”, quelli che sulla propria pelle hanno sperimentato cosa vuol dire pagare il prezioso liquido come fosse champagne, salvo poi ritrovarsi con i rubinetti asciutti. Mentre i panegirici, per lo più nei salotti dei “quartieri nobili” – dove vengono sussurrati per timore che la voce arrivi in strada – e più raramente su qualche organo stampa, ci rassegnano l’immagine di un prefetto autorevole che aveva deciso di andar via prima che venisse rimosso dal Governo. Uno dei migliori prefetti, se non il migliore, che questa città abbia mai avuto. Gli elogi si sprecano. Si indica la “vittima illustre” come prima vittima, e forse unica, di un terremoto giudiziario che così sembrerebbe nato ad opera di personaggi delle fiabe, come Crudelia Demon, o personaggi cinematografici come Hannibal Lectere, e non ad opera di magistrati che stanno conducendo le indagini.
Agrigento stracciona
La realtà si deforma. Anziché aspettare l’esito di indagini ed eventuali processi, ognuno vede nella fazione opposta i nemici giurati di Harry Potter.
Fermo restando che fino a prova contraria – e comunque sino a sentenza definitiva – una persona non può essere considerata colpevole di un fatto di reato, una domanda sorge spontanea: Possibile che senza uno straccio di indizio, un procuratore faccia perquisire l’ufficio di un prefetto, che rappresenta la massima autorità dello Stato a livello locale?
E se anziché i notabili di questa capitale del paradosso ad essere coinvolti nelle indagini fossero stati semplici cittadini nei confronti dei quali sarebbero stati emessi i provvedimenti previsti dalle leggi, ci si sarebbe sperticati in panegirici che, così per come vengono rappresentati, farebbero riflettere sulle capacità cognitive di chi sta conducendo le indagini?
Sarebbe facile scrivere delle migliaia di agrigentini, vecchi, giovani, operai, imprenditori, professionisti, disoccupati, impiegati, incensurati e pregiudicati, che hanno vissuto e vivono di questo “sistema”. Sarebbe altrettanto facile scrivere dei tanti che hanno subito le conseguenze di ingiusti processi e provvedimenti, ma di questi ultimi a pochi importa. Agrigento è una città malata! Siamo tutti malati! Siamo malati incurabili!
Vittime di quest’estensione grigiastra, di questo calcestruzzo degli “amici degli amici”, di quest’acqua che ha ammorbato il nostro mare e le nostre coscienze. Agrigento tace quando dovrebbe parlare e parla quando dovrebbe solo tacere. Agrigento stracciona, che non sa neppure aspettare…
Gian J. Morici