Daniela Sbrollini, Responsabile nazionale Dipartimento Sport del PD e Vicepresidente della Commissione Sanità e sociale al 2° Forum Sport&Business del Gruppo 24 Ore: ok dal Mef per inserire in Finanziaria la creazione delle società sportive dilettantistiche ordinarie a scopo commerciale e riconoscere il livello professionale a chi lavora nel mondo dello sport. Intesa anche col Miur per il curriculum dell’atleta studente
Il mondo dello sport “oggi vale il 2% del PIL italiano” e “vede 25 milioni di italiani fare attività sportiva”. Ma è un campo in cui “molti lavorano con norme non chiare” dove sono presenti “leggi che cambiano ogni anno”.
Così “abbiamo avuto l’ambizione in questa proposta di legge di inserire un po’ tutto quello che dovrebbe essere immaginato per lo sport del futuro e spero anche del presente. Abbiamo voluto creare un profilo giuridico nuovo: ci siamo inventati le società sportive dilettantistiche ordinarie a scopo commerciale. Perché abbiamo detto: oltre al volontariato che già genera un milione di persone che si muovono sui territori, perché non andiamo a dare managerialità, imprenditorialità a questo mondo e mettiamo assieme pubblico e privato?”.
Così Daniela Sbrollini, ha parlato della proposta di legge di riordino delle società sportive dilettantistiche presentata nel settembre 2015 che, ha aggiunto l’on. Sbrollini, “visto che la legislatura ormai è a termine, grazie al lavoro straordinario del Ministro Lotti, abbiamo pensato di portare tutto nella legge finanziaria. Era la cosa più veloce da fare per portare a casa il risultato”.
Scopo della legge, ha dichiarato Daniela Sbrollini, Vicepresidente della Commissione Sanità e sociale, durante il Forum organizzato dal Gruppo 24 Ore, è anche “riconoscere il livello professionale di educatori, allenatori, coloro che lavorano nelle palestre e che oggi non hanno nessun riconoscimento professionale. Approfittando anche della riforma del mondo del lavoro, del job act, di una flessibilità di contratti che in questo caso ci ha aiutato, la novità è che abbiamo avuto l’ok proprio in questi giorni dal Mef, dal Ministero dell’Economia,e anche con il Ministero del lavoro e con il Miur stiamo lavorando perché ci sono stati già dei protocolli d’intesa molto importanti anche per il riconoscimento e lo sbocco occupazionale dei laureati in scienze motorie. Li abbiamo fatti lavorare, ma poi non abbiamo dato loro gli strumenti, uno sbocco chiaro.
Era necessaria una riforma del welfare, far capire che lo sport dovrebbe rientrare nei livelli essenziali di assistenza. Per me questa è la grande battaglia. È prevenzione, tutela della salute. È benessere. E soprattutto far capire che lo sport è un investimento, non è una spesa sociale. Quando si dice che ogni euro investito nello sport sono tre euro risparmiati in sanità è una cosa vera. Vediamo cosa abbiamo nelle nostre famiglie, un po’ anche per motivi di crisi economica si rinuncia magari alla pratica sportiva: un bambino su cinque oggi non fa sport nel tempo libero; siamo il secondo Paese in Europa per obesità infantile. Quindi noi ci dobbiamo prendere cura della persona da quando è piccola, dai tre anni in poi, fino a quando cresce nelle sue fasi di età e quindi lo sport per me è anche identità nazionale. Dobbiamo sportivizzare la nostra società italiana. Ci sono gli attori, li abbiamo qui, che già lo stanno facendo, adesso la politica lo deve fare: cioè poche regole ma chiare. Quindi una riforma di sistema”.
E proprio per fare sistema, ha spiegato l’on. Daniela Sbrollini al Forum Sport&Business del Gruppo 24 Ore, nella legge è presente “un articolo molto chiaro che noi abbiamo definito il curriculum dell’atleta studente. Non è stato semplicissimo farlo passare anche tra i docenti, perché c’è ancora il pregiudizio che lo sport toglie tempo alle altre discipline scolastiche. Nel momento in cui invece lo sport viene riequilibrato, viene considerato al pari di tutte le altre discipline scolastiche e si riconosce al ragazzo e alla ragazza che fanno sport anche un metodo di studio innovativo, perché lo sappiamo, siccome lo sport è regola, disciplina, quando abbiamo parlato col Miur abbiamo spiegato questo: chi fa sport studia e rende di più anche a scuola. Dobbiamo anche qui rovesciare dei pregiudizi e abbiamo pensato di fare anche un accordo con i pediatri. Cioè quello di educare anche i genitori e prescrivere come farmaco lo sport. E quindi le buone regole: sana alimentazione, sano stile di vita.. ecco stiamo cercando di affrontare a 360 gradi la pratica sportiva come elemento essenziale di crescita, di benessere, di felicità di un Paese che se investe sui bambini in questo modo avrà degli adulti sani e quindi anche un risparmio notevole dal punto di vista del welfare. E quindi significa davvero un investimento per la nostra salute e per l’educazione dei nostri figli”.