Ho inviato al Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Roma, dopo aver ricevuto una sollecitazione a stipulare il contratto di assicurazione per la responsabilità professionale verso i Clienti e contro gli INFORTUNI la seguente lettera:
Egr. Sig. Avvocato
Mauro Vaglio
Pres. Ordine Avvocati
Roma
Egregio Presidente,
Ho ricevuto la sollecitazione a concludere la polizza di assicurazione per responsabilità professionale ed INFORTUNI.
A parte la polizza per responsabilità professionale, Le comunico che MI RIFIUTO FORMALMENTE di contrarre quella per infortuni.
Intendo procedere a denunzia penale contro chi in qualsiasi modo abbia concorso a stabilire tale incredibile balzello, perché è più che lecito il sospetto di reati commessi con tale prevaricazione.
Gradisca i migliori saluti
Mauro Mellini
L’obbligo dell’assicurazione contro gli infortuni imposto illegittimamente assieme a quello per la responsabilità professionale verso i Clienti agli Avvocati, è quanto meno incostituzionale per più versi.
Misteriosa, almeno nelle specifiche motivazioni questa “estensione” assurda dell’obbligo di assicurazione è indubbiamente illegittima perché esula dalla regolamentazione dei rapporti tra l’Avvocato e il Cliente e delle relative garanzie e stabilisce una disparità di trattamento rispetto ad altre professioni.
Perché io, in quanto avvocato dovrei obbligatoriamente assicurarmi contro i rischi, che so, di caduta dalla bicicletta, di morsi di un cane randagio, di caduta per le scale (il tutto facendo comunque le più efficaci debite corna) mentre dagli stessi rischi non dovrebbero assicurarsi altrettanto obbligatoriamente dottori commercialisti, medici, filosofi, oculisti, odontotecnici etc. non si capisce e non certo per mancanza di fantasia.
Sono un garantista e, prima di sporgere denuncia per abuso d’ufficio con finalità patrimoniali o per concussione (stante la minaccia di sanzioni disciplinari in caso di “inadempienza”) dovrò anzitutto informarmi chi siano stati assieme al Ministro Orlando, il Sottosegretario, il Direttore Generale, il capo del servizio “competente” (cioè incompetente) che hanno redatto e firmato il decreto, e quelli su cui esso si fonda, quali contatti essi abbiano avuto con le Società Assicuratrici. Vedrò, se del caso, cioè quasi certamente, se redigere la mia doverosa denunzia.
Quello che più mi preoccupa di fronte a questo grottesco caso non sono i quattrini che si tenta di estorcermi, da aggiungere ai tanti altri da sborsare che non si sa che fine facciano, ma il fatto che gli Avvocati, che dovrebbero essere a disposizione dei clienti per salvaguardarli dalle depredazioni in loro danno, abbiano fatto atto di sottomissione a questa autentica richiesta di “pizzo”, che si aggiunge all’altra depredazione persecutoria in loro danno con il ridicolo ed inconcludente obbligo di sorbirsi le conferenze di aggiornamento culturale organizzate con sospetto di affaristici accordi. Già. Erano stati zitti (o quasi e quasi tutti) quando alcuni “giuristi antimafia” sociologhi e mafiologhi avevano proposto di stabilire che fosse considerato reato pagare il pizzo alla mafia.
Mi auguro di non rimanere solo a combattere una battaglia di cui, comunque, è difficile che, anche a prescindere da “infortuni”, dai quali non voglio mi proteggano altro che scaramantiche corna, difficilmente arriverò a vedere la conclusione.
Un consiglio che l’età, che un tempo si definiva “veneranda” (???), mi consente: Cari Colleghi non pagate!!!
Mauro Mellini