Un Paese lontano, in cui vive un popolo che soffre ormai da anni, e che decide un giorno di ribellarsi contro le tante prepotenze ricevute. Un Presidente che decide di reprimere con la forza le loro proteste. Manifestazioni, cortei, terminati quasi sempre con sangue, violenze, e vittime. Un paese in cui il caos regna sovrano, diventato ormai un autentico inferno. Questo è adesso il Venezuela.
Tutto era iniziato già dai primi mesi della Presidenza Maduro, ma è andato aumentando sempre più nelle ultime settimane, con una tensione sempre più crescente tra la popolazione e il partito d’opposizione contro lo stesso Presidente. Al Governo viene mossa l’accusa di voler sopprimere del tutto i diritti civili, di aver imposto una spietata dittatura, che non lascia alcuna libertà alla popolazione,ormai ridotta alla fame, che non può nemmeno più procurarsi le medicine, in uno dei Paesi più poveri di tutto il Sud America, nonostante sia ricchissimo di risorse naturali. A riprova delle accuse, vi è anche l’intenzione dello stesso Presidente di indire per il 30 Luglio un referendum per approvare la riforma della Costituzione, e accentrare ancora di più i poteri nella sua stessa persona, riducendoli di fatto del tutto all’opposizione. Scalpore ha anche suscitato, lo scorso novembre, la sua decisione di bloccare la convocazione di un referendum programmato per destituirlo dalla sua carica, adducendo come scusa la cancellazione della raccolta firme necessarie in quattro importanti stati della Nazione, controllati in realtà da uomini a lui vicini.
Dal canto suo lo stesso Maduro invece ha sempre ribadito il sospetto che dietro tali continue sollevazioni popolari vi siano sempre gli Stati Uniti, che cercano da tempo in qualsiasi modo di rovesciare un regime a loro scomodo, mai troppo vicino alla politica americana, con Obama prima, e con Donald Trump adesso. Complotti o no, l’unico dato certo è che non vi è una zona o una città del paese in cui non vi siano stati cortei di protesta contro il Presidente. Il numero delle vittime, in questo caos infernale, tra rabbia e insurrezione popolare da una parte, e intransigenza dittatoriale dall’altra, continua drammaticamente a salire. Cifre aggiornate parlano di circa 77 morti solo dall’inizio di Aprile.
A pagare in molti di questi scontri sono stati purtroppo i più giovani.
25 Aprile: due ragazzi rispettivamente di 22 e 20 anni, Cristian Ochoa e Juan Pablo Permalete, muoiono in circostanze poco chiare durante alcune manifestazioni anti – Maduro in due differenti città del Venezuela. Il primo verrà ucciso da alcuni colpi d’arma da fuoco nella città di Valencia, il secondo morirà sul colpo colpito da un lacrimogeno in pieno volto nella capitale Caracas.
16 Maggio: durante alcuni scontri tra la polizia locale (ancora molto vicina al presidente,) e un gruppo di manifestanti sul ponte Las Mercedes, nella zona centrale di Caracas, un 17enne muore colpito mortalmente al collo da alcuni agenti.
25 Maggio : due ragazzi venezuelani, Augusto Pogas e Adrian Jose Duque Bravo, rispettivamente di 22 e 24 anni, muoiono uccisi da colpi d’arma da fuoco, probabilmente sparati da agenti della polizia. I due partecipavano a manifestazioni di protesta nelle città di Maracaibo e Ciudad Bolivar.
Fonti non ufficiali riferiscono anche di diverse centinaia di arrestati e feriti tra i manifestanti durante gli scontri di questi mesi.
Ma anche gli stessi agenti di Polizia pagano il conto con la vita per il loro sostegno all’attuale Presidente, in questo autentico inferno: nel mese di Ottobre scorso un agente rimase ucciso durante degli scontri nello stato centrale di Miranda. Ancora molto poco chiara la dinamica, non è mai stato noto se il poliziotto sia deceduto in seguito ad una colluttazione con i manifestanti, o se sia stato colpito da colpi d’arma da fuoco sparati dai suoi stessi colleghi. Le proteste erano scoppiate in seguito alla decisione della Commissione Elettorale di sopprimere la proposta di referendum popolare richiesto dall’opposizione per rimuovere il Presidente dalla sua carica.
Anche un oriundo italiano recentemente è finito nel turbine dei disordini in corso nel paese, in una vicenda che ha ancora adesso tantissimi lati oscuri. 18 Giugno scorso: a Chacao, frazione della capitale Caracas, un 25enne paramedico, Angel Maria Fiorentini, originario di Molfetta, in provincia di Bari, viene fermato e arrestato insieme ad altre 23 persone in quanto sospettate di aver tentato un assalto alla sede del Ministero dell’Edilizia. La notizia fu subito confermata dalla Farnesina: l’accusa per il giovane è di terrorismo.
Dura la condanna dell’avvocato del ragazzo, Andres Perillo, che per la stampa italiana ha dichiarato: “E’ una cosa inconcepibile, fuori dal mondo, basata su accuse assolutamente insensate o inventate”. Per il momento non vi sono notizie ulteriori su questo caso.
Alcune immagini relative a tali scontri hanno lasciato il segno nella coscienza di tutti, come quella della donna che avvolta in una bandiera blocca un carro armato della Guardia Nazionale in una strada centrale di Caracas. “Una immagine che entra nella storia” affermerà il Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato Pierferdinando Casini, riferendosi a tale donna coraggiosa.
La questione Venezuela rappresenta una spina nel fianco anche per il nostro paese, in quanto il governo italiano versa oltre un milione di euro per sostenere tutti i 150.000 italiani residenti tuttora nel paese sudamericano, che devono convivere con la grave crisi in atto in tale nazione. Appelli alla calma, ma soprattutto al rispetto dei diritti della popolazione sono arrivati negli scorsi giorni da diverse autorevoli personalità internazionali.
In un comunicato congiunto di fine Giugno, pubblicato dal Corriere della Sera, il premier italiano Paolo Gentiloni e il Presidente del governo di Spagna Mariano Rajoy, hanno rivolto un appello al Presidente Maduro, dichiarando ufficialmente che: “Italia e Spagna si appellano con forza al Governo venezuelano affinché riconsideri la sua decisione di indire un’Assemblea costituente. Anche perché la Costituzione del 1999 prevede già i meccanismi utili a individuare una soluzione politica in grado di ricomporre i diversi interessi nel rispetto delle Istituzioni, delle leggi e della sovranità popolare“. “Chiediamo che Maduro e il suo governo non reprimano il dissenso, rispettino la separazione dei poteri e la legittimità democratica dell’Assemblea nazionale così come i diritti umani, incluso il diritto a manifestare pacificamente”.
Vari gli appelli alla moderazione sono giunti nei mesi passati anche da Papa Francesco: in una udienza tenutasi il 30 Aprile scorso, il pontefice dichiarò ufficialmente sull’argomento, come riportato da Radio Vaticana, che “Mentre mi unisco al dolore dei familiari delle vittime, per le quali assicuro preghiere di suffragio, rivolgo un accorato appello al Governo e a tutte le componenti della società venezuelana affinché venga evitata ogni ulteriore forma di violenza, siano rispettati i diritti umani e si cerchino soluzioni negoziate alla grave crisi umanitaria, sociale, politica ed economica che sta stremando la popolazione”.
Nella giornata del 2 Luglio, Papa Francesco rivolge un nuovo accorato messaggio al governo venezuelano, dichiarando: “Faccio appello affinchè si ponga fine alla violenza e si trovi una soluzione pacifica e democratica alla crisi. Nostra Signora di Coromoto interceda per il Venezuela”
Graziano Dipace
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Questa è la vita che fanno i venezuelani ogni giorno// Nessuno dorme per paura che arrivano i killer mandati dal governo// GRAZIE ALLA OEA, ONU, AMERICA, EUROPA, International Criminal Court – ICC. ecc