Finora, alla (inevitabile) domanda: “perché il M5S a Torino sta facendo bene e a Roma male?” la mia risposta era sempre la stessa, e lo è tuttora.
Perché i torinesi e i piemontesi non sono come i romani.
Perché Torino, città che adoro e in cui ho molti amici, vive di un’eredità sabauda non rovinata anzi integrata dall’immigrazione, è una città pulita, ordinata, con gente che lavora e che cura meglio di noi il proprio ambiente cittadino.
Torino è una città che anche senza sindaco andrebbe avanti probabilmente per un bel po’ senza scossoni.
Tra Torino e Roma o Napoli, per dire, c’è la stessa differenza che c’è tra Roma e Calcutta, in termini di civiltà.
La differenza è tutta qua, e basta.
Perché in termini di competenza, preparazione, serietà, capacità organizzativa e politica, i pentastelluti torinesi non sono migliori di quelli romani.
Anzi.
Almeno a Roma, dai tempi dei gladiatori, siamo abituati ai grandi eventi, e centomila persone per la festa dello scudetto della Roma al Circo Massimo non hanno provocato problemi, così come le centinaia di migliaia di persone che Cofferati portò a Piazza San Giovanni una ventina di anni fa. Lo so perché ero in entrambi i posti.
Invece la sindachessa appendina ha stipato trentamila persone in un budello, senza vie d’uscita, senza controllare chi vendeva cosa, senza servizi, senza niente.
Ed è bastato poco per rischiare la strage.
Ora però nessuno che faccia un mea culpa.
Uno dice che la questura e gli ospedali hanno falsificato i dati per dare addosso al movimento.
L’altro dice che anche Fassino aveva fatto lo stesso.
Incapaci, ma anche vigliacchi.
Per fortuna i torinesi fanno bene anche da soli.
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