Mentre la Sinistra, quel tanto che ne resta nel minestrone variegato ed avariato del Renzismo, mostra una crescente impudenza, che si manifesta soprattutto (cioè non soltanto) ignorando l’esito del referendum del 4 dicembre e cercando di contrapporgli quello di una pagliacciata casalinga di cosiddette “primarie” (qualcosa che truffaldina è sin dal suo primo esperimento nella scimmiottatura italiana) in cui servizievoli “antagonisti” si sono prestati a far da spalla al guitto Renzi, la Destra latita e si consuma nella paura. Ha paura del Partito dei Magistrati e non ne coglie la crisi, chiude gli occhi di fronte alle pagliacciate della “scheggia impazzita” palermitana, si limita, al più, a registrarne gli scontri oramai palesi tra le varie correnti del partito forcaiolo. Il Partito dei Magistrati che ha, Dio sa per mandato ricevuto da chi, distrutto prima il sistema consociativo D.C., poi il berlusconismo, è in crisi. Ma la Destra continua ad averne paura. Sa di avere troppi lati vulnerabili, ma non approfitta della perdita di credibilità dei “moralizzatori togati”, delle loro divisioni, delle devianze eversive e ridicole in cui lo stesso successo si traduce in modo sempre più difficile e continuo.
C’è a Destra addirittura paura di pagliacciate come quelle che si sviluppano attorno alla figura di veri e propri saltimbanchi togati. Non si trova un deputato o un senatore che abbia il coraggio di chiedere ragione di sceneggiate farsesche che costano barche di soldi allo Stato ed ai Comuni.
La Destra ritiene che la sua sorte si giuochi in Francia e sulla questione della crisi dell’Europa e dei suoi meccanismi economici-finanziari. Si direbbe che da quella parte si stia sperimentando una strategia dell’assenza.
Mauro Mellini