“L’imbecillità e gli imbecilli sono apparsi sempre…maledettamente complicati…l’intelligenza è semplice e semplificante”. Così scriveva Sciascia (“A futura memoria”) e poi “il fatto è che i cretini, e ancor più i fanatici, son tanti, godono di una così buona salute non mentale che permette loro di passare da un fanatismo all’altro con perfetta coerenza…”.
Riflettevo su queste parole ieri, leggendo dello sconcerto dei fanatici sostenitori di Nino Di Matteo, il magistrato palermitano che, dopo anni di battaglie antimafia che hanno trovato la sintesi nel processo, in corso a Palermo in cui pare che l’imputato sia lo Stato, in persona dei suoi legittimi rappresentanti e servitori, imputato di tentativo di sottostare al ricatto stragista della mafia, che ha finalmente ottenuto il trasferimento per concorso, al posto agognato di Sostituto Procuratore Nazionale Antimafia a Roma ed al contempo la possibilità da lui promessa sin da quando aveva annunziato di partecipare al concorso, di rimanere a Palermo. Obiettivi difficili a tutti i cittadini, salvo ai santi dotati della soprannaturale ubiquità o bilocazione, nonché ai magistrati italiani.
Ottenuto l’impossibile, Di Matteo protesta, perché non è la semplice “bilocazione” che voleva ottenere, ma la collocazione a Roma però con una “applicazione” a Palermo, in trasferta al posto stesso fino ad oggi da lui occupato.
Invece il Ministero della Giustizia (si direbbe che Orlando non è poi così fessacchiotto come sembra) ha disposto che è sì a Roma il suo posto e nessuno glielo toccherà, ma dato che vuole rimanere a Palermo dove ha da completare la sua opera di giustizia, l’effettivo “possesso” della nuova carica è rinviata di sei mesi.
Quindi, niente trasferta. E niente relativa indennità. Che altri magistrati pare trovino il modo di beccarsi rimanendo, come voleva e vuole Di Matteo, dove erano e risiedono.
Veramente Di Matteo dice che il suo sconcerto, la sua perdurante protesta (perdura da anni) è determinata dal fatto che voleva cominciare subito a lavorare sia a Roma che a Palermo, dividendosi e facendo la spola tra i due uffici: una “bilocazione”, oltre che soprannaturale, anche molto attiva, complicata e faticosa.
Sarà così. Ma finché qualcuno non mi chiarisce la questione dell’indennità di trasferta (che io sollevai sin da quando pure concorrendo per Roma Di Matteo promise che non se ne sarebbe andato da Palermo) io non ci crederò a questa tardiva storia del “motivo” di voler “fare la spola” (con scorta, etc. etc.).
Con Di Matteo, ad essere sconcertati ed a protestare è la sua tifoseria. E “Antimafia 2000” del Guru fronte crociato Bongiovanni, sono “Agende Rosse” etc. etc., e, magari, tutti i Consiglieri Comunali del Movimento 5 Stelle” delle Cento Città che gli hanno concesso la cittadinanza onoraria.
Perché, questo è il punto. Che un dipendente dello Stato faccia i capricci per una questione di sede, di incarichi etc. è frequente. Che li faccia per ottenere di poter esercitare il miracolo della bilocazione è veramente assai meno probabile. Che apra il contenzioso per una indennità di trasferta è però frequente.
Quello che è unico nella storia del nostro Paese e forse non solo in esso, è il movimento di fanatici sostenitori di Di Matteo nella sua battaglia per la conquista della sede romana e per la resistenza in quella palermitana.
Non si erano mai viste folle di manifestanti al chiuso ed all’aperto, a Palermo e a Roma (a Piazza S.S. Apostoli) per tifare per un concorso di un funzionario, di un magistrato. Qualche volta i “maggiorenti” di una città hanno espresso il loro disappunto per il trasferimento di un Prefetto, di un Pretore, di un Capitano dei Reali Carabinieri. Ma quasi sempre si trattava di una forma di cortesia, di un complimento per un trasferito. E così le dichiarazioni di “compiacimento” per l’arrivo di uno “nuovo”.
Ma nel caso Di Matteo è stata tutt’altra cosa a volerlo vincitore del concorso a Roma e della “bilocazione” sono stati, per anni tutti gli esponenti del fior fiore dell’Antimafia Mobilitata e di quella “organizzata”. Soprattutto di essa. “Antimafia 2000” del Guru Bongiovanni (quello con la croce disegnata sulla fronte…) ha seguito passo passo le vicende del concorso, sparando a zero su ogni ostacolo. Manifestazioni sono state organizzate in tutta la Sicilia. Con la mano di un esperto regista. Quello che sequestrava il suo socio facendogli credere di avergli assicurato un “programma di protezione” perché divenuto bersaglio della mafia.
Le dichiarazioni di ultras dell’Antimafia in suo favore si sono sprecate. E si sprecano quelle per lo sconcerto per il “posticipato possesso” della nuova carica e per la mancata “trasferta”. Per non parlare del Movimento 5 Stelle e delle “operazioni cittadinanze onorarie” che in tutta Italia hanno fatto da contrappunto alle vicende dello strano concorso.
Oggi, il disappunto di Di Matteo, che è deluso, malgrado abbia ottenuto ciò che diceva di volere, perché è stato risolto nel modo più semplice, senza soprannaturali (e sospette) “bilocazioni”, dovrebbe lasciare interdetti i fanatici tifosi del “concorrente” Di Matteo.
C’è, è vero, il deputato (P.D. “antimafia”) Mattiello che dichiara di non aver capito come sia successo quel che è successo. Non mi meraviglio, anche se ne conosco solo le fotografie.
Tutta la tifoseria di centinaia e centinaia di persone che sono scese in piazza (non metaforicamente) per sostenere “le ragioni di Di Matteo” finiranno, salvo eccezione di tipi come Mattiello, per rendersi conto di essersi spesi per una indennità di trasferta.
Ma non dimentichiamoci le parole di Sciascia.
Mauro Mellini
Il linguaggio di un uomo presenta se stesso. Grazie per l’articolo illuminante.
“Davanti ad un problema complesso una soluzione semplice è sempre quella sbagliata” Albert E.
Egregio sig. Mauro Mellini, saggista , Avvocato, dai suoi articoli si deduce che lei non adori molto la categoria (o i partiti come lei li chiama) dei giudici e dei magistrati, strano pero’ visto che lei è anche avvocato (lobby molto potente in Italia lo abbiamo visto quando non volevano chiudere i tribunali in eccesso), o non ha mai praticato o sicuramente avrà avuto modo di “fraternizzare” con alcuni di loro, no non tutti logicamente ma solo quelli piu’ graditi(è umano).Nei suoi vari articoli sul tema in questione, mette insieme delle notizie pubbliche ma fa un po’ di confusione(es. dare del mafioso ad Attilio Manca), si denota molto la sua totale avversità verso “certi” giudici e magistrati,sarà uno sfogo per il passato , o forse è solo …. Valter Paron