(MA NON E’ POI COSI’ FACILE)
Pare che le redazioni dei giornali siano in angoscia: Felice Casson, magistrato “in politica” (prima per mandato amministrativo, poi per quello di Senatore) da undici anni, ha dichiarato che lui è contro il ritorno dei magistrati già parlamentari ai loro posti in magistratura ed ha aggiunto “io ho lasciato la magistratura”.
Senonché al C.S.M. pare non ne sappiano nulla. Non c’è alcuna sua lettera di dimissioni. E allora?
E allora la spiegazione c’è e sono in condizione di darvela.
I magistrati, tra i tanti privilegi che li pongono al di sopra di ogni altro dipendente statale, sono privilegiati anche per ciò che riguarda le loro dimissioni.
Infatti, oltreché dimettersi come tutti gli altri, cioè con atto scritto diretto al C.S.M., nel qual caso non possono più chiedere di ritornare in servizio, possono semplicemente andarsene “insalutati ospiti”, restandosene in casa o cominciando ad andare ai giardinetti. Dopo un certo periodo, anziché essere denunciati per abbandono di pubblico servizio o qualcos’altro, sono considerati dimissionari. Riscosso fino a quel momento lo stipendio, incominciano a percepire la pensione. Ma in tal caso hanno anche un altro vantaggio: se vogliono tornare a “fare giustizia”, possono chiedere di essere rimessi in ruolo.
Felice Casson non ha dunque detto una bugia.
E’ la legge che consente ai magistrati di dimettersi di soppiatto, nel qual caso, pure di soppiatto possono ritornare al loro alto compito.
Però per Casson questo modo di andarsene senza sbattere la porta, ed, anzi, senza manco disturbarsi ad aprirla, potrebbe aver incontrato delle difficoltà.
Felice Casson, infatti, non può assentarsi dal servizio né per un mese, né per un giorno, per il semplice fatto che lui il servizio non lo presta, e non da uno o due mesi, ma da una diecina d’anni: è in aspettativa per mandato parlamentare.
Quid juris, come dicono avvocati e magistrati (quelli che ancora sanno il latino). Come assentarsi dall’assenza? Può darsi che, per evitare disparità di trattamento tra magistrati che lavorano e magistrati che “aspettano” si sia trovata una terza figura “giurisprudenziale” del modo di andarsene più prudente e conveniente e meno definitivo. Lo hanno fatto per i nuovi reati, lo avevano fatto anche per il “commodus discessus”, dall’Ordine Giudiziario, con la conseguenza diretta di non poter essere criticati perché possono “tornare” finito il mandato parlamentare. In quanto, in ogni caso, se ne vanno per modo di dire.
Tanto chiasso per nulla.
Mauro Mellini