I Cinquestelle evocano il ricorso alla violenza e i giustizialisti d’ogni risma smaniano e ringhiano per il “salvataggio” che il Senato ha fatto dall’applicazione della Legge Severino il caso di Minzolini: caso che vede una condanna in appello (dopo un’assoluzione in primo grado) per una carta di credito usata con disinvoltura.
Io non ho mai avuto qualcuno che mi fornisse di una carta di credito per le spese da fare nel suo interesse e, quanto ai rimborsi di esse, me ne sono troppo spesso dimenticato persino nelle mie magre parcelle professionali e, ai tempi in cui ero deputato, e buona parte della mia indennità andava al Gruppo Parlamentare (ahimè), finivo per accollarmene quelle che altri mi spiegavano avrei dovuto “scaricare”.
So che un comportamento simile sarebbe oggi considerato alla RAI ed in qualsiasi altro Ente con ostilità ed addirittura con sospetto. Questo Minzolini che spende 60,000 euro in banchetti e consimili “esigenze” non mi piace. Che si sia trattato di un “peculato” non ne sono però affatto certo. Visto che, sconsideratamente, mi sono offerto al paragone, confesso che a me, sempreché avessi imparato ad usare una carta di credito, sarebbe facilmente capitato di valermene per qualche spesa personale, pagando invece in contanti e regolarmente scordandomi di farmene rivalere, le spese fatte per l’ufficio.
Detto tutto ciò ed espresso il mio compiacimento per la mancata applicazione di una Legge incostituzionale come la Severino, pongo a me stesso, ma soprattutto ai Cinquestelluti ed ai giustizialisti inviperiti, questo interrogativo:
E’ più grave l’uso “deviato” di una carta di credito, sia pure per 60,000 euro commesso da Minzolini, oppure il fatto che diversi magistrati, teoricamente addetti ad un ufficio in Roma, ma “applicati” ad un altro, a quello di “provenienza”, a casa loro, nella Città dove risiedono da anni, e continuare a risiedere prendano l’indennità di trasferta rimanendo seduti sulla stessa sedia?
Con la differenza che Minzolini non giudica i magistrati, mentre questi, o i loro consenzienti colleghi, giudicano Minzolini.
Che ne dite?
Mauro Mellini