Scusatemi se torno sull’argomento del voto di preferenza. E sul fatto che così poco se ne parli mentre infuriano (si fa per dire) discussioni su incomprensibili (si fa ancora per dire) sistemi e sottosistemi con i quali i cosiddetti partiti cercano di assicurarsi con divinazioni e cavilli, il vantaggio in base al famoso principio della vignetta di Maccari: “In virtù di nuove leggi, chi perde voti acquista seggi”.
Delle preferenze non si parla, lo ripeto ancora e si cerca di dare per archiviata la questione.
Si parla magari di “primarie”, dimenticando che esse sono venute in uso là dove (Stati Uniti) il sistema uninominale è il fondamento del sistema. E volendo dimenticare che da noi furono introdotte con un’autentica truffa per decidere quanto già deciso: la designazione di Prodi quale leader della coalizione di Sinistra.
Argomento (si fa sempre per dire) solito contro le “preferenze” è quello che consentirebbero di essere utilizzate per il “voto di scambio” con gruppi di criminalità organizzata.
Lo hanno ripetuto anche lettori e commentatori di questa pagina facebook. Probabilmente gli unici in buona fede.
Dunque, lo ripetiamo ancora una volta. Con lo stesso criterio si giunge ad abolire del tutto le elezioni, visto che, anzi, le elezioni per se stesse, più che il sistema di voto, possono considerarsi l’occasione e l’oggetto di brogli e mercimonio.
Ma che si tratti di un pretesto piuttosto approssimativo e certamente inconcludente è dimostrato dal fatto che il voto di preferenza è però previsto nelle elezioni locali, comunali e regionali (in Sicilia, magari ci sono pure le “quote rosa”: una seconda preferenza solo alle signore…!!).
Ora, a parte il fatto che brogli e “voti di scambio” sono più frequenti proprio nelle elezioni locali, c’è qualcosa di osceno più che di grottesco sentir demonizzare il voto di preferenza per un presunto pericolo di voto di scambio da parte di chi sta “scambiando” voti ancora a venire (e chi sa cos’altro) per mettere in piedi una delle leggi elettorali più stolte, complicate e grottesche del mondo!
La realtà è che si vuole “coprire” una delle manovre più deleterie e truffaldine tra quelle con le quali si affossò in blocco la Prima Repubblica (ma anche qualcosa di quelle a venire) quando Mariotto Segni prese di mira proprio le “preferenze”. Il risultato si vede: tutto potrà sostenersi, fuorché un miglioramento qualitativo dei parlamentari in questi ultimi anni e soprattutto (e per quel che più conta per ciò di cui stiamo parlando) una più diretta conoscenza dei parlamentari da parte della gente che li ha (cioè che dovrebbe averli) eletti.
Mauro Mellini