A tenere banco pare che siano gli Ex.
Residuati di una classe politica usurata, screditata, frustrata, sembra che l’occasione di un confronto con quelli della generazione seguente ne abbia ravvivato lo spirito, conferendo loro un ruolo assai poco apprezzato nel nostro Paese: quello della voce dell’esperienza e, magari della tradizione. O, invece uno assai praticato: l’intromettersi là dove non si dovrebbe.
Mattarella tace. E, quando parla non lascia scolpite nella storia le sue parole, che pronunzia per dovere d’ufficio. Renzi è l’ex per eccellenza: cacciato a furor di popolo, dopo pochi giorni ha ripreso a parlare e, soprattutto, a straparlare. Così Gentiloni sembra il portavoce della portineria di Palazzo Chigi.
Nel Partito Democratico tiene banco D’Alema, ex varie cose, che per anni sembrava più preoccupato di farsi dimenticare che di riaffermare di essere ancor vivo e pimpante.
Berlusconi parla, straparla e dice tutto e il contrario di tutto, preoccupato di far sapere che c’è e che senza di lui non si può fare.
Parla e straparla. Napolitano ex Presidente della Repubblica. Non gli è bastata la proroga del suo primo mandato.
Parlano della politica di oggi e di quella di domani. Ma gli argomenti sono quelli più banali.
Vogliono tutti fondare la terza Repubblica, ma non riescono a ricordare il modello della prima, che vorrebbero riprodurre, convinti di poterla “superare”.
Naturalmente (si fa, ovviamente, per dire) questo affannarsi di Ex non fa che parlare di “cambiamenti”, vantandosene tutti di averne la ricetta e l’esclusiva.
Basterebbe questa constatazione per giungere alla conclusione di qualcosa di marcio, di falso che c’è nella società Italiana e nella sua Classe politica.
Non che l’utilizzare quanto il passato ci ha lasciato di esperienza, di sensibilità, di “materiale” umano e culturale sia da buttar via. Al contrario! Ma camuffare tutto come “cambiamento” e predicarne la necessità presupporrebbe ben altro.
La constatazione della realtà è allarmante.
Mauro Mellini