Fastidio. E’ quanto provo alla lettura delle contestazione del sindacato dei Magistrati francese che si dicono contrari alla “grazia” del Presidente Hollande a Jacqueline Sauvage, ormai quasi internazionalmente nota per l’omicidio di suo marito dopo 47 anni di violenze che comprendono anche lo stupro delle figlie. Un sadico violento, da lei ucciso nel 2012. Jacqueline Sauvage, che oggi ha 69 anni, è stata condannata nel 2014 a 10 anni di prigione senza condizionale. Aveva più volte fatto richiesta di una libertà condizionale che le è sempre stata rifiutata. La giustizia deve fare il proprio lavoro e non cedere ai sentimenti. Giusto! Ha ucciso e come assassina è stata condannata. La Legge dice che non ci si può fare giustizia da soli.
Ma questa grazia è quanto di più doveroso si potesse fare. Se lo Stato, e chi per lui non ha ancora trovato una soluzione allora il legittimo dubbio resta. Fin dove può spingersi la legittima difesa? Ma non è questo il punto. Vedere strumentalizzato questo caso per ragioni politiche o professionali è scandaloso. Il Presidente Hollande non sarà rieletto per questa grazia di fine mandato e chi ci gioca sopra è da biasimare. La presidente dell’Unione sindacale della magistratura francese, Viginie Duval, ha condannato la grazia “squallida e scioccante”. Eppure nessuno ha messo in discussione la sentenza.
Il 25 novembre 2016 è stata la Giornata internazionale di lotta conto le Violenze alle Donne. Parliamo di violenze verbali con grida ed ingiurie da parte del marito o compagno; di violenze psicologiche con umiliazioni, minacce; di violenze fisiche che vanno dallo schiaffo alle botte sino a provocare fratture, che portano anche e troppo spesso alla morte. Infine, ma non ultima, viene la violenza sessuale che può essere consumata anche tra le mura domestiche. Un marito non può abusare della propria moglie se lei dice “No”. La donna non è una proprietà. Le violenze morali sono le meno prese in considerazione dalle autorità ma portano all’annullamento totale della personalità di una donna che perde fiducia in se stessa al punto di non avere il coraggio di parlarne intorno a se. Già, ma a chi? Alla famiglia, agli amici, a sconosciuti di associazioni? Al proprio medico che spesso è il più adatto per diagnosticare già i primi malesseri, ma cosa può fare per far parlare la donna che ha subito violenza? Poco e niente.
Non stiamo parlando di paesi in guerra dove lo stupro è un’arma come un’altra, un indegno trofeo ottenuto con la forza da branchi di aggressori o vincitori che trattano donne e bambine come stracci di pezza.
Stiamo parlando della Francia che lo scorso anno ha visto ancora salire le cifre delle violenze. Nonostante i progressi mancano le strutture e, soprattutto manca la protezione. E’ un argomento troppo delicato per parlare di prevenzione. Far capire che un primo urlo può degenerare, in paura e poi in botte è quasi impossibile. La giustificazione o l’alibi arrivano nella maggior parte dei casi. I posti per alloggiare le donne che sporgono denuncia non bastano.
Per chi il livido invece che fisico ce l’ha morale il cammino è praticamente impossibile. Mancanza di prove…
Ora alle signore e signori magistrati francesi che esternano le loro rimostranze chiederei di fare delle proposte pratiche e giuridiche affinché casi come questo non debbano riprodursi. A chi utilizza la “grazia” per mere ragioni elettoralistiche… nessun commento!
Luisa Pace