Arrogante ed imbroglione, Renzi, sostenitore del valore del voto popolare solo se è “buono”, cioè se è, comechessia, a lui favorevole, “ce rioca” (per i poco pratici del parlare romanesco: “ci rifà”, “ci riprova”).
Il coro di ulteriori NO ad un Renzi bis e, magari un sussulto di indipendenza e di buon senso di Mattarella, lo hanno convinto a rassegnarsi ad uscire formalmente di scena.
E’ da ritenere che, malgrado la sceneggiata notturna del 4-5 dicembre, ciò sia costato caro alla sua arroganza ed al suo esibizionismo congenito.
Ma c’è, pure altrettanto congenito, un Renzi imbroglione. Mandare avanti “uomini di paglia”, controfigure, prestanome, è tipico degli imbroglioni, dei truffatori, dei ricattatori. Non può non esserne maestro, nelle pause del suo esibizionismo, Renzi è etrusco, Renzi delle schede false sventolate per ingannare gli elettori, Renzi delle promesse “lascio la politica etc. etc.”. Per interposto Mattarella manda a Palazzo Chigi quale interposto premier un Gentiloni, col compito di far fare dimenticare la sua arroganza, confermando una legge elettorale “ad personam” che completi il balletto del mutamento delle regole del giuoco a distribuzione delle carte avvenuta, vergogna di una Repubblica che si autodefinisce ancora “democratica” e di un partito che ancora vuole essere “della Nazione”, cioè unico.
Renzi vuole fare le vendette all’interno del suo partito, screditare le altre forze politiche facendo loro assumere la gestione del disastro economico-istituzionale da lui provocato e, in mancanza di ciò additandole come responsabili, in quanto non hanno a lui permesso di completarlo, del disastro medesimo.
Con Renzi, bugiardo conclamato, non si può trattare. Volersi illudere che basta trattare con gli uomini di paglia da lui mandati gentilonescamente avanti è stoltezza imperdonabile.
Le leggi antimafia, in un campo in cui i dati formali dovrebbero essere intangibili, hanno sottoposto mafiosi e, accanto ad essi supposti pretendenti, alle misure cosiddette di prevenzione e di esproprio, mentre, senza le leggi i magistrati hanno inventato la categoria dei “concorrenti esterni. Senza violare nessuna legge, nessun principio, ma applicando un minimo di ragionevolezza alla politica si possono e si devono tenere alla larga prestanome e concorrenti esterni.
I nomi li conoscete.
Mauro Mellini