Il referendum costituzionale che ci verrà proposto a dicembre è molto complesso.
Già questo per quanto mi riguarda è un buon motivo per farlo affondare, perché nelle pieghe di questioni molto delicate si nasconde sempre qualche fregatura. Il demonio è nei dettagli, dicono gli americani, e hanno ragione.
Il referendum è l’unico vero strumento di democrazia diretta in Italia e il referendum costituzionale è l’unico in cui i votanti possono “approvare” una legge, non semplicemente limitarsi a mantenerla. Chiedere il parere diretto del popolo è una bella cosa, ma il popolo è – appunto – popolare. Non tutti siamo giuristi, economisti, costituzionalisti. Anzi, quasi nessuno direi. Il referendum è uno strumento che nell’idea dei padri fondatori doveva essere usato in casi eccezionali, e per questioni molto dirette.
Infatti il primo referendum arrivò nel 1974 e la domanda alla fine era chiara: volete mantenere la legge sul divorzio, sì o no? Fanfani, la DC e i poteri a supporto (la chiesa in primis) si spesero molto per far cancellare la legge, ma come è noto gli italiani decisero altrimenti, cosicché grandi cattolici come Berlusconi, Casini, Fini e molti altri potessero continuare a prendere l’ostia ma a cambiare moglie e fidanzata.
Ma per quanto delicata sia una legge, non può essere importante come un cambiamento della Costituzione che ci accingiamo ad approvare o meno.
Io voterò NO, non voglio che la Costituzione cambi. I motivi sono moltissimi, e scavando penso ne troverei altri, ma in sintesi la mia idea si basa su alcuni punti:
Il bicameralismo è una garanzia per la democrazia. Il fatto che approvare leggi sia complicato e che richieda il parere di ENTRAMBE le camere depotenzia il Governo. E se in qualche caso approvare una legge diventa impossibile, non è certo per il bicameralismo, ma perché il Governo non ha abbastanza forza o credibilità. Aumentare il potere del Governo solo perché gestire due camere è complicato non mi sembra una buona idea. Se si vuole abolire il bicameralismo perfetto lo si potrebbe e dovrebbe fare assegnando a due camere elettive compiti differenti ma entrambi di tipo legislativo.
Nella riforma proposta il Senato somiglia più ad una camera dei Lord nullafacenti, mentre il Governo deve solo riuscire a controllare la Camera.
Il potere del Governo è ulteriormente aumentato per la possibilità di accelerare leggi che ritiene di importanza per il suo programma politico. Quindi una camera sola, e la possibilità di mettere pressione. Non mi sembra una buona idea, again.
Eleggere il Presidente della Repubblica (garante della Costituzione) diventa più facile per una maggioranza politica. Questo vuol dire che spariscono i compromessi che finora hanno quasi sempre garantito figure di alto livello, e diventa più semplice eleggere un arbitro di parte. E non mi si dica che queste cose in Italia non succedono. E poi, Renzi si è speso molto per questa riforma, che però insieme alla riforma elettorale denominata “Italicum” assegna un potere di governo e di indirizzo a chi vince le elezioni troppo forte.
In pochi anni siamo passati dal proporzionale puro, che bloccava la democrazia ma che garantiva la negoziazione tra le forze politiche, al Mattarellum – un sistema misto – ad un sistema che nelle idee di Renzi vuole trasformare il Presidente del Consiglio in una sorta di “Sindaco d’Italia”, con poteri pieni finché governa, per poi rimettere agli elettori al decisione se confermarlo o meno. Questa impalcatura non mi piace, non ha le sufficienti garanzie di bilanciamento, non ha i vincoli che ad esempio hanno i Sindaci (due mandati) o il Presidente USA, insomma sembra una riforma che complessivamente punti a far governare in eterno una sola persona, togliendo alle forze di opposizione qualsiasi capacità di interdizione.
Il disegno di legge contiene anche cose che mi piacciono, come ad esempio l’accentramento da parte dello Stato di competenze che ora sono delle Regioni (avrei preferito anche la Sanità, vero buco nero dell’economia italiana), o come l’abolizione delle Province. Ma troppo poco per farmi andare bene anche il resto. E poi voto NO perché l’ansia di riforme è una malattia che colpisce gravemente tutti i governanti italiani, e che porta a produrre leggi di dubbia efficacia (eufemismo) come la riforma Fornero, il jobs act, la buona scuola e altre amenità simili.
Voto NO, sperando poi di votare per le elezioni politiche subito dopo.