Tra i molti errori della mia vita ve ne sono stati alcuni di cui non mi sono mai riuscito a pentire: quelli di non aver reagito come dovevo (a me stesso, ma anche agli altri) a cavolate ed offese e ciò per non cedere al risentimento e non venir meno anch’io al senso dell’amicizia e del buon gusto.
Sono queste considerazioni che mi frullano nella testa in questi ultimi tempi non riuscendo più a far prevalere il senso dell’amicizia e della gratitudine, che è personale, di fronte al dovere di parlare chiaro di fronte ad avvenimenti e situazioni della vita pubblica di cui tuttora mi faccio carico, non essendomene estraniato, non importa con quale risultato.
Non riesco più a trovare esimenti ed attenuanti (ognuno usa il linguaggio del su mestiere) per una persona di cui mi sento amico ed alla quale debbo gratitudine per avermi riservato qualche attenzione ed aver compreso le mie scelte e
Il suo renzismo, le sue prediche per il SI al referendum, di cui ho cercato di cogliere una certa finezza, un distacco dai toni prevalenti e, magari una eccessiva preoccupazione per l’originalità ed il livello intellettuale, qualità sua, cui lo sbracato allineamento ai più grotteschi argomenti del “Partito della Nazione” del suo successore alla direzione del Foglio davano evidenza e qualche valore, sono oramai divenuti insopportabili per la supponenza che ha tralasciato ogni finezza.
Ferrara, già maestro di Cerasa suo allievo un po’ impacciato e grossolano, è diventato lui l’allievo di Cerasa. E, come non ho mai sopportato argomenti e toni di Cerasa (cui ho riservato un posto primario nello “Stupidario del SI”) sono giunto a provare fastidio insopportabile anche per Giuliano.
Scrivo con dispiacere tutto ciò avendo avanti a me l’articolo dell’11 settembre sul Foglio, con una sua lezione sul “risentimento politico” di cui il NO al referendum di D’Alema sarebbe il frutto, è in realtà pretesto per lo scatenamento di un suo fin qui contenuto e decente Renzismo, che si rivela grossolano, assai poco originale e privo di ogni traccia di generosità.
Quel che è peggio sembra che Ferrara e Cerasa si siano spartiti il compito di sfruttare uno dei più stupidi argomenti dell’armamentario del SI e degli amici del “Partito della Nazione”.
Dopo aver definito gli Italiani che non votano SI “completamente scemi” ed aver preconizzato uno “scatafascio” in caso di vittoria del NO ai cazzeggiamenti costituzionalistici bosco-renziani, Ferrara fa propria la stupidaggine delle “cattive compagnie” che aveva valso un posto d’onore al suo ex allievo nel nostro malevolo “campionario”.
Contesta a D’Alema di “mettersi con Salvini, con Grillo e Raggi e con un Berlusconi tiepido sebbene anche lui vendicativo”.
Cerasa contestava a Berlusconi di “mettersi con quelli di Magistratura Democratica”. Ora Ferrara rimprovera a D’Alema di mettersi con Berlusconi.
Pare che si siano divisi lo stesso compito. Ma, quel che è ancor peggio, è Ferrara che con maggior vigore e voluttà sputa pure nel piatto in cui ha mangiato. Il rimprovero che fa a D’Alema che (non) ha “deciso di condurre una onesta vecchiaia vanitosa” ed il fatto che reagisca all’idea del “misconoscimento della propria indispensabilità” sono proposizioni che sprizzano insofferenza e risentimento (sì, proprio risentimento) anche nei confronti di qualcun altro.
Basta. Ci sarebbe dell’altro, non meno acido e poco degno di quello che mi ostino a considerare il livello del personaggio Giuliano Ferrara.
Mi sento un po’ ridicolo nella mia trascurabile, senile quasi solitudine a levare questa voce, a fare questa predica. Ma, convinto che questo referendum servirà anche a far venire fuori molte verità ed a chiarire molti equivoci, sento di dover dire tutto ciò senza remore di sorta, anche se con dolore.
Mauro Mellini