Alcuni anni fa un libro dal titolo originale e brillante con un interminabile elenco di nomi e cognomi di figli, nipoti, cugini, generi, nuore, piazzati in tutto l’apparato del potere amministrativo, economico, politico e parapolitico dai rispettivi genitori, nonni, zii, suoceri, illustrò a quella parte di Italiani che non lo conoscevano (l’altra parte lo conosceva per esperienza diretta, magari senza aver mai provato a trarne una norma di carattere generale) il sistema essenzialmente ereditario del potere a distanza oramai di vari decenni dalla caduta della Monarchia (ereditaria secondo la legge salica) e dall’avvento della Repubblica.
Quel libro, di Goffredo Locatelli e Daniele Martini, era intitolato “Mi manda papà”.
Dire che, sulla base di quella gustosa, interminabile esemplificazione potesse giungersi alla conclusione che la nostra è una Repubblica ereditaria non sarebbe stato e non sarebbe neanche oggi possibile. E’ però una Repubblica in cui qualcuno, “mandato” da qualcun altro è sempre pronto ad occupare poltrone e poltroncine del potere anche di quello politico ed “elettivo”. Ci sono, come ci sono sempre stati i “figli di papà”, che, magari, non c’è nemmeno bisogno che siano “mandati” ad occupare poltrone, perché c’è sempre qualcuno che li va a cercare. Ce ne sono stati nella storia recente e nell’attualità della politica. E, “Trota” a parte, non si può dire che siano risultati i peggiori. Neanche peggio di Papà.
Ma ci sono persone “mandate” da altri mittenti più difficili a circoscrivere, descrivere ed individuare.
C’è un’espressione che ne indica alcuni, magari non troppo abili nell’evitare di evidenziare il proprio mandante: “quello è un uomo di…”. Di un magnate della finanza, di un capomafia, di un boss politico, di un imprenditore fortunato o furbastro, di un amministratore delegato.
Così, in questa nostra Repubblica “fondata sul lavoro”, la mappa del potere si arricchisce con le “denominazioni di origine” di molti personaggi, non tutti necessariamente dei fantocci, perché non si può negare che i “mittenti”, quelli che li hanno mandati ad occupare le poltrone, qualche volta, magari, ci azzeccano.
Tutto questo discorso è la conseguenza dell’impressione che ho provato sentendo la notizia secondo cui, data la necessità di Berlusconi di non abusare della salute ritrovata col difficile intervento chirurgico, “è stato (si è) proposto il successore alla guida di Forza Italia”.
Che sarebbe, poi, Parisi, di cui qualcuno, dotato di un assai scarso senso dell’umorismo e tetragono alle tentazioni scaramantiche, ha subito detto che “per fortuna ha perso a Milano nel ballottaggio per la carica di Sindaco, così è disponibile per questa importante funzione”.
Non sono stato a ricercare negli articoli che seguivano i titoli del nuovo “candidato alla gestione” di Forza Italia, tale apparentemente per propria iniziativa, per vedere se per caso fosse stato, invece, “raccomandato” da qualcuno e comunque come questo Parisi potrebbe aver avuto la spinta a farsi avanti. In fondo è cosa trascurabile. Certo “lo manda” qualcuno. Non sono quelli incarichi la cui occasione si scopre su internet.
Mentre Berlusconi era ancora in una fase non avanzata della sua convalescenza, avevamo avuto da parte di Fedele (?) Confalonieri, il manager della Famiglia Berlusconi del Gruppo Mediaset, una fin troppo chiara indicazione della necessità di “commissariare” Forza Italia con un buon manager (!!!) che la riportasse sul binario perbenista del Patto del Nazareno (lasciando perdere l’impegno per il NO).
Sembra che Berlusconi abbia gelato le “velleità apertamente interventiste” e filo confindustriali del suo vecchio uomo di fiducia. Ne è seguita la conferma dell’impegno per il NO al referendum.
Ora, è venuta la candidatura, asseritamente un’autocandidatura, del “Successore”. Ripeto, manco ero andato a leggere quel che avranno scritto i giornali, per quel che poteva valere. Ma, poi, irritato dal fatto che sulla scena politica del nostro Paese debbano prevalere, oramai apertamente o quasi, questi metodi, ho finito per domandarmi: ma quello lì, chi lo “manda?”. Ed ora c’è pure chi ritiene di poter assicurare che con Parisi, Forza Italia metterebbe la sordina nel suo impegno per il NO, e “aprirebbe” alla “conservazione” di Renzi anche sconfitto al referendum.
Forse Berlusconi ha compiuto il suo ultimo (??!!??) gesto di padre-padrone “nominando” il suo (badante) successore? Non credo che, tutto sommato, non sarebbe il peggio. Il peggio in assoluto però sarebbe che lo abbia “mandato” Confalonieri, proprio per fare da badante al convalescente suo stesso padrone. Oppure c’è stato un “consiglio di Famiglia” dei Berlusconi, come si usava una volta?
Vi dirò che, naturalmente, sono l’ultima persona che può pretendere, nientemeno, di insegnare a Berlusconi ed agli amici di Forza Italia come si sceglie “l’erede” di Berlusconi ed a Forza Italia quello che essa ha da essere.
Ma se non ci liberiamo da questa abitudine ad accettare qualcuno “mandato” da qualcun altro, le cose non potranno andare che come vanno.
Mauro Mellini
P.S. Ho letto giorni fa che certe decisioni per Il Movimento Cinque Stelle sarebbero state prese con l’intervento di Grillo e con quello del Figlio di Casaleggio. Anche da quella parte l’ereditarietà delle cariche non è nemmeno nascosta.