(Quando “intelligence” si traduce “imbecillity”)
Premetto che non me la prenderò a male se non crederete una parola di quanto scrivo e che direte che non sono manco spiritoso ad andarla a raccontare così grossa.
Una signora di Bassano del Grappa (non ne facciamo il nome, almeno per ora) ha deciso di acquistare un tappeto persiano presso una nota casa di vendita di Londra (internet rende abituali acquisti di tal genere) a rate, come convenuto.
Va in banca, l’Unicredit, e fa un bonifico a favore del venditore. Passano i giorni e da Londra le scrivono che i soldi non sono arrivati. Manda i documenti del versamento. La banca la chiama e le snocciola una serie di richieste di informazioni. Di strani “perché?”.
Le viene chiesto se ha affari con la Siria. E viene fuori che i sospetti sono nati perché nella causale del bonifico era usata la parola “persian”.
Frattanto le giunge notizia che allo sbalordito venditore londinese è arrivato un modulo da riempire “sotto la sua responsabilità”, nel quale gli si chiede come mai in Inghilterra disponga di merce venuta nientemeno che dalla Persia, che sarebbe, poi, l’Iran.
Il bonifico bancario è tuttora bloccato. Si sa come vanno certe cose.
C’è un testa di cavolo che fa la cavolata. Ma, poi, ci sono gli altri che, magari perché convinti che non può trattarsi di una cavolata così grande e ridicola, cominciano a domandarsi che deve esserci dell’altro. E se l’altro che c’è, ci deve essere, non lo tirano fuori, perché dire che non è successo niente? Meglio far finta “che si vedrà”, o magari, far finta che la cavolata non sia tale da poterlo dire, così su due piedi.
C’è chi dice che i controlli alle frontiere danneggiano il commercio ed il “made in Italy” e che, piuttosto, contro il terrorismo, bisogna fare dell’“intellegence intereuropea”. Ma l’“intelligence” è spesso “imbecillity”. E da noi forse più che altrove. Alle frontiere non si bloccano le torme di c.d. migranti. Si bloccano i tappeti.
Mauro Mellini