
Scampato per un pelo (grazie alla Procura di Palermo) al suicidio, assicuratosi il primato degli assessori nominati, revocati, sostituiti, vinto il gran premio delle regioni per le catastrofi di bilancio, battuto ogni primato in fatto di rovina economica della Sicilia, assicuratosi l’inamovibilità dalla carica fino a scadenza mandato per comprovata benevolenza della magistratura e per la spinta di autoconservazione dei deputati regionali, Crocetta vuole rilanciare la sua “rivoluzione”.
Una “rivoluzione antimafia”, naturalmente.
Deve aver considerato che, mentre l’antimafia è in crisi, mentre la concorrenza vede tutti gli “eroi” in difficoltà, sia questo il momento per “riemergere”, per farsi notare con qualcosa di così “antimafioso” che di più non si può.
Così ha preannunziato che si metterà a dare la caccia a tutti i “pregiudicati”, gli “indiziati sottoponibili a misure di cosiddetta prevenzione”, cacciandoli dai posti di lavoro, in cui collocare, non c’è bisogno di dirlo, degli “antimafiosi” senza macchia e senza paura (e magari senza pudore). E “testimoni di giustizia”, e parenti di pentiti. Passerà al setaccio tutti gli operai della Forestale e delle altre gestioni regionali.
Quanti ne caccerà? A sentir lui saranno un numero enorme. E che faranno i licenziati dalla Regione perché “in odor di mafia”?
Si uniranno alle folle dei migranti mediorientali ed africani? Si suicideranno?
Cacciati dal posto di lavoro saranno disoccupati. “Disponibili”. A chi? Ma è chiaro alla mafia! Andranno a far parte della manovalanza mafiosa. La mafia, in declino anche per l’aumento dei costi delle varie forme di collaborazione di cui essa ha bisogno, se ne gioverà e ne sarà rinvigorita.
Bravo, Presidente Crocetta! Meno male che non si è suicidato!
Cosa Nostra sentitamente la ringrazia.
15.03.2016 Mauro Mellini