Sì, non sono mancati quelli, dovrei dire tra i miei amici, ma mi dà fastidio, che, da quando ho iniziato ad occuparmi dell’inverecondo caso Varacalli, (il pentito Caselliano assassino sotto protezione, incaricato di indagare sul suo crimine, calunniatore – due anni di ingiusta detenzione – di Francesco Baldussu) mi hanno fatto capire anche senza troppi giri di parole: “ma chi te lo fa fare? Ma alla tua età te le vai sempre a cercare le grane? Che ci guadagni?”.
Tutto ciò non mi è nuovo: si può dire che non ricordo un tempo in cui mi sia mancato questo “conforto morale”. Che ci guadagno? Dico la verità: il caso Varacalli mi ha consentito ieri di mettere a fuoco una figura che, anch’essa da anni, vado tratteggiando nei miei pensieri, nei miei scritti, nelle mie prediche al vento (ma non proprio sempre al vento). Ho scoperto il prototipo dell’”Uomo di Sinistra” di questi anni nel nostro Paese. Anzi, potrei dire: ho scoperto la vera Sinistra, che poi tutto è fuorché Sinistra e tutto fuorché una novità del secolo XXI°. Non è un “guadagno” da poco.
Ieri, un’illuminazione, un lampo ed ecco la figura che cercavo, per farne il modello, per capire tutto un mondo, un modo di ragionare (si fa per dire). Ecco l’on. Davide Mattiello deputato del P.D., ma non iscritto al partito. Non è della corrente di Renzi, anzi, pare che civetti con Civati, però, spiega, “ho sentito il bisogno di dare una mano al “rinnovamento” di Renzi”, benché a chiedere di essere candidato del partito di questi non sia stato lui. E’ il Partito Democratico che lo è andato a cercare al supermercato di “Libera” e simili (…da peste, fame e guerra libera nos Domine).
“E’ stato il P.D. a chiedere al nostro mondo un candidato” e prosegue: “credo nel percorso iniziato con Civati”. Pare che anche nel partito, anzi, soprattutto nel partito, le proteste ed i mugugni per la sua elezione (ecco perché non vogliono il “voto di preferenza”!!!) siano stati più ampii e frequenti che gli apprezzamenti.
Ma questi renziani sono incontentabili.
Nessuno rappresenta meglio di Mattiello la “politica che viene da fuori della politica” che oggi è di moda da quella parte (e non solo). Non si considera uomo del partito, ma, pensate un po’, espressione, addirittura, di un “mondo”. Il “mondo del sociale” in cui, dicono le sue biografie telematiche, Mattiello ha trascorso metà della sua vita. Un “avatar” di Don Ciotti. Un bel mondo, fatto di amministrazione di beni sequestrati alla mafia, di riti religioso-antimafiosi, di intese con magistrati e magistrate.
La vita parlamentare del Nostro non è stata particolarmente brillante. Benché laureato in giurisprudenza, nominato relatore della proposta di legge per la modifica dell’art. 416 ter (voto di scambio) si deve essere impastoiato al punto tale da scontentare gli “antimafia” del suo partito (e di quello di Repubblica etc.) che lo hanno persino accusato di essere troppo “disponibile” alle critiche di Destra.
Ma era solo perché non aveva capito quello che stavano trattando.
Ma torniamo al suo “intervento” nel caso Varacalli.
Presa alla lettera la sua dichiarazione potrebbe anche essere, se non accettabile, innocua, cioè non significare un bel niente o quasi: quello che dicono tutti quelli che poco ne masticano. Ma è chiaro che è saltato su a parlare di pentiti indispettito perché Capezzone aveva “scoperto l’altarino” di quella vergognosa storiaccia, secondo lui da ignorare e basta. Ed è chiaro che quella dichiarazione non è notevole perché priva di significato. E’, invece, espressione di un’ipocrisia tipica e pericolosa che etichetta compiutamente il pensiero (si fa per dire) della Sinistra.
Primo assioma: “i pentiti sono indispensabili”. Lui dice “irrinunciabili”. E lì poteva fermarsi. Il resto sono corollari facilmente deducibili: “bisogna prenderli come sono”, “bisogna dare alle loro dichiarazioni valore di prova”, “bisogna lasciarli commettere, impuniti, nuovi reati”. In una parola: poiché sono “irrinunciabili” debbono essere anche “indelegittimabili”. Dei pentiti “nihil nisi bonum”, come dei defunti.
“Ergo, collega Capezzone del cavolo, stattene zitto e non andare a tirar fuori quel piccolo assassinio nientemeno che di un sardo, che non era altro che un servo pastore…”.
Certo, aggiunge: “Lo Stato ha il dovere di trattare questo strumento (i pentiti) con rigore”: con rigoroso silenzio di tutti…” “ma guai a delegittimare lo strumento” di così alta tecnologia giudiziaria.
Evviva l’ipocrisia! Del resto, che cos’è l’ipocrisia? “L’omaggio che il vizio rende alla virtù” (Voltaire). Con tanti vizi e vizietti di laici e di preti antimafia, di magistrati e di magistrate che “combattono” e, magari “prevengono” aziendalmente e “familiarmente” la criminalità organizzata ed i suoi vizi, pensate che marea di omaggi saranno resi alla virtù!!!
“D’ora in avanti spesso e volentieri”, come diceva G.G. Belli di un tale, teorico del potere temporale, chiameremo “Matteini” l’uomo di Sinistra, “impegnato nel sociale”, pappa e ciccia con i preti televisivi, i magistrati democratici e con le organizzazioni amministratrici di megapatrimoni mafiosi (detti ex mafiosi) sostenitori tutti dei “criteri del rigore nell’utilizzazione dei pentiti”, come tali rigorosamente taciturni davanti alle più rivoltanti mascalzonate dei pentiti e dei loro “gestori”, fautori della necessità della “non delegittimazione”.
Ecco amici, ecco, signori e signore, la “Legalità”, quella che mogli di magistrati e poliziotti vanno ad insegnare nelle scuole.
Legalità, =non delegittimazione. Degli assassini calunniatori.
Capito on. Capezzone?
Mauro Mellini