Se non fosse che la situazione è tragica, ci sarebbe da ridere a vedere i commenti su facebook.
Non perché non siano, presi uno per uno, anche sensati, accorati, malinconici, sofferenti, decisi, determinati, etc.
No.
Perché alla fine quando guardi le cose dall’alto ti accorgi che è sempre una questione culturale, che siamo condizionati da quello che ci hanno insegnato e da quello che viviamo ogni giorno.
Ognuno di noi (compreso il vostro indegno sottoscritto compare) ritiene di avere qualcosa da dire di importante, di unico e di grande (cit.) ma invece dopo il decimo, centesimo commento, siamo tutti inscatolati in idee precostituite, che gli eventi drammatici aiutano solo a tirare fuori.
Poche, pochissime sono le idee rivoluzionarie e innovative, anche volendo spulciare milioni di messaggi e di commenti.
Alla fine mi sono convinto che di fronte ad una tragedia del genere le reazioni dei social network (vero specchio ormai della nostra società) possono essere racchiuse in poche categorie:
– I deboli di colon. Sono quelli che ragionano con la pancia, e allla prima cucchiaiata di fagioli scorreggiano senza pietà. Sono per lo più gentili ed educati, ma basta poco per attivare il guerrafondaio che è in loro. Bombarderebbero subito Siria, Libia, Arabia Saudita e Kamchatka, venendo dai Territori del Nord Ovest. Quando uno di questi finisce nella stanza dei bottoni, la guerra termonucleare è inevitabile
– I cinici senza cuore. Sì vabbè, so’ morti donne e bambini, una strage senza pari, ma non ve l’avevamo detto? Non era chiaro dalla nostra accuratissima analisi socio-politico-culturale che sarebbe successo? Perché ora vi stupite tanto? Cosa vi aspettavate? e proseguono con talmente tante domande retoriche che se si ficcassero al culo tutti i punti interrogativi non ne resterebbe neanche uno a noi per chiederci “ma perché cazzo campano ancora?”
– Gli alloratuisti. Grandissima categoria di stronzi, la più diffusa sulla faccia della terra. Tengono una lista infinita di danni e atrocità commessi da qualsiasi individuo e popolazione della terra, negli ultimi due/tremila anni, in modo che quando succede qualcosa possono imediatamente dire: e allora il bombardamento degli americani in Siria? e i bambini di Gaza? e la strage dei Curdi? e le armi a Bin Ladin? e il terremoto di Messina? e i marò? eh!? eh!? eh!? E annattenaffanculo invece?
– I lacrimosi della domenica. Gente che 364 giorni l’anno c’ha sempre “eeeeehhhhh meo amigo Charlie Brown” come colonna sonora della propria esistenza, che butta di tutto dal finestrino della macchina, che se ne fotte di parcheggiare sul posto degli handicappati, che non paga le tasse, mette le mani al culo alle donne appena gli capita, poi succede una cosa del genere, piazza la faccia lacrimosa, la candela sul davanzale, ma di sottecchi controlla l’amica del cuore per vedere se la tristezza che la pervade finalmente gli consentirà di darle una bottarella. Tanto per consolarsi.
– I soluzionisti. Hanno sempre una spiegazione, una soluzione, un piano, un progetto. Sanno sempre cosa fare, e perché. Se lasciassero a loro l’ONU avrebbero già convocato una sessione plenaria per spiegare come fare. Se potessero parlare con i capi dell’ISIS li convincerebbero che è meglio così invece che cosà. Sanno tutto, ma in fondo non sanno un cazzo, perché la vita è più terribilmente complicata di quello che pensano quattro saputelli di merda.
– Io. In fondo a tutto ci sono sempre io, e voi, ognuno con il vostro io. Io che non so un cazzo, ho solo domande e nessuna risposta. Io che ho già vissuto tutto questo, e speravo di non vederlo più. Io che ho una figlia e vorrei farla vivere in un mondo migliore. Io che ho amici a Parigi, ma anche a Roma, e tanti. Io che in questo momento vorrei solo angoscia, un po’ di vino, voglia di bestemmiare, e mi incazzo perché riesco solo a parlare con le frasi delle canzoni.