Alla fine è arrivata la liberalizzazione degli orari nel commercio. Il lavoro in questo settore martoriato, lo sfruttamento garantito dal Contratto Nazionale del Commercio, la liberalizzazione degli orari e delle aperture introdotte dal decreto Salva-Italia del governo Monti, ma soprattutto i racconti nel segno del ricatto e della precarietà di chi lavora nei grandi centri commerciali, ci impongono di sbarazzarci dei pregiudizi, di afferrare la realtà per quella che è, di combattere per trasformarla. La possibilità degli esercizi commerciali e dei grandi ipermercati di tenere aperto sempre, anche durante le domeniche e i festivi, è stata recepita subito da tutti i soggetti interessati, creando gravissimi problemi per i lavoratori e per le lavoratrici che non hanno più tempo per se stessi e per le proprie famiglie, aggiungendo un ennesimo tassello al puzzle di precarietà, basso salario, difficoltà nella vita di relazione e degli ormai pochissimi diritti per oltre tre milioni addetti del settore. La crisi del commercio non ha nessun collegamento con le aperture e la liberalizzazione degli orari ma nasce dalla mancanza di reddito diretto ed indiretto dei consumatori, ed ecco una prima contraddizione evidente. Le mirabolanti promesse di crescita occupazionale all’indomani del decreto Monti si stanno traducendo oggi in chiusure di migliaia di imprese piccole e grandi, che non reggono la concorrenza, e le nuove assunzioni nella Grande Distribuzione Organizzata sono rimaste lettera morta e si sono tradotte in aumento di carichi di lavoro degli occupati e licenziamenti di massa. I lavoratori della GDO hanno visto aumentare la flessibilità. Insomma, lavorare di più per guadagnare di meno. In un paese che fa i suoi continui richiami alla “sacralità” della famiglia e dove i servizi pubblici non sono attivi spesso neanche il sabato, ed in un settore dove l’80% degli occupati sono di sesso femminile, si evidenzia una terza forte contraddizione. Come può una donna che lavora nel commercio – dove la flessibilità è un elemento imprescindibile e straordinari, festivi obbligatori, orari che cambiano ogni giorno, ferie non concordate sono la normalità – rendere conciliabili i tempi di vita e di cura della famiglia con il proprio lavoro? La contraddizione più manifesta. Finanche il problema del reddito ne esce sconfitto. Le grandi centrali di acquisto che riforniscono le catene della Grande Distribuzione Organizzata dovrebbero fungere da strumento di «razionalizzazione e programmazione delle forniture», in realtà sono un vero e proprio cartello che scarica i suoi effetti sui prezzi al consumo. Le offerte reclamizzate dai volantini pubblicitari danno un grande risalto a prodotti “civetta” per indurre il consumatore a visitare fisicamente il punto vendita e ad effettuare altri acquisti; il risultato finale spesso è molto meno conveniente di quanto si possa immaginare.
Aldo Mucci