Anche i fisici possono tornare utili
Penso che aver vissuto gli effetti di due guerre mondiali, aver provato la mancanza di risorse di ogni tipo abbia predisposto mio nonno a conservare qualsiasi oggetto, in attesa di trovarne un utilizzo alternativo; così sul suo banco di lavoro erano impilate vecchie scatole di biscotti, utilizzate per raccogliere viti, dadi, rondelle a loro volta recuperate da macchinari e attrezzature non più funzionanti. Quando si accorgeva che stavo per buttare un contenitore vuoto nella spazzatura, il nonno era solito dirmi, in dialetto, una frase che si potrebbe tradurre così: ‘Quello tienilo, ché potrebbe tornare utile’.
Questo ricordo è riaffiorato mentre rimuginavo sulla recente visita al CERN, il più grande laboratorio al mondo di fisica delle particelle; una visita entusiasmante che da sola vale il viaggio a Ginevra. Nell’arco di tre ore, che sono davvero volate, ci sono stati presentati gli obiettivi della ricerca e come siano state affrontate e superate le difficoltà nella realizzazione delle attrezzature necessarie.
Un’introduzione di fisica, semplificata per quanto possibile, è stata utile per comprendere e giustificare l’attività del laboratorio; gli sforzi degli scienziati del CERN sono fondamentalmente rivolti verso tre obiettivi: creare condizioni energetiche estreme, in grado di produrre le particelle primordiali, previste dall’attuale modello teorico della fisica delle particelle; cercare tracce dell’antimateria prodotta dal ‘big bang’, la grande esplosione che ha dato origine all’universo; svelare la natura della cosiddetta materia oscura, costituente il 95% della massa dell’universo.
I complessi esperimenti svolti sono finanziati dagli stati membri dell’organizzazione, e gravano sulla collettività in ragione della modestissima cifra di 1,5 € pro capite, ‘bebé compresi’ ha precisato la nostra preparatissima e autorevole guida, un membro dello staff di ricercatori del progetto ATLAS. Costui ci ha condotto nella nostra visita e, mentre descriveva i parametri di funzionamento dei macchinari snocciolando cifre impressionanti, i suoi occhi brillavano; uno sguardo, entusiasta come potrebbe esserlo quello di Obelix di fronte a un cinghiale arrostito, che lasciava percepire tutta la passione dedicata allo studio e alla ricerca. A un certo punto la nostra guida, con espressione divertita, ha ammesso che, nonostante l’immane impiego di risorse, non c’è nessuna certezza di giungere a una conferma sperimentale delle teorie elaborate; ma allora mantenere il CERN è solo uno spreco? In effetti no: è stato necessario costruire impianti in grado di funzionare a temperature prossime allo zero assoluto, in condizioni di vuoto spinto al cui interno vengono sviluppati campi elettrici per mezzo di bobine superconduttive; la progettazione di macchinari tanto prodigiosi ha richiesto lo sviluppo di nuove tecnologie e materiali, che trovano poi un utilizzo pratico in altri ambiti, ad esempio in campo medico.
Dunque credo che sia lecito immaginare il CERN come un immenso giocattolo -di fatto la circonferenza dell’anello in cui vengono accelerate le particelle misura circa 27 km- in grado di divertire e stimolare un gruppo di menti eccelse, nella speranza che queste possano produrre anche qualcosa di utile per gli altri comuni mortali. Perciò, come direbbe il nonno, tutti questi fisici teniamoli pure, potrebbero sempre tornare utili.
Mario Leutner