Con un decreto legge il rottamator-riformatore Matteo Renzi ha messo mano sulla questione giustizia. Come?
“Ovvia, questi processi la vanno troppo per le lunghe. Io lo so per via di quelli del fallimento del mio babbo. E lo sa anche Orlando sì, quello lì, il ministro della Giustizia, che in casa sua se ne parlava sempre per via di una causa della zia investita da un bischero in vespa. E noi li accorciamo. Come? Oh bella, io il codice l’ho visto: c’è sempre scritto: entro trenta giorni, entro venti giorni…. E’ facile no? Si prendono e si “tagliano” è un modo di rottamarli e dove c’è scritto trenta si mette venti, dove c’è scritto venti si mette quindici. E poi tagli gli altri, che li ho fatti accorciare da Orlando, che in queste ose è tanto preciso. Ho incaricato un funzionario di fare la contabilità, questi osi, questi termini risultano accorciati del 24,2%”.
“Oh vi pare poco? Accorciati i tempi dei processi del 24 e passa per cento. L’è una gran bella riforma”.
Questo è il pensiero giuridico processuale di Matteo Renzi e del suo ministro, come si chiama, Orlando.
Accorciando i termini si accorcia la durata dei processi come, riducendo i minuti delle fermate nelle stazioni intermedie si aumenta la velocità dei treni.
Queste cose, sono sicuro, lo capiscono anche il papà di Renzi e la zia di Orlando.
Ma Renzi, lo capisca o no, sa fare come se non lo capisse e si autoesalta per aver “accorciato la durata dei processi”.
Importante è quello che si può gabellare per vero. Che poi dei giudici rinviino le cause ad un paio d’anni più in là, è questione che riguarda quei bischeri.
Tra un paio d’anni va a vedere chi si ricorderà di quello che il rottamatore dice oggi. E poi lui è bravo non tanto a dire bugie, quando a fare dimenticare che l’ha dette.
Anche la democrazie del gradimento ha varie correnti e capacità diverse dei suoi esponenti.
Ma certo Matteo è un caposcuola.
Mauro Mellini – www.giustiziagiusta.info