Facciamo chiarezza su quanto sta avvenendo nei cosidetti progetti #scuolebelle, ne abbiamo il diritto, del resto stiamo parlando di DENARO PUBBLICO. Partiamo dai committenti, (cooperative, srl, spa, etc) i quali accumulano mensilmente, pesanti ritardi nell’assegnazione delle risorse già stanziate dal ministero. Ai lavoratori si dice che le banche hanno semplicemente ritardi “tecnici”. Ma al lavoratore che ha la scadenza del mutuo da pagare, o il carrello da riempire al supermercato, del ritardo tecnico non ne vuol sapere. Altro drammatico problema sta nel fatto che mancano i cosiddetti “rapporti contrattuali” con le singole direzioni didattiche aventi titolo a sottoscrivere i contratti di pulizia e di mantenimento del decoro. Ne consegue che i responsabili dei plessi scolastici ed i responsabili delle aziende appaltanti, non si “capiscono”, non riescono a coordinarsi. Alla fine, chi ne fa le spese è il lavoratore. Ad arricchire il quadro vi sono i comportamenti inaccettabili da parte delle imprese che gestiscono scuolebelle, le quali in alcuni casi non pagano neanche le ore effettivamente lavorate, facendo a volte gli “gnorri” circa il riconoscimento della “fantomatica” BANCA ORE come da contratto sottoscritto al momento dell’assunzione. Una BANCA ORE che somiglia tanto al gioco delle tre carte che mi riporta indietro nel tempo, quando a Palermo in via Roma nei pressi della stazione centrale c’era un tizio con un mini bancarella sulla quale “armeggiavano” abilmente una mano veloce e tre carte: “questa vince, questa perde”Puntate signori, dovè la carta vincente? Che dire poi di Calogero “G”, arrampicato su una scala di tre metri e con un pennello “arrangiato”con del nastro isolante, intento a pitturare, dall’alto dei suoi 61 anni il soffitto? Per fortuna che gli occhi dell’attento Giovanni “B”non lo perdono di vista un minuto. Ma che fine hanno fatto le norme e le centinaia di circolari sulla sicurezza? In Italia la salute e la sicurezza sul lavoro sono regolamentate dal Decreto Legislativo n°81 del 2008 e dalle relative disposizioni correttive. Tutto ciò è oggetto di “disperazione” da parte dei lavoratori che continuano ad essere“marchiati” dalla precarietà e con l’alito del Jobs Act sul collo. Un JobAct che avrebbe dovuto rottamare i vari cococo e quindi i vari precari d’Italia, scrostando le rendite di posizione dei soliti noti. #lavoltabuona come disse Renzi. Gli hashtag (tag utilizzati in alcuni social network) di Renzi sono famosi: #proviamoci – #cominciamoildomani –et. fanno colpo. Questa volta il colpo l’hanno subito i #sempreprecari lavoratori.
Aldo Mucci