di Agostino Spataro *
Quel che propongo non è un saggio, nemmeno un articolo, ma una “tabella” contenente i dati relativi alla produzione e alle riserve petrolifere dei principali Paesi che, nell’ultimo ventennio, sono stati coinvolti, come vittime o promotori, in questa sorta di “guerra infinita” che sta sconquassando il Medio Oriente e provocando pericolose tensioni in Europa e nel Mediterraneo.
L’intento è di rendere meglio l’idea del perché i principali Paesi detentori delle più grandi riserve petrolifere (Venezuela, Libia, Iran, Iraq, Siria, Russia) siano stati inseriti nella “lista nera” e soggetti ad attacchi di ogni tipo, anche militari.
Da notare che ad attaccare non sono stati tutti gli Stati membri della Nato ma solo alcuni, soprattutto quelli cui appartengono le principali multinazionali del petrolio ovvero: Usa, Francia, Gran Bretagna, Spagna e, purtroppo, anche Italia.
Nei giorni scorsi, nella “lista” è stato inserito il Venezuela, bollato con decreto del presidente Obama come una minaccia per la sicurezza nazionale degli Usa.
Ovviamente, nessuno crede a questa boutade che, in realtà, rafforza il sospetto di una nuova, pericolosa ingerenza mirata ad assumere il controllo della più grande riserva petrolifera del mondo che- come si evidenzia nella tabella- corrisponde a una previsione di 300 anni di produzione ai livelli attuali. Tre secoli! Dopo viene la Libia con 139 anni, ecc. ecc.
Insomma, un boccone troppo ghiotto in tempi di esaurimento delle riserve proprie che non si vuole lasciare al popolo venezuelano, unico e legittimo proprietario, per il suo sviluppo economico e civile. Siamo all’apertura di un fronte di destabilizzazione, di guerra anche in America latina?
C’è da sperare che la reazione, forte e unitaria, dei paesi dell’Unasur dissuada, faccia rinsavire i governanti Usa, come sembra stiano facendo rispetto alla disastrosa guerra provocata contro la Siria con il cui presidente (Bashara Assad) -a detta di Kerry- si vuole negoziare, dopo quattro anni di morte e di rovina che hanno provocato circa 200.000 vittime e diversi (dieci?) milioni di profughi. Meglio tardi che mai! E qui mi fermo lasciandovi alla tabella per ogni eventuale deduzione. (a.s.)
PETROLIO- 2013: PRINCIPALI PAESI PER RISERVE E ANNI DI PRODUZIONE
PAESE | Produzione (x1000 bg) | Riserve (mln barili) | Riserve (anni) |
MONDO | 87.342 | 1.658.106 | 52 |
Venezuela | 2.722 | 297.740 | 300 |
Libia | 953 | 48.470 | 139 |
Iran | 3.194 | 157.300 | 135 |
Iraq | 3.031 | 140.300 | 122 |
Siria | 56 | n.d. | 122 |
Canada | 3.962 | 173.200 | 120 |
Kuwait | 3.109 | 104.000 | 92 |
E.A.U. | 3.570 | 97.800 | 75 |
Messico | 2.920 | 10.264 | 10 |
Arabia Saudita | 11.570 | 268.350 | 64 |
Nigeria | 2.459 | 37.140 | 41 |
Russia | 10.877 | 80.000 | 20 |
Cina | 4.177 | 24.376 | 16 |
Usa | 10.297 | 36.665 | 10 |
Area MENA | 31.477 | 869.623 | 76 |
Fonte: nostra elaborazione su dati“ World Oil and Gas Rewiew- ENI- 2014”
17 marzo 2015. / *Direttore: www.infomedi.it
Nota: la “produzione” è indicata in migliaia di barili/giorno; le “riserve” in milioni di barili.