Mercoledì 11 febbraio a Minsk, in Bielorussia. E’ la data stabilita per quello che sembra l’incontro dell’ultima spiaggia per fermare la violenza in Ucraina.
Ora c’è un debole cessate il fuoco ma quante speranze ha la coppia franco tedesca formata dalla cancelliera Merkel ed il Presidente Hollande di portare a buon fine la loro missione di pacificatori tra Russia ed Ucraina? L’Ucraina teme il proprio vicino che attraversa la frontiera senza porsi problemi ma il Presidente Poroschenko ha un margine di manovra limitato. Il piano di pace è stato trattato tra la Merkel e Putin prima di essere inviato al Presidente ucraino Porochenko ed a François Hollande.
Mentre gli scambi diplomatici per trovare una soluzione si accelerano, la situazione sul posto è poco rassicurante. Le truppe filorusse non nascondono di voler prendere terreno e Kiev vuole riprenderne. Anche il corridoio umanitario è stato chiuso, un brutto presagio.
La Germania è molto, troppo vicina alla Russia per non essere preoccupata dalle conseguenze di un conflitto alle sue porte ed è quindi comprensibile che la cancelliera abbia fatto un breve soggiorno a Kiev per manifestare la solidarietà dell’Europa, solidarietà certo un po’ tardiva, e sottolineare il ruolo della Germania nella ricerca di una soluzione diplomatica al conflitto. Peraltro la Merkel e Putin hanno molte ragioni in più degli altri di comprendersi. La Merkel è cresciuta in quella Germania comunista dove Putin si trovava per conto del KGB. Entrambi parlano russo e tedesco. E’ possibile quindi che la leader tedesca possa meglio capire la mentalità del presidente russo e la realtà del suo paese. Possibile ma non certo. Vladimir Putin resta enigmatico quanto il suo omologo Petro Porochenko.
L’atteggiamento della Germania nei confronti della Russia è sempre stato un po’ ambiguo. Se la Merkel ha dato una svolta alla politica tedesca nei confronti del vicino criticando il regime di Putin e chiedendo almeno un po’ di rispetto per i diritti umani quando è salita al potere nel 2005, non va dimenticato che il suo predecessore Gerhard Schröder aveva dimostrato simpatia per Putin ottenendo in cambio un lussuoso posto alla Gazprom. Appena lasciato il posto di cancelliere, Schröder è diventato niente di meno presidente del consiglio di sorveglianza di Gazprom, il gigante russo dell’ energia. Un premio per sette anni di “cecità” durante i quali Schröder ha fatto sì che la Germania non si mostrasse critica nei confronti della Russia a differenza degli altri paesi occidentali. Il cancelliere non disturbò mai Putin tacciandolo di imperialista autoritario, si guardò bene di accennare ai crimini di guerra dell’armata russa in Cecenia. E’ rimasta nota una conferenza stampa in Germania, alla quale partecipò anche Vladimir Putin «Non c’ è guerra in Cecenia, tutto a Grozny è normale». E questo è solo uno dei tanti esempi di “cecità diplomatica”. E fu molto felice Schröder di firmare a pochi giorni dalle elezioni del 2005 un accordo “storico” tra Russia e Germania, ossia il contratto per il gasdotto sottomarino dalla Russia alla Germania.
Questa è la pesante eredità lasciata alla cancelliera Merkel che un po’ sperava nel liberale Dmitri Medvedev, sul quale ha comunque sempre aleggiato l’imponente ombra di Putin, ma ha poi dovuto “rassegnarsi” per non disturbare i potenti affaristi tedeschi ormai impegnati in Russia.
Che la Russia di Putin faccia girare in tondo la diplomazia tedesca?
Il dubbio è lecito. Anche il Ministro degli Affari Esteri Frank-Walter Steinmeier auspicava uno stretto partenariato con Mosca, e questo nel recente 2013 ma anche lui ha avuto le sue delusioni poiché Putin non ha rispettato nessuna promessa. Intanto, dall’inizio dell’anno la Merkel si è intrattenuta telefonicamente con Putin più di una trentina di volte, a diversi e bilateralmente. Ogni volta ha cercato di convincere Putin di far pressione sui ribelli pro-russi e di accettare una soluzione politica, con il risultato che il leader si è sempre detto favorevole ad una trattativa pur rigettando la colpa su Kiev. Ed ogni volta ha fatto l’esatto contrario di quanto ha dichiarato.
Da parte sua Petro Porochenko non si esprime sul piano franco-tedesco. Non l’ha fatto neanche a Monaco, dove il Ministro russo degli Affari Esteri, Sergueï Lavrov ha sì sprecato due parole sull’iniziativa franco-tedesca ma si è soprattutto scagliato contro il governo di Kiev e contro Washington. Ha addirittura accusato l’Occidente di inerzia nei confronti della “eradicazione degli Ebrei e dei Russi” secondo lui in corso in Ucraina. In risposta John Kerry ha dichiarato: “La Russia cerca di cambiare fondamentalmente il paesaggio della sicurezza in Europa centrale ed orientale”.
Mentre ognuno dice la sua, le forze armate di Kiev sono male armate per affrontare il conflitto e nelle discussioni diplomatiche viene spesso messo sul tavolo il quesito “bisogna armare l’Ucraina perché eserciti il suo diritto a difendersi”. In realtà nessuno ne ha voglia per il timore di un’escalation del conflitto e Mosca ha già minacciato eventuali rappresaglie. La cancelliera Merkel ha diplomaticamente dichiarato : “Non vedo come un migliore equipaggiamento delle forze armate ucraine potrebbe impressionare il presidente Putin”.
E’ trascorso poco più di anno dalle manifestazioni di Maidan a Kiev. L’Europa ha tentennato eppure le sommosse sono iniziate proprio dopo la sospensione da parte del governo ucraino della firma dell’accordo di libero scambio con l’UE. Gli appelli da Kiev affinché la stessa Unione Europea si esprimesse con decisione sono stati praticamente inutili ed ora si cerca di correre ai ripari.
Ora che gli scontri tra i ribelli filorussi e le forze ucraine nell’Est del paese hanno fatto già centinaia di morti dall’inizio di quest’anno e che dall’inizio del conflitto si contano 5.300 vittime, senza contare i rifugiati che ogni giorno cercano di evacuare città come Debaltseve, città sotto il controllo ucraino ma circondata dai ribelli filorussi e dove i combattimenti si intensificano.
Alle porte dell’Europa si consuma una tragedia, la gente non ha più di che sfamarsi, i bambini vengono “protetti” in bunker sotterranei… già ma la Russia tiene l’Europa con il gas!
Luisa Pace