Oggi era la prima giornata mondiale “Urgenza Kobane” ed è stato un sabato di manifestazioni in sostegno dei combattenti curdi che difendono la città di Kobane al confine turco-siriano, assediata da settimane dai militanti dell’ISIS.
Hanno manifestato a migliaia, dalla Turchia all’Europa per smuovere le coscienze internazionali.
La terza città curda per importanza è diventata un simbolo “Kobane simbolo della resistenza curda”.
La Turchia, il paese più criticato
In Turchia le manifestazioni organizzate dal Partito democratico del popolo, l’HDP, hanno visto sostenitori radunarsi in diverse città e principalmente a Diyarbakir, la “capitale” della zona curda in Turchia, con 15.000 partecipanti che hanno sfilato pacificamente. Solo alcuni gruppi hanno lanciato pietre contro la polizia antisommossa durante la dispersione della manifestazione. Un po’ più violenta la manifestazione di Hakkari mentre ad Istanbul la manifestazione si è svolta nell’emblematica piazza Taksim che ha già visto le contestazioni turche del 2013.
Attraverso l’Europa Bruxelles, Londra, Monaco, Amburgo, Parigi, Lione, Berna, Bologna, Milano, Roma, Oslo, Stoccolma, Copenaghen… hanno dato voce ha chi si insorge contro il massacro di Kobane ma anche contro le esazioni dell’IS in Iraq.
A Parigi i manifestanti si sono ritrovati a Bastille ma circa 500 curdi hanno manifestato anche vicino al palazzo dell’Eliseo per denunciare “L’inazione della comunità internazionale”.
Kobane spina nel Fianco di Erdogan
Inazione è dir poco. Ieri, il Presidente turco Erdogan, di passaggio ha Parigi, si è lamentato con il Presidente Hollande del fatto che la Coalizione concentra i bombardamenti solo su Kobane: “Si parla solo di Kobane che è alla frontiera turca e dove non c’è quasi più nessuno a parte 2.000 combattenti”. E’ chiaro che Erdogan preferirebbe che si parlasse di altre città curde in Siria come Adlib o Aleppo. E’ chiaro anche l’atteggiamento del governo turco nei confronti dei curdi e della città che vedono dalla frontiera ad occhio nudo non può non infiammare gli animi. Finalmente Erdogan ha permesso il passaggio della frontiera turco-siriana ai peshmerga kurdo-irakeni per andare a combattere a Kobane. Non avrebbe potuto trattenerli di più senza rischiare una vera rivolta dei curdi e di reazioni del PKK.
François Hollande gli ha risposto: “Erdogan ha ragione, non c’è solo Kobane. Oggi altre città sono minacciate dall’ISIS in Siria. In questo momento la città chiave è Aleppo. Tuttavia, anche se Kobane è svuotata della sua popolazione, bisogna apportarle i rinforzi necessari e per questo contiamo sulla Turchia”.
Una risposta “inutile”.
La Turchia continuerà a guardare con o senza binocolo e la comunità internazionale capirà come reagire quando non ci sarà più nessuno, neanche l’ultimo combattente di Kobane.
Luisa Pace
(Foto di Alessandro Caviglione)