di Agostino Spataro
Le terribili notizie che giungono dal Medio Oriente creano sgomento nell’opinione pubblica. Oltre alle stragi e alla pericolosa destabilizzazione della regione, questa strana guerra dell’IS sta provocando un’ondata di odio antioccidentale e rinfocolando la mai sopita tendenza all’islamofobia che, certo, lasceranno il segno nelle relazioni euro- arabe. Peccato. Fino a qualche tempo fa, si operò da ambo le parti , e con qualche risultato, per rafforzare la convivenza pacifica mediante la cooperazione economica e culturale fra Italia, Europa e Mondo arabo, anche sul terreno del dialogo inter-religioso.
Un caso esemplare (anche se travagliato) fu quello della costruzione a Roma, sede del Vaticano capitale della cristianità, della più grande moschea d’Occidente. Com’è noto, anche noi del Pci demmo un significativo contributo per renderla possibile: desidero ricordare in particolare, l’impegno profuso dal sindaco di Roma, on. Ugo Vetere, e di un gruppo di parlamentari del dirigenti dell’Associazione nazionale di amicizia italo-araba. Un contributo “incredibile” il nostro, e, forse, perciò più gradito, apprezzato dal principe Amini, massima autorità islamica allora operante in Italia. Il progetto della moschea era frutto del dialogo con il mondo arabo portato avanti, in Italia, da un vasto schieramento di forze politiche, sindacali e culturali.
Comprese diverse componenti del mondo cattolico che, sulla scia del percorso tracciato da Aldo Moro, da Giorgio La Pira, s’impegnarono attivamente in quel grandioso sforzo di pace e di cooperazione. Oggi, i rapporti fra i due mondi sono cambiati, volgono verso il conflitto, la guerra. La maledizione della “guerra fra le civiltà” aleggia sopra gli ignari popoli. I fanatici non mancano, da ambo le parti: due agguerrite minoranze (razzista in Occidente e integralista in Oriente) vorrebbero imporre a due sterminate maggioranze il loro disastroso punto di vista. Con soddisfazione dei mercanti di armi e di petrolio e di certe banche che ne regolano gli affari. Queste cose le abbiamo dette e scritte per tempo, per avvertire di tali pericoli. Purtroppo, stanno prevalendo le intolleranze, i biechi interessi di pochi. Ci siamo illusi? Sbagliammo?
Questo, oggi, è il nostro cruccio. In coscienza, credo proprio di no. Poiché agimmo in ossequio al dettato della nostra Costituzione, democratica e antifascista, e in sintonia con la tradizione umanitaria, solidaristica, pacifista della sinistra italiana. Il problema, semmai, insorge ogni qual volta viene negata la medesima reciprocità di trattamento alle persone e/o ai culti di fede diversa dall’Islam e alle varie espressioni del pensiero laico. Il discorso potrebbe continuare, ma mi fermo per andare ad una mia nota che un pò rende l’idea di tali rapporti, della loro cordialità, della comprensione reciproca, dello spirito di libertà, nostra e altrui, cui un po’ tutti si anelava.
Quando un ateo favorisce la costruzione di una moschea
“Un giorno fui invitato per un colloquio dal principe Abdelghassem Amini, aristocratico afghano e persona di fiducia dei sauditi e, in quanto tale, presidente del Centro culturale islamico d’Italia intestatario del progetto di costruzione della moschea di Roma, la più grande d’Europa. L’andai a trovare nel suo ufficio. Dopo il caffè e un po’ di convenevoli, mi rivolse alcune domande a bruciapelo. “Lei è un deputato del Pci? ” “Certamente”, risposi. “Perciò è un marxista?” “Sicuro”. “Voglio dire ateo?” “Si, sono ateo”. Domande pleonastiche le sue (sapeva benissimo chi fossi), propedeutiche a quella più impegnativa: “Allora mi spieghi perché un ateo, com’è lei si dichiara, si è tanto adoperato per favorire, consentire la realizzazione della moschea? “ Il principe non si capacitava di tanta (mia) “incoerenza” o forse immaginava i comunisti come orde di barbari dediti alla distruzione dei luoghi di culto. Lo assicurai che, in generale sono una persona rispettosa dei sentimenti religiosi autentici, e che nel caso della moschea di Roma, mi ero semplicemente adoperato, da deputato comunista, per garantire ai lavoratori, ai credenti di religione islamica il diritto ad avere un luogo di raccoglimento e d’incontro. Esattamente come postula la nostra Costituzione per tutte le religioni, purché non s’ingeriscano nella politica e negli affari di Stato.
Il principe mi strinse entrambe le mani e mi volle insignire di una medaglia e regalare un bellissimo esemplare del Corano, che conservo gelosamente, con una sua dedica riconoscente: “All’on. Agostino Spataro…per tutto l’aiuto che ha dato all’Islam”. Aggiunse: “Lo consideri un passaporto sempre valido…” Insomma, c’eravamo capiti. Purtroppo, col tempo, ho dovuto costatare che da parte di certi settori islamici radicali non ci sono né tolleranza né reciprocità di comportamento nei confronti dei diritti fondamentali delle persone di altre religioni e, ancor meno, verso i non credenti. E tutto ciò mi amareggia assai.”
(nel mio “Il giardino d’Oriente”- http://www.lafeltrinelli.it/libri/spataro-agostino/pensieri-corti/9788891078278) La dedica del principe Amini