Quinto “episodio” dei videomessaggi che l’ISIS ha fatto registrare all’inglese John Cantlie, il giornalista britannico rapito due anni fa in Siria. Si tratta del quinto su sette messaggi promessi dai suoi rapitori.
Il primo messaggio era una “solo” una macabra anticipazione.
In tutti i video Cantlie indossa la stessa tuta arancione dei due americani Jim Foley e Steven Sotloff, del cooperante scozzese David Haines e dell’umanitario inglese Alan Henning, tutti decapitati dal boia dell’ISIS conosciuto come John l’inglese.
Il raffronto dei video sembra nuovamente dimostrare che sono stati registrati nello stesso giorno.
Questa volta John Cantlie ha raccontato la propria esperienza con altri prigionieri come Dan, dalla Danimarca e Antony dalla Germania, paesi che sembrano non aver accettato di portare avanti trattative. Secondo Cantlie ci sarebbero state alcune negoziazioni sotterranee. Eppure prigionieri provenienti da Danimarca, Germania e Spagna sono stati liberati. Secondo Cantlie, il governo americano e quello britannico avrebbero fatto ostruzionismo.
Cantlie legge alcuni presunti messaggi e-mail delle famiglie dei prigionieri che si sono lamentati con il governo americano accusandolo di restare inerme di fronte alla sorte dei prigionieri.
Come negli altri video Cantlie è costretto a rivelare “verità scomode” che hanno portato alla decapitazione dei suoi compagni di prigionia pur affermando che lo Stato Islamico li ha trattati bene anche se alcuni di loro hanno cercato di fuggire dai loro carcerieri.
“Hanno ricevuto libri, giochi ricreativi… non hanno vissuto male”. Sono stati trattati bene tranne che non abbiano cercato di fuggire ed in quel caso hanno subito lo stesso trattamento che gli americani hanno riservato ai prigionieri musulmani che tentavano la fuga, ossia la tortura del waterboarding.
Il primo ad andarsene è stato il giornalista spagnolo Marcus Marjuneris nel febbraio 2014. I mujaheddin poi hanno fatto la loro prima mossa forte sparando ad uno dei prigionieri, un russo. Il messaggio era chiaro: non si scherza quando si tratta di negoziati. Altri due giornalisti spagnoli e quattro francesi sono stati rilasciati alla fine di aprile. I loro Governi avevano soddisfatto el condizioni del loro rilascio.
Secondo quanto viene fatto dire a Cantlie era chiaro che c’era qualcosa di diverso per gli inglesi e gli americani per i quali i Governi avevano fatto ostruzionismo.
“Abbiamo creduto che i nostri governi ci avrebbero fatti uscire da questa situazione, così abbiamo aspettato mentre tutti gli altri tornavano a casa dai loro cari”.
Infine ci sono stai i movimenti di maggio. Un video, lettere, una registrazione audio. Lo Stato Islamico chiedeva il rilascio dei prigionieri musulmani e il loro trasferimento al Califfato. Sembrava molto complicato. Ci doveva essere una trattativa in corso. Ma era chiaro che i prigionieri erano in pericolo.
“Vorrei assicurare il rilascio di Aafia Siddiqui se potessi. Sembra che vi preoccupiate per la sua libertà. Avrete sicuramente visto la notizia. Il nostro governo è un disastro. Non sarà di aiuto”.
Aafia Siddiqui, detta lady al-Qaeda è una figura del jihadismo dopo aver attentato alla vita di ufficiali americani in Pakistan. Diventata un’icona dal suo arresto, suscita l’interesse dello Stato Islamico che tiene ad averla tra i suoi ranghi.
Non è la prima volta che terroristi tentano di ricattare gli Stati Uniti chiedendo il rilascio della Siddiqui. La donna, dopo essere emigrata negli Stati Uniti nel 1990 dove ha ottenuto un dottorato di ricerca, nel 2003 era tornata in Pakistan. Accusata di reati terroristici, compresi l’aggressione ed il tentato omicidio di un capitano dell’esercito statunitense, è stata condannata ad 86 anni di carcere. La donna ha sempre proclamato la propria innocenza ed è per questo diventata un simbolo di vittimizzazione da parte del Governo americano.
Già in precedenza trattative di scambio di ostaggio per la prigioniera erano andate a vuoto concludendosi con la morte degli ostaggi stessi.
Cantlie dà appuntamento al prossimo video.
Luisa Pace