Chi sono i matti? A sentire Alberta Basaglia, di certo non quelli che vivevano nei manicomi, sotto tortura ed elettrochoc e che suo padre ha liberato. Franco Basaglia fu l’autore della legge 180, che aboliva i manicomi, e l’Italia si spaccò, tra chi voleva i pazzi rinchiusi e chi invece era per la loro libertà, tante famiglie se li trovarono in casa, parenti che non li riconoscevano nemmeno, la verità è che non siamo un paese per deboli e non sappiamo accudirli. La figlia di Basaglia racconta che i matti gli venivano a casa, per gratitudine al papà, per un caffè, per una sigaretta, non ha mai sentito storie così belle come quelle che le hanno raccontato loro, non facevano paura e volevano essere chiamati proprio così, matti. Altro che fantasia trascinata a fatica e indolenza. Il padre diceva “un manicomio si può distruggere, ma dopo in un paese come questo non so cosa possa succedere”.
Matto lo è sicuramente Brunello Cucinelli. Il re del Cashmere italiano. Uno che chiama le figlie e gli dice che l’azienda la cede, saranno loro a gestirla, ma a patto che non cambi, che non facciano strategie strane, e che non si porti a fare percorsi che facciano perdere posti di lavoro, tutelare chi lavora lì. Il suo ragionamento è stato semplice, l’azienda si fonda sull’attaccamento di chi viene a lavorarci. Tre anni fa, per gratitudine del lavoro svolto regalò un premio extra di seimila euro a ogni dipendente. La sua filosofia è semplice, l’uomo è felice di lavorare se è felice anche di godersi la famiglia, per questo pretende che alle 18 in punto, qualsiasi sia la situazione aziendale, tutti, proprio tutti, vadano a casa dai propri cari.
E che dire di Gino Strada? In un suo ospedale a Kabul, in Afghanistan, un suo dottore dice che sono fiorite le rose. La mattina l’aria dell’ospedale è invasa da un profumo avvolgente, contro le asperità, un fiore così delicato. Un fiore delicato che come le creature che vivono lì è facilmente estirpabile, ma se lo lasci vivo resiste. Andrebbero lasciati vivi quei bambini che vivono in queste zone maledette per loro. Invece no: “ogni giorno arrivano in media 10 bambini feriti”, da cosa? Da tutto, gli sparano addosso, saltano su mine antiuomo. Eppure Gino e i suoi dottori non mollano e non molleranno mai. Se non sono matti loro, chi è più matto? A me per trovare una risposta, viene in mente una bella canzone di Simone Cristicchi.
I matti so la smorfia un pò sdentata de le strade de città
pe ricordà a chi se pija troppo sur serio che male strano che è la normalità,
che brutto male che è la normalità.
C’hanno provato un sacco de dottori a decifrà quer gran mistero der cervello
si tu me chiedi chi so’ i veri malati, dipenne da che parte chiudi quer cancello
dipenne da che parte chiudi quer cancello.
I matti me sa che sete voi, che nun ridete e sete sempre così seri,
e state chiusi tutto er giorno in un ufficio, mentre la vita ve saluta da de fori,
e state chiusi in questo granne manicomio, mentre la vita ve cojona da de fori.
Matto lo è sicuramente Brunello Cucinelli. Il re del Cashmere italiano. Uno che chiama le figlie e gli dice che l’azienda la cede, saranno loro a gestirla, ma a patto che non cambi, che non facciano strategie strane, e che non si porti a fare percorsi che facciano perdere posti di lavoro, tutelare chi lavora lì. Il suo ragionamento è stato semplice, l’azienda si fonda sull’attaccamento di chi viene a lavorarci. Tre anni fa, per gratitudine del lavoro svolto regalò un premio extra di seimila euro a ogni dipendente. La sua filosofia è semplice, l’uomo è felice di lavorare se è felice anche di godersi la famiglia, per questo pretende che alle 18 in punto, qualsiasi sia la situazione aziendale, tutti, proprio tutti, vadano a casa dai propri cari.
E che dire di Gino Strada? In un suo ospedale a Kabul, in Afghanistan, un suo dottore dice che sono fiorite le rose. La mattina l’aria dell’ospedale è invasa da un profumo avvolgente, contro le asperità, un fiore così delicato. Un fiore delicato che come le creature che vivono lì è facilmente estirpabile, ma se lo lasci vivo resiste. Andrebbero lasciati vivi quei bambini che vivono in queste zone maledette per loro. Invece no: “ogni giorno arrivano in media 10 bambini feriti”, da cosa? Da tutto, gli sparano addosso, saltano su mine antiuomo. Eppure Gino e i suoi dottori non mollano e non molleranno mai. Se non sono matti loro, chi è più matto? A me per trovare una risposta, viene in mente una bella canzone di Simone Cristicchi.
I matti so la smorfia un pò sdentata de le strade de città
pe ricordà a chi se pija troppo sur serio che male strano che è la normalità,
che brutto male che è la normalità.
C’hanno provato un sacco de dottori a decifrà quer gran mistero der cervello
si tu me chiedi chi so’ i veri malati, dipenne da che parte chiudi quer cancello
dipenne da che parte chiudi quer cancello.
I matti me sa che sete voi, che nun ridete e sete sempre così seri,
e state chiusi tutto er giorno in un ufficio, mentre la vita ve saluta da de fori,
e state chiusi in questo granne manicomio, mentre la vita ve cojona da de fori.
Zan zan. Per dirla a metà tra un bambino dispettoso e un matto, ora trovate una risposta