Parlando di droga, il prefetto di Perugia Reppucci aveva preso di mira le famiglie. Intervenendo ad una conferenza stampa assieme ad altri esponenti delle forze dell’ordine era stato durissimo. “Il cancro sta nelle famiglie, se una madre non si accorge che il figlio si droga ha fallito, si deve solo suicidare”. In un lungo discorso, il rappresentante del governo ha detto che il problema della lotta alla droga non può essere caricato esclusivamente sulle forze di polizia. ”Noi non possiamo fare da badanti e tutori al posto delle famiglie, ed ancora: “se uno mette al mondo dei figli poi deve stare attento a quello che fanno. Se io avessi un figlio e lo vedessi per strada con la bottiglia in mano lo prenderei a schiaffi. Uno che beve per strada imbambolato io non lo accetto proprio”.
La conferenza stampa era stata convocata anche per discutere del servizio della trasmissione “Anno Uno” sullo spaccio di droga a Perugia. Le parole del prefetto hanno suscitando un’ondata di indignazione. Il primo a prendere le distante dal prefetto era stata il procuratore della Repubblica di Perugia Antonella Duchini, la quale si dissociava in maniera netta dalle affermazioni del prefetto specialmente quando spera che i padri taglino le teste ai figli che assumono droga, quando il prefetto “anno zero” sostiene che “il cancro è lì nelle famiglie, e se la mamma non si accorge che suo figlio si droga è una mamma fallita e si deve solo suicidare”.
Le tematiche afferenti al consumo di sostanze stupefacenti sono complesse e riguardano sia l’aspetto della repressione che quello della prevenzione attraverso politiche sociali rivolte alle famiglie, che non devono sentirsi isolate ma piuttosto supportate e coinvolte”. Se il prefetto di Perugia “ex per fortuna”avesse letto qualcosina di più, ad esempio la storia di “L”, una madre che si rivolge direttamente ai magistrati “Vi prego, aiutateci, non sappiamo più a chi rivolgerci”. Ed ancora:”nostro figlio ha bisogno di essere trattato in una struttura in grado di curare sia la sua tossicodipendenza, i carabinieri, la polizia, fanno quel che possono, ma sono un supporto sociale”. Bastava leggere la storia di “C” la mamma coraggio di Lodi. Il figlio minorenne nascondeva droga nella cameretta e forse la spacciava. Si è rivolta alla polizia chiedendo aiuto. “Sono caduta dalle nuvole, non me lo aspettavo” disse tra le lacrime ai funzionari della Questura.
Madre coraggio, di fronte alla drammatica scoperta della droga ha deciso di mettere alle strette il figlio. Parlare infatti serve a poco, occorrono l’opera e la collaborazione di tutti, soprattutto dei giovani, per poter ancora sperare di riuscire a realizzare, una società futura sana ed equilibrata, dove lo spettro della droga sia soltanto un brutto sogno ormai dimenticato. Suggerisco al prefetto di leggersi la vita di San Francesco, soffermandosi a riflettere su una frase: “Fai attenzione a come pensi e a come parli, perché può trasformarsi nella profezia della tua vita”.
Aldo Mucci