No! “No” è la prima reazione alla notizia della sparatoria di Bruxelles. “No” per tanti, troppi motivi.
Perché il terrorismo è sempre in agguato, arriva infido ed inatteso e colpisce chi passa di lì per caso. Non hai un nemico diretto, non ti batti da uomo a uomo. Perché il terrorismo non è solo quello che minaccia attentati catastrofici è anche quello che fa poche vittime. Poche ma sempre troppe.
All’ora in cui scrivo si brancola ancora nel buio sugli autori della sparatoria. Ma anche se fosse opera di qualche folle isolato alla Brievik – che nel luglio 2011 uccise 77 persone in Norvegia – sempre terrorismo è.
La sparatoria al Museo ebraico di Bruxelles di sabato è la goccia che fa traboccare il vaso. Non so chi sia stato. Mi viene istintivo legarlo alla situazione politica alla vigilia delle elezioni europee. Mi viene ancora più istintivo legarlo alla stupidità umana che non ha limiti. Cosa succede al mondo? Perché tanta aggressività? E non parlo dell’aggressività dei terroristi, parlo di quella della gente comune, fintamente colta, fintamente votata a battaglie che restano miseramente di parte, che non fanno altro che opporre ancor di più.
Il Museo ebraico: un simbolo. Soltanto un simbolo perché non è detto che sia frequentato solo da ebrei… anzi, spesso i musei ebraici servono da “libro di storia” per chi vuole saperne di più. Gli ebrei generalmente conoscono la propria storia e sanno che può sempre ricominciare. Ed è già ricominciata. Forse non è mai finita.
Il flagello del pensiero unico
Un simbolo perché gli ebrei sono presi di mira come simbolo. L’antisemitismo si è trasformato in antisionismo. L’antiamericanismo aiuta chi vuol prendersela con gli ebrei. E figuriamoci.
Vogliamo essere politicamente corretti? Allora dobbiamo essere tutti antiamericani ed antisionisti. E cosa incarna l’ebreo per i benpensanti di sinistra (quanto mi duole dirlo perché io stessa mi sono sempre considerata di sinistra)? Incarna la superpotenza, incarna i soldi, incarna il potere militare.
Basta! Oggi voglio essere politicamente scorretta perché sono stanca di tacere.
Sono assolutamente contro la politica di Netanyau ma non per questo sposo le teorie di coloro che considerano gli israeliani dei macellai. Anzi, ritengo stupida questa teoria che fa il giro del mondo dei pacifisti da tavolino. Anche tra gli israeliani c’è chi lotta per la pace. Anche fra i palestinesi che chi stringe la mano dell’amico ebreo. Parentesi: conosco Israele e Palestina, ci sono stata e non da turista.
Un paio di anni fa sono intervenuta ad un congresso di fronte a giovani studenti universitari. Si parlava di geografia e di frontiere. A me è toccato Israele. Argomento scivoloso ma che bella occasione parlare di fronte a dei giovani. Il quadro della situazione lo sappiamo, sappiamo del muro, sappiamo della folle politica di colonizzazione… Nessuno nega queste questioni. Le ho ammesse ma ho voluto citare anche quello che non fa i titoli dei giornali. Gli ospedali dove medici israeliani e palestinesi curano i malati senza chiedere loro la carta d’identità. Le associazioni pacifiste. I ragazzi che non vogliono più fare i militari… Mi hanno ascoltata. A loro il compito di approfondire, di verificare o no. Ma non poteva andare tutto liscio… Dopo di me è intervenuto un giornalista e geografo francese, aveva il suo tema da spiegare. No! Ha dovuto riprendere il mio per correggerlo e dire alla platea che Israele sta facendo “pulizia etnica”. Davanti alla stupidità di chi afferma un concetto così grave non reagii. Tanto non sarebbe andato a vedere sull’enciclopedia la definizione di pulizia etnica. Tanto non ha ascoltato quello che gli ho detto dopo sui pericoli di Hamas, sulle sofferenze dei giovani di Gaza che devono sottostare anche ai diktat degli islamisti. Non parlo neanche del governo palestinese che ovviamente deve scendere a patti con Hamas. Passa il tempo, incontro lo stesso collega in Svizzera, non soffro di rancore, anzi, gli ho anche portato della marmellata di castagne. Macché… mi ha trattata come se avessi la peste. Vogliamo dire che questo tipo ha lo spirito ristretto ma non è il solo? E’ uno dei tanti rappresentanti del “pensiero unico”, uno dei tanti per i quali il “confronto intellettuale” non esiste, che vede quel che vuol vedere. Solo che nel suo “pacifismo nutrito d’odio” è ben più contagioso di me!
Fascisti, nazisti, comunisti…
Tra i flagelli che stanno sterminando il mondo facendo leva sul pensiero unico c’è la perdita dell’utilizzo dei termini. In Ucraina sono diventati tutti fascisti o nazisti da quando parte del paese ha chiesto di unirsi all’Unione europea. A sì certo, dall’altra ci sono i comunisti. Ossia chi, come, che cosa? Hai un passamontagna sei fascista? Magari potresti essere un comunista che non vuol farsi filmare. Scusate, torno un attimo in Israele. I militari che affiancarono una delle più recenti flottiglie della pace furono trattati da tutto il web da “pirati” perché avevano i passamontagna. Peccato che i militari, da militari vestiti, che fanno certi interventi, appartengano a corpi speciali e non debbano essere riconosciuti per evitare ritorsioni. Vogliamo dire che i nostri poliziotti antimafia che catturano i mafiosi appunto e passano in Tv devono togliersi i passamontagna per farsi riconoscere come “buoni”? E poi se gli ammazzano tutta la famiglia piangiamo?
Siamo caduti sulla testa. Stiamo diventando un inno all’ignoranza becera. Siamo nel 2014 e siamo ancora vittime dei cliché, degli stereotipi. Ebbene! Cliché e stereotipi mi fanno ancor più paura dei “veri cattivi”.
Ebreo = Ricco

In Italia non se n’è parlato abbastanza, è rimasto un brutto fatto di cronaca ma voglio ricordare qui il giovane Ilan Halimi. Un giovane francese di origini marocchine morto il 13 febbraio 2006 dopo ventiquattro giorni di prigionia e torture. E’ morto d’agonia, nudo, lungo un binario fuori Parigi. Era riuscito a scappare dai suoi aguzzini. Perche? Perché era “Ebreo”, perché per quella che fu definita la “Gang dei Barbari” rapire un ebreo era una buona idea. Si sa che gli ebrei sono ricchi vero? E se non pagasse la famiglia la comunità ebraica può sempre fare un’enorme colletta… Ilan era un giovane tranquillo, lavorava in un negozio di telefonia. Non era ricco, solo “Ebreo”. E’ morto a 24 anni perché ebreo. E’ morto per mano di barbari. Ho coperto la storia, ho assistito alla sentenza del processo in appello e per aver letto tutte le carte possibili su questa storia posso assicurare che resterò segnata a vita. Il capo della banda Youssouf Fofana è stato condannato all’ergastolo in prima istanza. Gli altri 24, sembra che questa cifra torni spesso, hanno preso dai 5 ai 18 anni. Queste le pene definitive che in appello furono appesantite. Alla lettura della sentenza non un rimpianto. Una ragazza che aveva fatto da esca sorrideva pure nonostante i due anni in più che le hanno dato. Un’atmosfera da brivido che è impossibile scollarsi di dosso. In Tribunale giovani ebrei, amici della famiglia ma anche gruppi associativi. Un ragazzo mi si avvicina, mi riconosce come giornalista e mi chiede: “Signora, scusi, perché è così difficile essere ebrei e restare di sinistra?”. Non ho la risposta. Finita l’udienza, la polizia ha dovuto scortarli al metrò, per sicurezza…
Il perché della Memoria!
Perché aver ricordato alcuni episodi invece di commentare quel che è successo a Bruxelles? Perché la memoria deve vivere. Se ci scordiamo questi fatti ci dimentichiamo il pericolo dei clichés. Perché questi fatti si scordano. Come si sta scordando che la seconda guerra mondiale è nata in periodo di crisi e che il periodo di crisi ha fatto da rampa di lancio agli estremismi. Gli estremismi stanno risalendo dalle fogne. Atti antisemiti, atti omofobi, atti xenofobi… parole, atti… dalla parola all’atto… finché le voci di corridoio, i sussurri non diventeranno passi sicuri e si sdoganeranno i propositi più vili che già si stanno moltiplicando…
C’è una domanda alla quale non trovo risposta. Perché non ci si accorge che stigmatizzando le appartenenze sociali e/o religiose non si fa altro che esacerbare le stesse? Perché non ci si accorge che non si deve assolutamente dire “gli ebrei”, “i musulmani”, “gli americani”, “i russi”? Perché non prendersela con i soli governanti in quello che non deve essere un pensiero unico ma un pensiero fatto di tanti pareri in piena democrazia?
Questo è il vero pericolo nel quale stiamo cascando troppo velocemente.
Luisa Pace