Nel mirino alcuni membri di Avaaz.org l’organizzazione non governativa internazionale istituita nel 2007 a New York, definita dal quotidiano britannico Guardian “la più grande e più potente rete attivista online del globo” che conta 35 milioni di iscritti.
Secondo quanto dichiarato da vertici dell’organizzazione, alcuni membri della stessa hanno ricevuto minacce di morte, intrusioni nei loro computer e nelle loro email, hanno subito minacce alla radio e in TV, e a uno di loro è stata manomessa la macchina.
Wissam, uno degli attivisti, è stato fermato all’aeroporto del Cairo mentre andava a consegnare la petizione contro la più grande esecuzione di massa della storia egiziana recente: l’hanno portato in una stanza senza finestre e interrogato per ore, tempestandolo di domande troppo ben informate sulla sua vita privata, sui motivi del viaggio e sul suo lavoro con Avaaz!
La campagna in Egitto per fermare l’esecuzione di massa di centinaia di persone ha avuto un’eco vastissima, raggiungendo i piani più alti del governo. Wissam aveva un visto d’ingresso e un appuntamento con il Gran Mufti Allam, che ha il potere morale di fermare questa condanna di massa. Secondo Wissam, i due generali che l’hanno interrogato sapevano tutto su Avaaz, sulla petizione, sulla sua vita e sui motivi del suo viaggio. È chiaro che il governo stava monitorando da vicino.
Appena Wissam è stato rimandato a casa, i media di tutto il mondo, dal Washington Post ad Al-Arabiya, hanno ripreso la vicenda mettendo ancora più pressione al governo egiziano sul tema dei diritti umani.
il timore dell’organizzazione è quello che, crescendo, le minacce non potranno che peggiorare. Le campagne, con il sostegno di milioni di cittadini, hanno sfidato apertamente i potenti di tutto il mondo, e li hanno colpiti dove erano più vulnerabili, dai regimi siriano e russo a Rupert Murdoch, alle grandi multinazionali del petrolio, al crimine organizzato. La dittatura siriana ha addirittura definito un attivista dell’organizzazione ‘l’uomo più pericoloso del mondo’.
“Non abbiamo intenzione di tirarci indietro – affermano dal team di Avaaz -, e siamo più determinati che mai a vincere la campagna in Egitto. Ma dobbiamo anche garantire la sicurezza del nostro team e di tutto il nostro movimento. Ecco perché eravamo preparati a fare pressione legale, mediatica e diplomatica in caso Wissam non fosse stato rilasciato dal Cairo, e voglio essere sicuro di poter sempre rispondere a emergenze come questa. Grazie a tutte le nostre promesse di donazione, saremo in grado di:
- Creare una rete di sicurezza su scala industriale e ingaggiare i migliori tecnici, così che nessun attacco possa ostacolare le nostre campagne.
- Aumentare la sicurezza del nostro staff più esposto e dei team che lavorano sul campo in Paesi come il Libano, la Russia e l’Uganda.
- Assumere avvocati pronti all’azione per garantire copertura legale e supporto diplomatico ogni volta che il nostro team viene minacciato.
- Organizzare un team di emergenza mediatica per reagire subito e conquistare l’attenzione internazionale su questi incidenti, impedendo che la nostra voce venga censurata.
- Realizzare ulteriori azioni necessarie a migliorare la sicurezza della nostra squadra e dei membri, come installare sistemi di sicurezza nelle case e permettere trasferimenti rapidi quando aumenta il pericolo.
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