Si è parlato de “La tutela della salute per tutti i bambini a 25 anni dalla Convenzione di New York” nella seconda sessione plenaria del XIII Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina delle migrazioni, sessione caratterizzata dalla collaborazione con il Gruppo di lavoro per la Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza – Gruppo CRC.
Vittoria Pugliese, del Gruppo CRC ha parlato della Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (Convention on the Rights of the Child – CRC), adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989. «È lo strumento internazionale – ha sottolineato la Pugliese – più ratificato: è stata infatti ratificata da 192 paesi, cioè da tutti i Paesi del mondo ad eccezione di Stati Uniti e Somalia e si caratterizza per una vera e propria rivoluzione culturale, riconoscendo il minore non soltanto come oggetto di tutela e assistenza ma anche come soggetto di diritto e quindi titolare di diritti in prima persona. In Italia, nel 2000, ha proseguito Vittoria Pugliese – si è costituito il Gruppo di Lavoro CRC, network del terzo settore, con l’obiettivo prioritario di preparare un rapporto sulla condizione dell’infanziae dell’adolescenza in Italia supplementare a quello presentato dal Governo Italiano, da sottoporre al Comitato ONU presso l’alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite ma il Gruppo si impegna anche a promuovere un dibattito sulla tutela e promozione dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza ed a favorire i cambiamenti raccomandati nei Rapporti CRC al fine di risolvere alcune criticità più rilevanti ed urgenti del nostro Paese».
Maria Edoarda Trillò ha presentato il punto di vista e le proposte dell’Associazione Culturale Pediatri (libera associazione nata nel 1974 che raccoglie 2.500 pediatri in 36 gruppi locali cui finalità è lo sviluppo della cultura pediatrica ed alla promozione della salute del bambino) guardate al caleidoscopio dell’immigrazione. In particolare la Trillò ha sottolineato come l’APC lotti per «la riduzione delle disuguaglianze in un SSN tarato sui problemi delle famiglie e dei bambini, per la prevenzione pre e peri-concezionale, percorso nascita, per supportare i primi tre anni di vita, e garantire percorsi di cura integrati ai bambini con bisogni speciali, ed infine per rinnovare la formazione dei pediatri. Per ciò che riguarda i bambini stranieri – ha sottolineato la Trillò – bisogna dire che il progetto migratorio dei loro genitori, le condizioni sociali di vita e di lavoro li rendono più fragili e quindi “meno uguali!” dei loro coetanei italiani».
Quale l’accoglienza sanitaria del minore migrante? Secondo Rosalia Maria Da Riol del Gruppo di Lavoro del Bambino Immigrato della Società Italiana di Pediatria «l’accoglienza e l’integrazione dei figli di genitori immigrati o di minori non accompagnati (MSNA), oltre a configurarsi come imprescindibile dovere di tutela dei loro diritti, assume un valore fondamentale per la configurazione sociale, politica ed economica della società italiana di domani. Attualmente l’Accordo della Conferenza Stato-Regioni, approvato il 20 dicembre 2012 e pubblicato nella G.U. il 7 febbraio 2013, prevede, tra le altre indicazioni, l’iscrizione obbligatoria al SSN con l’attribuzione del pediatra di libera scelta (PLS) o il Medico di Medicina Generale (MMG) a tutti i minori stranieri presenti sul territorio nazionale a prescindere dalla loro condizione giuridica (STP) e l’estensione di tale opportunità ai minori comunitari in possesso del codice ENI o analogo.A tutt’oggi – ha proseguito la Da Riol – solo otto regioni (Lazio, Puglia, Liguria, Campania, Calabria, Friuli Venezia Giulia, Sicilia, Abruzzo e una provincia autonoma Trento), hanno ratificato l’Accordo ma nella pratica non lo applicano per quanto riguarda l’iscrizione suddetta. Il Gruppo di Lavoro del Bambino Immigrato della Società Italiana di pediatria (GLNBI-SIP) ha evidenziato l’emersione di nuove problematiche con le nuove tipologie di minori migranti, soprattutto i minori non accompagnati, i figli di profughi o richiedenti asilo, molto spesso adolescenti e a tutt’oggi la gestione della loro accoglienza sanitaria e della loro tutela sul territorio italiano si compie in modo disorganizzato con un continui rimpallo di competenze e responsabilità tra istituzioni locali e nazionali che li espone a rischi fisico-psichici rilevanti. La speranza del GLNBI-SIP è che – ha concluso la Da Riol – al più presto, gli argomenti inerenti al diritto ed alla tutela della salute del minore migrante siano oggetto di insegnamento anche nell’ambito dei corsi universitari delle Facoltà di Medicina e della Scuole di Specialità, questo permetterebbe ai futuri pediatri di essere più preparati ad “accogliere” il bambino migrante e la sua famiglia».
Alessio Fasulo di Save The Children Italia (SCI) ha invece presentato il lavoro di accoglienza che in questi anni, SCI (dal 2009) svolge all’interno del Progetto Presidium con il quale il Ministero dell’Interno – Dipartimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione cerca di dare piena attuazione a quelli che sono i compiti istituzionali ad esso assegnati come la predisposizione di misure di accoglienza umanitaria ed assistenza nei confronti degli stranieri privi di mezzi di sostentamento ed in condizioni di soggiorno irregolare ed il potenziamento dell’accoglienza rispetto ai flussi migratori che interessano l’isola di Lampedusa, la Sicilia ed altri luoghi della frontiera marittima dell’Italia meridionale. «L’intervento di SCI – ha sottolineato Fasulo – è volto a garantire l’informazione e la consulenza legale nei confronti dei minori migranti in arrivo via mare, a sviluppare un monitoraggio delle condizioni di accoglienza dei minori migranti e a supportare lo sviluppo di un sistema operativo di identificazione e assistenza dei minori che garantisca il rispetto e la promozione dei diritti dei quali sono titolari. In questi anni le criticità osservate nel sistema di accoglienza dei Minori stranieri non accompagnati sono state: tempo eccessivamente lungo per l’accoglienza nella comunità; mancanza di centri di primissima accoglienza; tempi lunghi di nomina dei tutori nonché la nomina di sindaci pro tempore; uffici dei servizi sociali o responsabili delle comunità come tutori. A livello normativo una novità importante e positiva per la protezione dei Minori stranieri non accompagnati- ha concluso Fasulo – consiste nel fatto che a gennaio 2014 è entrato in vigore il Nuovo Regolamento Dublino III che stabilisce nuovi criteri e meccanismi di determinazione dello Stato membro competente per l’esame di una domanda di protezione internazionale presentata in uno degli stati membri da un cittadino di un paese terzo o da un apolide che tenga conto di: possibilità del ricongiungimento familiare; il benessere e lo sviluppo sociale del minore; le considerazioni di sicurezza (tratta di esseri umani); l’opinione del minore, secondo la sua età e maturità».
Ha concluso gli interventi Elvira Ricotta Adamo dell’associazione culturale e sportiva “QuestaèRoma- contro le discriminazioni”. Elvira è nata nelle Filippine ma, piccolissima, è stata adottata da una famiglia siciliana. La condizione di “cittadina italiana di fatto” le è ben nota racconta «quando accompagno mia madre in Ospedale per degli esami mi chiedono sempre se sono la badante». Ma cosa significa essere italiani per chi in questo paese c’è nato, ma di fatto non gode degli stessi diritti che sono garantiti ai suoi coetanei? Cosa significa nascere e crescere in un territorio, sentirne il legame di appartenenza, ma non vedersi riconosciuti dalla legge quegli strumenti necessari a rivendicare la condizione di cittadino oltre che di fatto, anche di diritto? Elvira non ha dubbi: «Essere italiani è una condizione sociale di fatto, non uno status giuridico. Significa, per esempio, vivere in prima persona anche tutti i problemi di questo paese. La difficoltà non è sentirsi italiani, ma essere visti così dagli altri. Integrazione non sono solo i doveri che ha lo straniero nei riguardi dell’Italia ma anche il dovere che ha l’Italia nei suoi confronti basta applicare la Costituzione affinchè questo avvenga».