Non avevo alcuna intenzione di entrare in una delle inutili e sterili polemiche che mi affliggono oggi sulla questione ucraina. A dire il vero solitamente non entro in questo sordido gioco dei tuttologi. Faccio la giornalista con passione ed etica e mi sembra di essere sempre più un pesce controcorrente. Quella corrente formata da opinionisti che si sentono edotti e che si permettono di fare analisi ad ogni piè sospinto illuminati da chissà quale somma conoscenza.
Questa volta sono troppo indignata per passare oltre. Il Fatto Quotidiano ha pubblicato un articolo del signor Giulietto Chiesa che avevo ignorato conoscendone le opinioni poco elastiche. Ne ha il diritto, sono le sue. Ma come può permettersi di scrivere “Così, infatti, sono stati comprati centinaia, anzi migliaia, di docenti, ricercatori, funzionari pubblici, studenti dei paesi est-europei, di Ucraina, di Russia. Chi poteva resistere alla tentazione di moltiplicare per cento il proprio stipendio? Di visitare un ricco paese straniero? Di tornare in patria un po’ più benestante, magari con i soldi per un’auto occidentale? Certo, per poter tornare a godere di un tale privilegio si deve poi restituire qualche cosa”. La invito a leggere quanto scritto da “ignobili professori” (petizione inglese).
Premesso che sono ben più modesta del signor Chiesa, aggiungo che è possibile che alcuni possano essersi fatti comprare. Ma come li ha contati? E come può tacciare di biechi corrotti così tante persone?
Che contatti ha per avere una visione di questo tipo e riportarla nero su bianco cercando così di convincere i lettori della sua verità?
Esistono a Kiev esimi professori, dall’inizio presenti in piazza Maidan. Forse non li conosce, io sì. E se non ho potuto recarmi a Kiev, con grande dispiacere perché l’onestà giornalistica sta anche nell’esserci, ho mantenuto costante il contatto con chi mi chiedeva di trasmettere la verità quando le linee internet e telefoniche venivano interrotte. E non con amici virtuali. Con professori dell’Università di Kiev e più in particolare con il professor Olexiy Haran che conosco personalmente da lunghi anni e che si è sempre battuto per nobili valori.
Non mi piace vedere trattare così persone che credono nei propri ideali, che cercano di fare qualcosa, di trovare una soluzione alla catastrofe. Le “illazioni” sono detestabili, le illazioni generiche ancor di più perché instillano il dubbio su una categoria, un popolo, una razza.
Non mi lancio a spiegare chi è o non è fascista in Ucraina. Vorrei che esistesse ancora un certo rispetto per chi lo merita o giochiamo al fare di tutta l’erba un fascio? E perché ritirar fuori russofobia e comunismo-fobia? Sono proprio le illazioni ed i propositi presuntuosi a fomentare cliché che appartengono alla storia. Strano che non si parli di chi è affetto da USA-fobia. I poteri forti stanno giocando a scacchi col mondo e con le loro pedine calpestano la gente.
In certi casi le parole sono armi potenti quanto una bomba. In certi casi le parole andrebbero disinnescate!
Luisa Pace
Luisa Pace, France Representative della European Journalist Network, membro del comitato dell’Association de la Presse Etrangère, giornalista free-lance molto apprezzata, scrive per diversi quotidiani e periodici svizzeri, italiani e francesi: La Regione Ticino, Focus In, La Révue Défense.