Che vi fosse un problema idrogeologico nella zona a monte dei palazzi Crea del Viale della Vittoria lo sapevamo tutti, anche perchè vi erano state tante e ripetute manifestazioni di colamenti argillosi che arrivavano a lambire il marciapiede, ma quello che è accaduto mercoledì 5, a mio
avviso, ha un carattere eccezionale: è franata una parete di calcarenite con il sovrastante muro a gravità e con il retrostante versante argilloso; questa spessa parete si è staccata, lungo una linea preferenziale di distacco, formatasi presumibilmente nel tempo, franando assieme a tutto ciò che la sovrastava sulla porzione occidentale dei palazzi Crea.
La frattura, presuntivamente, era localizzata subito a monte del muro a gravità impostato proprio sul “ciglio” della parete calcarenitica; all’interno di tale frattura le acque di precipitazione meteorica nel tempo hanno avuto la possibilità di esplicare la loro azione dissolvente, di trasporto e di imbibizione, con il risultato finale di destabilizzare la parete calcarenitica.
A questa descrizione sommaria dei luoghi e degli eventi vorrei aggiungere un dettaglio sullo stato della calcarenite di Agrigento. Trattasi di una arenaria sabbiosa con livelli duri cementati alternati a livelli teneri poco cementati; queste variazioni, in un senso o nell’altro, sono sia di tipo laterale che verticale. Ne consegue, anche alla luce di questo nuovo evento disastroso, che non è del tutto corretto assimilare il comportamento meccanico della calcarenite a quello delle rocce coerenti, cementate dure, perchè il loro comportamento è complesso e va assimilato ad una roccia incoerente molto densa, con livelli duri cementati alternati a livelli sabbiosi teneri. Una roccia con tali caratteristiche litologiche e geomeccaniche nel tempo è soggetta all’azione della gravità e degli altri agenti esogeni: acque dilavanti, acque di percolazione, acque di falda, gelo e disgelo ecc. ed è destinata a degradarsi naturalmente lungo la sua superficie; ancor più sarà la degradazione e l’azione della gravità se questa è esposta lungo un pendio molto acclive o verticale come nel caso in esame. L’azione erosiva selettiva degli agenti esogeni e delle acque in particolare si concentra sulle porzioni meno coerenti che vengono asportate con il risultato finale che la parete calcarenitica, inizialmente integra, presenta nel tempo tutta una serie di sporgenze e rientranze causate proprio da questa azione selettiva. Se si osserva la base della parete calcarenitica lungo il confine orientale dell’area interessata dal crollo si potranno constatare tali forme di erosione.
Ciò esposto tende a smitizzare quanto sinora un po’ da tutti asserito e considerato in merito alle caratteristiche meccaniche della calcarenite ed alla stabilità delle pareti calcarenitiche che come ha evidenziato il crollo di mercoledì 5 c.m., non sono da considerare stabili nel tempo.
Volendo trarre un insegnamento da quanto accaduto appare evidente che il centro urbano della città di Agrigento, interessato nel tempo da vari e differenziati dissesti, presenta ulteriori aree apparentemente stabili che nel tempo hanno modificato il loro assetto anche senza la comparsa di segni evidenti di instabilità.
Tali aree coincidono con tutte quelle zone in cui la pendenza è elevata o, a maggior ragione, se esposte su pareti verticali. Su queste aree va condotta subito, adesso “e non fra un anno” una prima ricognizione di carattere idrogeologico che sia in grado di evidenziare le criticità dei versanti ed il loro stato di equilibrio. Questo studio deve chiaramente essere propedeutico ad un successivo progetto di messa in sicurezza delle pendici in dissesto del centro abitato della città di Agrigento a salvaguardia della viabilità e dei fabbricati esistenti.