Ieri sera molti telegiornali hanno dato la notizia che il Presidente Napolitano aveva avanzato “il gradimento” per la conferma del Ministro Bonino agli Esteri per dare continuità alla politica estera italiana, informazione confermata questa mattina da più di un quotidiano.
Allo stato attuale e ripercorrendo i mesi passati dal 27 aprile giorno della nomina del Ministro è difficile individuare la “road map” tracciata da Emma Bonino per quanto attiene alla politica italiana. Piuttosto si è avuta l’impressione che in questi mesi la Rappresentante della Farnesina si sia più impegnata a riprendere alla mano antichi problemi del passato derivati dalla quarantennale militanza nelle file del Partito Radicale, piuttosto che oggettive iniziative per rivalutare la sovranità italiana ed i diritti italiani nella gestione delle controversie internazionali.
Nulla contro la caratura politica e professionale della persona, massimo rispetto anche se non condivisione per l’impegno e la caparbietà dimostrata nel corso degli anni della sua militanza politica per portare avanti battaglie dalle quali emergeva se non altro l’onestà intellettuale della persona e non è cosa da poco.
Improvvisamente, però, nominata il 28 aprile Ministro degli Affari Esteri il politico Bonino è diventata un’altra persona, un Ministro degli Esteri preoccupato del silenzio di Stato, nel passato invece fermamente avversato dal politico Emma, piuttosto impegnata come rappresentante istituzionale “a mettere la faccia” in problematiche importanti, ma forse delegabili rispetto ad altre che l’Italia stava vivendo. I tifosi della Lazio imprigionati a Varsavia, gli italiani militanti di Greanpeace fermati in Russia, il giornalista rapito in Siria ed altri episodi di negazione di diritti umani dai quali però era escluso il problema dei due Fucilieri di Marina perché delegato ad altri e per i quali domani ricorre il 24 mese di detenzione in India senza conoscere i capi di accusa.
Un’altra persona, quindi, non la Bonino che chi scrive insieme a tanti altri avevano conosciuto. Una ferma oppositrice del silenzio e dell’omertà di Stato, e che ci aspettavamo ora Ministro degli Esteri “battere i pugni sul tavolo” ed imporsi per il rispetto della sovranità nazionale, senza cedere di un millimetro ed in assoluta trasparenza.
Tutto questo invece non è avvenuto, almeno allo stato dei fatti e dalla road map della politica estera italiana tracciata dal Ministro Bonino i due Fucilieri di Marina MassimilianoLatorre e Salvatore Girone hanno rappresentato un problema a parte, pur trattandosi di rappresentanti dello Stato in quanto militari in ostaggio dell’India da 24 mesi e “catturati” nell’esercizio delle loro funzioni.
E’ indubbio che a costoro il Responsabile della Farnesina non ha dedicato molto del suo tempo almeno per quanto reso noto dal suo Ministero, delegando completamente al Commissario di Governo Staffan de Mistura ed allo stesso ex Premier Letta come recentemente affermato dallo stesso Ministro. Solo piccoli sporadici cenni che peraltro rappresentavano la negazione dello Stato di Diritto per i due militari quando dichiarava il 19 sett. 2013 al quotidiano La Repubblica “Non è dimostrata l’innocenza dei due Marò”.
Una scelta che a nostro livello non vogliamo commentare, ma che non possiamo sottacere né esimerci di criticare se la specifica vicenda rientra in quella che il Presidente della Repubblica ha definito come vanto della Bonino “continuità della politica estera italiana”.
Il nostro Ministro degli Esteri in questi dieci mesi non ha dimostrato la volontà di assumere prese di posizioni precise nei confronti del suo omologo indiano, non ha spostato il suo ufficio su un aereo di Stato per fare il giro del mondo per acquisire il consenso dei Paesi membri delle Nazioni Unite che potessero incidere positivamente a favore della soluzione della vicenda Italia / India.
Nulla di tutto ciò o almeno molto poco e con scarsa efficacia, ma allora ci chiediamo su cosa si basa la continuità della politica estera italiana, motivazione attribuita al capo dello Stato da molti ed importanti organi di stampa?
Forse la dobbiamo individuare nella storica visita a Teheran dove dopo 10 anni per la prima volta un Ministro degli Esteri occidentale è entrato nei Palazzi del potere iraniano. Una missione storica come l’ha definita Radio Radicale in occasione della quale il Ministro degli Esteri ha incontrato il suo omologo Javad Zarif ed il Presidente iraniano Hassan Rohani. Un’iniziativa inaspettata che sembra non sia stata nemmeno totalmente condivisa dai partner dell’Unione Europea che, per quanto noto, non erano a conoscenza dell’iniziativa della Farnesina
Sofri in quella occasione scriveva su Repubblica il 23 novembre 2013 a proposito della missione della Bonino “Tra le donne di Teheran che vogliono cambiare il Paese degli Ayatollah”, dimenticando di spiegarci come mai la battagliera Emma che ha sempre rifiutato coercizioni di Stato ha accettato in quella occasione di indossare il velo durante i colloquio e dimenticando chi per ribellarsi a questo forma di ostracismo politico era stata trucidata nelle strade di Teheran, Neda Soltani, mentre manifestava il proprio diritto a non indossare lo chador. Una dimenticanza del neo opinionista di Repubblica come tante altre che concorrono giustappunto a vanificare i contenuti delle sue opinioni.
Nonostante quello che affermi Sofri, infatti, nel momento che Emma Bonino, Ministro degli Esteri in missione ufficiale, ha partecipato agli incontri ufficiali “velata” ha dato un segnale pericoloso, strumentalizzabile dalla controparte come condivisione di regole che l’islam radicale impone alle sue donne, considerate “paria” del contesto sociale.
Se la Bonino avesse scelto di non indossare lo chador non avrebbe, infatti, offeso le tradizioni locali peraltro interpretate a loro uso e consumo dai Mullah, ma avrebbe evidenziato un forte segnale di distanza dalla cultura oscurantista di chi vuol politicizzare l’Islam negando ogni diritto alle donne iraniane e mussulmane in generale.
Un incontro durante il quale non è dato da sapere se il Ministro degli Esteri abbia almeno trasmesso il messaggio dei dissidenti iraniani in esilio in Italia a Lei consegnato prima della partenza attraverso un comunicato stampa del rappresentante in Italia dei rifugiati iraniani, Davood Karimi, presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia. Una vera e propria denuncia nei confronti di Teheran accompagnata dal massimo disappunto degli esuli iraniani residenti in Italia sul viaggio del Ministro a Teheran e nella quale Davood si augurava “che il signor ministro si renda conto del suo errore storico e faccia un passo indietro il prima possibile” e ribadisce “stringere le mani assassine che hanno ucciso i soldati italiani a Nassiriya e in Afghanistan non sia un onore degno di un grande popolo quale quello italiano che ci ha sostenuto nei momenti più bui della nostra storia”.
Di lì a qualche giorno un altro impegno internazionale su tematiche molto vicine alla cultura politica del Ministro Bonino da farle preferire ad altre come la sorte dei due nostri militari trattenuti in India. Scelte forse derivate dalla antica e nota “allergia” della dottoressa Bonino per le uniformi militari. Una insofferenza almeno per un particolare tipo di uniformi che la accomuna in parte al Capo dello Stato, Capo delle Forze Armate per debito costituzionale, che poco ha detto o fatto per i nostri Fucilieri di Marina forse perché più disponibile per cultura politica e storica ad altre uniformi, quelle con la Stella Rossa sul bavero che entrarono a Budapest nel 1956.
In quella occasione Napolitano disse: “in Ungheria l’Urss porta la pace“, “l’Unità” definiva «teppisti» gli operai e gli studenti insorti, Giorgio Napolitano si profondeva in elogi ai militari russi, che stavano contribuendo a rafforzare la “pace nel mondo”. Giudizi in parte smentiti di lì a qualche anno ma che non possono essere dimenticati dalla storia.
Un Ministro degli Esteri che il 12 novembre ha disertato la riunione Europa – Asia svolta a Delhi con la partecipazione di 37 Ministri degli Esteri di altri Paesi, delegando a rappresentare l’Italia un Funzionario della Farnesina ma che poi si reca in Ghana e Senegal per fare il punto “sui dossier regionali e sulle tematiche onusiane”.
Un comunicato della Farnesina in quei giorni informava con precisione “Saranno questi i binari principali lungo i quali si svilupperà la missione della Ministro degli Affari Esteri Emma Bonino in Ghana e Senegal, dal 5 all’8 gennaio. Una missione che, all’indomani dell’Iniziativa Italia – Africa presentata lo scorso 30 dicembre, ha luogo in due tra i Paesi più stabili del continente africano”.
Impegni importanti dai quali non poteva mancare un incontro Bonino-Tetteh nel segno di “Women in Diplomacy” e successivamente un incontro a Dakar con il Ministro degli Affari Esteri Mankeur Ndiaye e altri suoi colleghi dell’esecutivo senegalese.
Atti importanti di politica estera in cui la Ministro ha dimostrato la sua disponibilità ad impegnarsi in prima persona, delegando, invece, come nel caso dei Marò, la gestione della vicenda al Commissario di Governo Staffan De Mistura e rimandando all’ex Premier Letta ogni decisione come dichiarato all’ANSA alcuni giorni orsono.
Infine, un’altra significativa tappa del ministero della Bonino, che ci indica la strada tracciata per la politica estera italiana. La partecipazione a marzo in Uruguay annunciata dalla stessa Ministro che dice “Marijuana libera in Uruguay, Benissimo, ci vado a marzo””.
Parole che in questa circostanza forse un ministro Degli esteri si dovrebbe risparmiare in quanto nel momento che Lei esprime condivisione con le decisioni dell’Uruguay informa il mondo che questo è il convincimento italiano in materia, mentre non sembra che prima di pronunciarsi abbia interessato il Parlamento. Il Ministro degli Esteri ha precise responsabilità, é deputato a fare politica estera nazionale e non ha portare avanti posizioni personali. Ce lo conferma in una nota anche il Senatore Carlo Giovanardi “E’ molto grave che un ministro degli Esteri faccia dichiarazioni simili – spiega a Il Tempo – perché non rispettano né il Parlamento italiano né le convenzioni internazionali che l’Italia ha firmato. La sua è e resta un’opinione personale, di certo non rappresenta la linea del governo”.
Se questa é dunque la continuità della politica Estera italiana tracciata da Emma Bonino che organi di informazione attribuiscono al Presidente Napolitano ed i contenuti solo tali da rendere opportuna una sua conferma al vertice degli Esteri, probabilmente o a noi é sfuggito qualcosa o il Capo dello Stato é condizionato da “affinità elettive” di vecchia data.
Oppure esistono motivazioni connesse alla pregressa gestione della vicenda, magari indotte dalla preoccupazione che qualche direttiva riferita all’indegna giornata del 22 marzo 2013 fino ad ora “protetta” e tramandata dal Governo Monti a quello di Letta, con persona diversa agli Esteri potrebbe diventare un boomerang per qualcuno.
Saremmo invece d’accordo con le valutazioni di Napolitano se la dottoressa Bonino continuasse nell’urlare il suo sdegno nei confronti dell’India come sta avvenendo in questi giorni quando dichiara “Talune anticipazioni che provengono oggi da New Delhi sull’iter giudiziario del caso dei nostri fucilieri di Marina mi lasciano interdetta e indignata”. “Sconcertante e inammissibile riferimento a legge antipirateria”.
Una Bonino che improvvisamente in questi giorni ritorna ad essere democratica riaprendo spazi di discussione sulla sua pagina di FB dedicati ai due Marò, mentre fino ad ora ha esercitato una strenua ed incisiva azione di censura nei confronti di chi esprimesse posizioni diverse dalle sue .
Bonino agli Esteri, dunque, ma perché?
Fernando Termentini