Si narra che Riina dicesse di Provenzano: “Spara come un dio ma ha un cervello di gallina”. Un difetto che sembra riguardare un po’ tutti i mafiosi. Se la mafia americana è riuscita a sdoganarsi realizzando persino città come Las Vegas dove trasformarsi in ricchi e rispettabili imprenditori; se i mafiosi canadesi e quelli di New York vivono nel lusso e fanno vita sociale prima di finire in galera o essere uccisi; se per il matrimonio di Maria Cuntrera con Nino Mongiovì in Venezuela si tenne una festa durata 24h alla quale parteciparono i migliori cantanti italiani e italoamericani insieme alle più alte autorità dello Stato, compreso il Presidente Luis Herrera Campins; se i mafiosi siciliani, dopo anni di latitanza vissuti come topi si fanno arrestare all’interno di un ovile in mezzo le pecore, una ragione ci sarà…
Del resto è sufficiente dare uno sguardo a questi capi dei capi per rendersi conto che si tratta di soggetti che al massimo potrebbero compilare la lista della spesa e non gestire quella che per fatturato viene definita la “prima azienda italiana”.
Riina diceva di Provenzano che questi aveva un cervello da gallina. Ma cosa dire del capo dei capi, detto “la bestia” per la sua ferocia, prendendo per buono quello che ha dichiarato il pentito Francesco Onorato deponendo al processo sulla trattativa Stato-mafia, così come riportato dal sito BlogSicilia?
“I politici a Riina – dichiara Onorato – prima gli hanno fatto fare le cose, poi l’hanno mollato. Prima ci hanno fatto ammazzare Dalla Chiesa i signori Craxi e Andreotti che si sentivano il fiato addosso. Poi nel momento in cui l’opinione pubblica è scesa in piazza i politici si sono andati a nascondere. Per questo Riina ha ragione ad accusare lo Stato. Martelli l’abbiamo fatto diventare ministro. Abbiamo investito anche 200 milioni per finanziarlo e portarlo a diventare ministro della Giustizia perché si diceva che avrebbe fatto uscire i mafiosi dal carcere. Riina per questo comportamento era arrabbiato e avrebbe ucciso tutti i politici”.
Onorato sciorina i nomi dei politici che Riina voleva morti. Nomi come quelli di Vizzini, Mannino, i cugini Salvo, Salvo Lima. Tutti soggetti che secondo il pentito erano prima nelle grazie di Cosa Nostra, caduti poi in disgrazia.
“Riina ha ragione a dire che lo Stato manovrava Cosa nostra. Lui sta pagando il conto, lo Stato no. Tra Cosa nostra e i politici c’è stata sempre connivenza” – conclude il pentito.
Una conclusione che non può sorprenderci se lo stesso procuratore aggiunto di Palermo, Vittorio Teresi nel corso di una conferenza stampa ha rivolto un appello ai capi di Cosa Nostra chiedendo di denunciare i politici corrotti: “Voglio fare un appello diverso, questa volta non mi rivolgo ai rappresentanti delle istituzioni per chiedere loro di recidere i legami con la mafia, ma mi voglio rivolgere ai vertici di Cosa nostra, ai vari Riina e Provenzano, ma anche al latitante Messina Denaro: recidete i legami con i vostri politici di riferimento. Voi siete sommersi da ergastoli e loro la fanno sempre franca e si arricchiscono e sono tutti a piede libero – continuando a rincarare la dose e chiedendosi “Come fanno – i mafiosi ndr – ad avere ancora rapporti con elementi dello Stato quando a pagare sono soltanto loro? Mentre i boss sono in carcere, i politici di riferimento restano liberi. Perché non spezzano queste catene?”
Sfruttati da uomini che in fatto di scrupoli ne hanno meno di loro, additati da quegli stessi uomini come soggetti schifosi, ridotti a vivere e morire come topi, i capi dei capi, con i loro silenzi, hanno consegnato persino il loro potere nelle mani di chi dimostra di avere l’acume dell’aquila e non il cervello della gallina.
Poveri stupidi mafiosi…
Gian J. Morici