Spaccatura nel Pdl. È scontro aperto tra falchi e colombe dopo la decisione di Berlusconi di andare avanti con Forza Italia e di convocare l’ufficio di presidenza del partito.
Dopo una riunione di circa due ore a Palazzo Grazioli Angelino Alfano insieme agli altri quattro ministri ha tentato di temporeggiare sulle decisioni da prendere per il futuro del partito magari rimettendo le scelte al Consiglio nazionale.
Sull’altro fronte, la spinta dei falchi al ritorno a Forza Italia e l’azzeramento delle cariche.
Uno strappo che porta nuovamente a parlare di una possibile scissione all’interno del Pdl. Mentre i “governativi” pressano affinchè non venga messa in discussione l’unità del Pdl, i “lealisti” hanno tutto l’interesse a spingere in direzione della nascita di Forza Italia, visto che lo statuto della vecchia Forza Italia prevede debba essere l’Ufficio di Presidenza del Pdl, all’interno del quale i falchi avrebbero la maggioranza, a deliberarne la nascita ufficiale
Dell’Ufficio di presidenza del Pdl formato da 24 membri, compreso il presidente nazionale, Silvio Berlusconi, fanno parte Angelino Alfano, Renato Schifani, Maurizio Sacconi, Carlo Giovanardi e Roberto Formigoni. Un numero di “governativi” troppo esiguo rispetto a quello dei “lealisti”. Anche nella migliore delle ipotesi, ovvero che sei indecisi decidessero di passare dalla parte di Alfano, lo zoccolo duro dei lealisti potrebbe sempre contare su 13 voti certi che manterrebbero gli “alfaniani” in minoranza all’interno dell’organismo direttivo.
Unica possibilità per i governativi resta quella di evitare un voto che li vedrebbe sconfitti.
Sempre più probabile dunque una scissione all’interno del Pdl anche in considerazione del fatto che lo stesso Alfano non ha e non può avere interesse ad entrare in una nuova Forza Italia governata dall’ala più estremista e nella quale comunque il suo ruolo sarebbe quello del vicesegretario o vicepresidente di partito.
Alfano non può oggi rinunciare all’unica possibilità che gli si prospetta di raggiungere prestigiosi obiettivi abbandonando il ruolo di maggiordomo del Cavaliere rivestito in tutti questi anni.